Da Seattle a Palermo, sbarcano le Food Forest per rinvigorire le aree boschive e salvaguardare l’ecosistema.

Gli incendi stanno colpendo la superficie terrestre in modo esponenziale. Solo in Amazzonia, specie sul versante brasiliano, tra Agosto 2019 e Luglio 2020, sono aumentati del 33% rispetto lo stesso periodo dell’anno precedente e, guardando agli ultimi 10 anni, è letteralmente andata in fiamme una superficie pari a quella dell’Italia intera.
Dall’ultimo rapporto pubblicato da Greenpeace e Sisef (Società italiana di selvicoltura ed ecologia forestale), dal titolo “Un paese che brucia. Cambiamenti climatici e incendi boschivi in Italia”, emergono dati poco rassicuranti anche nel nostro Paese. Dal 2000 al 2017 sono bruciati 8,5 milioni di ettari di territorio, un’area grande quanto tre volte e mezzo la Sardegna.
Il WWF spiega che le cause sono da ricercare in due fattori primari.
Il primo riguarda i cambiamenti climatici: un clima troppo secco non fa che favorire la velocità di propagazione delle fiamme. Come conferma Giorgio Vacchiano, ricercatore che si occupa di gestione e pianificazione forestale all’Università Statale di Milano, che sottolinea come i danni siano direttamente proporzionali alla capacità del fuoco di diramarsi rapidamente.
Il secondo fenomeno scatenante è da attribuire alla deforestazione, causata per il 68% dall’espansione dell’agricoltura intensiva che converte le piantagioni di alberi in pascoli (per lo più illegalmente).

Ma cosa comporta il deterioramento di tutte queste aree verdi?

È la biodiversità a pagare il prezzo più alto. Avere più alberi non significa solo avere più aree verdi e quindi, di rimando, aria più pulita. Significa preservare la biodiversità e la qualità dei servizi che l’ecosistema diversificato garantisce: mantenimento del suolo, purificazione dell’acqua e fornitura di cibo. Stefano Mancuso, botanico e accademico italiano, spiega che: “la quasi totalità degli esseri viventi sulla terra è costituita da piante. E per quasi totalità si intende il 99,7%. Questo significa che se gli organismi vegetali scomparissero, con loro scomparirebbe la vita”. Per questo è necessario che ci sia un impegno sostenuto nel cercare di salvaguardare la biodiversità.

Il fenomeno delle Food Forest si sviluppa proprio in questa direzione; cercando di rinvigorire la biodiversità rendendo le foreste utili e protagoniste. Il concetto alla base delle foreste commestibili è quello di creare un’area che sia una risorsa per la comunità, oltre che fonte di conoscenza della cultura ambientale e alimentare. Infatti con il termine “foresta commestibile” si intende un ambiente costituito da alberi da frutto, ortaggi, arbusti di bacche, e tutto ciò che consente una produzione di cibo con il minimo consumo energetico e ovviamente senza l’utilizzo di pesticidi, insetticidi e fertilizzanti.
Pioniera è la Beacon Food Forest, la più grande foresta urbana al mondo. Si trova a Seattle, si estende per più di 20.000 metri quadri e, ad oggi, è in grado di soddisfare il 5% del fabbisogno alimentare del paese. Un risultato che ha dato il via a tante altre iniziative in questa direzione, anche dall’altra parte dell’oceano.

Le Food Forest in Italia. Milano e Palermo sono già all’opera.

Alcuni progetti di foreste commestibili sono già presenti in Italia. Ne sono un esempio quello dell’Associazione CasciNet a Milano, in Via Cavriana, e la Picasso Food Forest a Parma che con i suoi progetti ha già riscosso interesse a livello internazionale.
Ma quella che sta per essere costruita nell’area Parco Nord di Milano doterà la città di 10.000 metri quadri di foresta dedicata a specie autoctone. È prevista la piantumazione di 2000 piante tra alberi e arbusti da frutto, legno e medicinali. Marzio Marzorati, Presidente di Parco Nord Milano, spiega che “lo scopo della foresta è soprattutto educativo e finalizzato a creare un alleato contro la crisi climatica, oltre che un luogo di approvvigionamento di cibo”. Il progetto coinvolge anche i cittadini permettendo, tramite il sito Wownature  di contribuire alla creazione della Food Forest, scegliendo un albero da piantare in cambio di una piccola donazione.
Sulla scia di Milano anche a Partinico, in Sicilia, a 30 chilometri da Palermo sta prendendo forma un nuovo progetto di Food Forest. È il frutto di una collaborazione tra l’Associazione NOe (Noe emarginati) che si impegna nell’inclusione sociale di persone portatrici di handicap, e la Cooperativa Agricola Valdibella.
L’area interessata è un ex terreno confiscato alla mafia sul quale verranno piantati 1500 alberi tra cui olivi, frassini, avocadi, agrumi, noci e siepi per proteggere le piante dal vento e dagli incendi. Si tratta tra l’altro di un’iniziativa dal forte impatto sociale oltre che ambientale. In tutte le fasi della filiera produttiva, che mira a coinvolgere solo produttori e consumatori, saranno impiegate solo persone svantaggiate, nello specifico minori in affidamento giudiziario. Una scelta che fa confluire il rispetto e la riqualificazione dei territori, con l’aspetto educativo, scolastico e lavorativo.
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Chiara Bigarella

Chiara Bigarella

Chiara Bigarella collabora con BuoneNotizie.it grazie allo stage annesso al percorso di formazione dell’Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo per diventare giornalista pubblicista

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