Risultare destinatario di un provvedimento giudiziario è senza dubbio un esperienza spiacevole. Se tale evento si verificasse all’estero, magari a causa di equivoci, la situazione potrebbe diventare drammatica.
La Commissione Europea ha formulato una proposta di direttiva che prevede oltre alla traduzione dei procedimenti penali, l’informazione scritta dei diritti della persona all’atto dell’arresto.

L’iniziativa si inserisce all’interno di un quadro complessivamente eterogeneo: dodici paesi prevedono già una “comunicazione dei diritti”, alcuni le forniscono solo sotto richiesta dell’interessato, altri paesi invece, forniscono informazioni orali o scritte accessibili solo ai professionisti del settore. I trattati prevedono norme comuni di garanzia, il rispetto di queste norme invece varia a seconda del paese.

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L’obiettivo della direttiva è quello di uniformare norme comuni a tutti i paesi della UE, prescrivere informazioni di garanzia in un linguaggio comprensibile e tradotto nelle lingue che ogni stato può decidere a sua discrezione.

Dopo la proposta dei servizi di traduzione, questa è la seconda iniziativa legislativa sui diritti individuali inoltrata dalla Commissione Europea, in linea con i nuovi poteri conferiti dal Trattato di Lisbona.

Il commissario per la giustizia, Viviane Reding, in un comunicato stampa sostiene che grazie alle norme proposte i diritti degli indagati “saranno resi noti a tutti e ovunque nell’Unione Europea“.

Ogni anno in Europa si svolgono 8 milioni di procedimenti penali, gli italiani detenuti nelle carceri europee sono circa duemila, di questi la metà in attesa di giudizio.

A fronte di questi dati e in riferimento alle prossime iniziative previste sull’avanzamento dei diritti individuali in regime di restrizione della libertà, le Istituzioni europee sembrano intraprendere un percorso di uniformità sul versante delicato della giustizia.

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Pasquale La Torre

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