L’Assemblea generale dell’ONU ha approvato lo scorso 28 luglio, a larga maggioranza, una risoluzione che riconosce l’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari tra i diritti umani fondamentali. La storica risoluzione, su mozione presentata dalla Bolivia e da una trentina di altri paesi, sancisce che “l’acqua potabile e i servizi igienico sanitari sono un diritto umano essenziale per il pieno godimento del diritto alla vita e di tutti gli altri diritti umani”. L’accesso all’acqua potabile è entrato, quindi, ufficialmente a far parte della Dichiarazione dei Diritti Umani.

Alla votazione erano presenti 163 paesi dei 192 che costituiscono l’Assemblea Generale, 122 dei quali hanno votato a favore, nessuno contro e 41 si sono astenuti. Tra gli astenuti ci sono Canada, Regno Unito, Australia e Stati Uniti, che hanno motivato la loro decisione con il fatto che la risoluzione ONU potrebbe minare l’iter che è attualmente in corso a Ginevra – presso il Consiglio dei Diritti Umani – per costruire un consenso globale sui diritti all’acqua.

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Il testo della risoluzione dell’ONU ribadisce come sul pianeta una persona su otto non abbia ancora accesso all’acqua potabile e come questa mancanza di accesso provochi la morte di tre milioni di persone ogni anno. Prosegue ricordando che 884 milioni di persone nel mondo non hanno accesso all’acqua potabile e che più di 2,6 miliardi di persone, per lo più neonati e bambini, non dispongono di infrastrutture igienico-sanitarie di base. I dati diffusi dall’ONU riferiscono che, ogni anno, oltre 1,5 milioni i bambini, di età inferiore ai 5 anni, muoiono per mancanza di acqua e che oltre 443 milioni di giorni di scuola vengono persi a causa di malattie legate alla qualità dell’acqua e alla mancanza di strutture igieniche.

Pertanto, l’Assemblea Generale – in seno alla risoluzione – invita tutti gli Stati membri e tutte le organizzazioni internazionali a fornire risorse finanziarie, tecnologie e competenze ai Paesi in via di sviluppo, affinché acqua potabile e servizi igienici di base siano garantiti a tutti. L’Assemblea, inoltre, ha anche confermato l’impegno degli stati membri a dimezzare, entro il 2015, il numero di persone sulla terra che non ha accesso all’acqua potabile.

Questa risoluzione costituisce un passo decisivo per affrontare in modo concreto il problema della scarsità delle risorse idriche e per svincolare l’acqua dalle logiche del mercato. Il diritto all’acqua era già stato inserito dall’Onu in alcune Convenzioni sui diritti delle donne, dei bambini e dei disabili, ma non era ancora stato dichiarato ufficialmente “diritto umano universale”.

La risoluzione, pur non avendo valore vincolante dal punto di vista giuridico, è stata accolta con grande soddisfazione da tutti i movimenti internazionali per la difesa del diritto all’acqua. Infatti, se si considera che in molti casi i testi delle risoluzioni dell’Onu hanno preceduto e indirizzato l’effettiva applicazione e la possibilità concreta di godere dei diritti universali, rappresenta più di una speranza. E vedremo se già dai prossimi appuntamenti (a partire da quello di settembre 2010 a New York sugli Obiettivi del Millennio fino al Forum Mondiale dell’acqua che si terrà a Marsiglia nel marzo 2012) questa risoluzione così importante troverà ulteriore rafforzamento a livello internazionale.

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Laura Pavesi

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No Comments

  • Alberto ha detto:

    La Terra è sufficiente per i bisogni di tutti, non per l’avidità di qualcuno.
    Gandhy

  • La fra ha detto:

    bello bello bello!

  • Germana ha detto:

    Non conoscevo questa frase di Gandhi. Te la rubo.
    Il lavoro più duro ora sarà attuare questo diritto… però il fatto che sia stato riconosciuto è già un’arma in più nelle mani di chi sta lottando per sopravvivere.