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Afghanistan: l'Italia esempio di cooperazione internazionale

E’ uscito in questi giorni il rapporto ACBAR (Agency Coordinating Body for Afghan Relief), coordinamento che raggruppa 94 tra Ong afgane e straniere presenti ed operanti attivamente nel Paese, che dopo un lungo lavoro di raccolta dati ed inchieste ha smascherato i meccanismi e gli ostacoli che non permettevano una corretta erogazione dei finanziamenti destinati alla ricostruzione del Paese. Il rapporto ha scoperto che, a fronte di una generosa intenzione di donazione di 25 miliardi di euro da parte dei governi di mezzo mondo e di molte istituzioni internazionali, i soldi effettivamente arrivati in territorio afgano non toccano i 9 miliardi.

L’Italia è tra i pochi Paesi che invece hanno mantenuto le promesse: ha stanziato infatti tutti i 424,41 milioni di euro in sette anni, proponendosi come esempio di correttezza e solidarietà. Anche la Gran Bretagna ha quasi completato il proprio percorso di distribuzione pecuniaria per il Paese afgano.

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La motivazione principale dei problemi legati all’inefficacia degli aiuti risiede nell’alto livello di corruzione dell’apparato governativo del Paese e della sua scarsa autorevolezza. Purtroppo anche quello che arriva non viene speso al meglio: le risorse finanziarie sono a volte gestite più in base a logiche militari che alle effettive esigenze della popolazione e del territorio. Una soluzione potrebbe essere quella di far entrare le Ong nella gestione degli aiuti, visto che molte sono ben radicate nel tessuto sociale, conosciute e stimate.

Il rapporto dell’ACBAR, quindi, permetterà ora di invertire la rotta affinché gli aiuti arrivino nella loro totalità e distribuiti più efficacemente, dando realmente all’Afghanistan tutte le possibilità di ripresa e concrete speranze alla gente di questo Paese.

(Nella foto: un’immagine dell’emergenza afgana in uno scatto di Peter Casier)

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