Attualità

Palestina–Israele: nuovi spiragli di pace

di 20 Novembre 2007Marzo 5th, 2017No Comments

La notizia può suonare a prima vista come l’ennesimo tentativo disperato di portare stabilità in una delle regioni più calde del mondo: Israele e ANP (Autorità Nazionale Palestinese) si siedono nuovamente intorno ad un tavolo per discutere le modalità di un accordo di pace che possa essere duraturo. La conferenza di fine novembre ad Annapolis, a pochi chilometri da Washington, fortemente voluta dall’amministrazione statunitense, potrebbe però nascondere delle sorprese. Sorprese in positivo, si intende. Analizzando la questione israelo-palestinese negli ultimi anni, non troviamo un’atmosfera tanto speranzosa come quella che si respira in questi giorni da almeno 14 anni.

L’ultimo tentativo davvero costruttivo in questo senso fu fatto nel 1993, quando a Oslo Arafat e l’allora Primo Ministro israeliano Rabin si stringevano la mano sotto lo sguardo compiaciuto dell’allora presidente statunitense Bill Clinton. Si era ad un passo dall’accordo definitivo che avrebbe dovuto fungere da prologo alla creazione di uno Stato palestinese. L’anno successivo, proprio per gli sforzi compiuti per la riconciliazione dei due popoli, i due leader vinsero il Nobel per la Pace. Quei sogni presto svanirono con un colpo di pistola che andò a spezzare la vita di Rabin (per mano di un oltranzista ebreo ultra-ortodosso), facendo sprofondare la regione in un nuovo incubo.

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Di lì a poco scoppiò la seconda intifada, in parte non del tutto finita, da parte dei palestinesi; l’11 settembre inquadrò la questione israelo-palestinese nella più ampia cornice dello “scontro di civiltà”, inasprendo le tensioni già esistenti; infine la morte dell’unico capo in grado di tenere unito il popolo palestinese e di dare speranze per il futuro, Yasser Arafat, lasciò i palestinesi orfani di un leader carismatico.

Tutto ciò era il preludio alla lotta intestina tra le due principali fazioni della Palestina, Hamas e Fatah. Il risultato è una frammentazione senza precedenti, nel modo netto con cui si è definita. Attualmente infatti la Striscia di Gaza e la Cisgiordania, i due territori sotto parziale controllo palestinese, sono chiaramente divisi: Hamas governa e detiene il controllo territoriale della Striscia, grazie ad un colpo militare, e Fatah rappresenta il governo dell’ANP, con effettivo controllo solo della Cisgiordania.

L’iniziativa di Bush non va dunque sottovalutata, anche se non ci si deve abbandonare ad affrettati entusiasmi. Le questioni da risolvere sono tante e delicate: dai confini del nascituro Stato palestinese al ritorno dei profughi; dallo status di Gerusalemme, città santa per Israele e Palestina, ora sotto parziale occupazione israeliana, fino all’annosa questione del riconoscimento dello Stato Ebraico di Israele da parte dei palestinesi. Senza sciogliere questi dubbi fondamentali, gli accordi non potrebbero neanche prendere piede. La novità, e ciò che dà adito alle speranze rinate, è che adesso gli attori coinvolti paiono disposti finalmente a fare delle concessioni. Queste si tradurrebbero in terra da parte degli israeliani e garanzie di sicurezza da parte palestinese.

Resta da risolvere la questione di Hamas, che non è stata invitata a prendere parte ai colloqui, perché ancora sostiene la lotta armata contro Israele. Va ricordato però che Hamas è uscita vincitrice dalle urne nelle ultime elezioni del 2006; elezioni che, seppur democraticamente svolte, sono state de facto delegittimate dalla comunità internazionale, punendo così i palestinesi per aver votato la “parte sbagliata”. Anche da qui nasce parte della disillusione e della sfiducia della popolazione palestinese nei confronti del resto del mondo, quello che conta, per intenderci.

Da qui nasce dunque anche lo scetticismo di molti, in merito al buon esito della conferenza di pace, che potrebbe andare in porto solo a condizioni che vadano bene anche all’Occidente, protettore degli interessi israeliani ma, in primis, dei propri. Questa è l’opinione diffusa tra molti palestinesi. Facciamo in modo che resti tale. Un’opinione. Discutibile. Anzi di più: smentita dai fatti.

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Stefano Torelli

Stefano Torelli

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