A Bruxelles dal 10 al 13 ottobre, è in corso la “Settimana Europea delle Regioni e delle Città”. Sono quattro giorni densi di appuntamenti, il cui obiettivo è indicato nel programma: “Investire nel futuro dell’Europa. Le Regioni si impegnano per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva.” L’appuntamento europeo, che costituirà un punto di incontro e confronto per i rappresentanti di regioni e città del Vecchio Continente, nasce con lo scopo di creare e coordinare politiche economiche, energetiche, sociali e culturali che siano in grado di aprire uno sbocco positivo alla difficile congiuntura attuale. La risposta viene cercata nell’apporto fornito da Regioni e Province.

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Considerati i presupposti di base, l’Italia svolgerà un ruolo di rilievo nella kermesse europea. Lo sviluppo storico del nostro paese (la “terra delle cento città” di antica memoria) è sempre passato attraverso il policentrismo e l’esaltazione delle diversità locali e regionali. Il campanilismo e il difficile impianto dell’unità statale costituiscono senza dubbio il lato negativo del fenomeno. L’estrema ricchezza  e la vitalità dei diversi centri rappresentano, invece ,il rovescio positivo della medaglia, che contrasta con il ben più livellato sviluppo di stati storicamente “forti” come Francia e Inghilterra. È facile quindi capire perché negli Open Days europei, l’Italia si configuri come un interlocutore d’eccellenza. Certamente non il solo: largo spazio è lasciato anche alla Germania: paese con uno sviluppo storico simile a quello italiano, dominato da quella variante teutonica del campanilismo conosciuta comunemente come “Lokalpatriotismus”.

La Regione Marche, ad esempio, interverrà sull’interessante e attualissimo tema della Macroregione Adriatico-Ionica, proponendo un modello di cooperazione transfrontaliera che miri a fornire risposte adeguate nell’ambito dei cambiamenti climatici, della globalizzazione e dell’integrazione socio-economica. Di rilievo, anche l’intervento della Regione Friuli, nel corso del quale, l’Assessore Regionale all’Istruzione Università e Formazione Roberto Molinaro, ha parlato del ruolo fondamentale svolto dall’istruzione nell’ambito della cooperazione, sottolineando l’importanza svolta storicamente dal Friuli in questo senso in quanto crogiolo mitteleuropeo capace di sintetizzare influenze diverse (non a caso l’intervento è stato supportato dalla mostra “Aquileia, crocevia dell’impero romano. La Roma che guardava a Est”). Il tema della centralità della cultura come veicolo di sviluppo è alla base anche dell’intervento della Regione Puglia, rappresentata dall’“Apulia Film Commision”.

Globalmente, dagli interventi effettuati dalle regioni italiane agli “Open Days 2011” si possono desumere alcuni aspetti, scontati e non. L’importanza centrale della cultura come elemento di sviluppo è certamente cosa assodata e universalmente riconosciuta in una terra caratterizzata da un passato artistico-culturale come quello del nostro paese. Meno scontato è un altro elemento. I principali interventi sono stati svolti da regioni “di confine” (marittimo e terrestre): regioni che sono state storicamente a contatto con il “diverso”.

Il ruolo di spicco svolto da queste regioni all’appuntamento di Bruxelles, mostra come una problematica attuale come quella immigratoria (oggi così centrale per il nostro paese), costituisca di fatto solo una delle tante conseguenze dell’approccio con cui l’Italia ha vissuto il confronto e lo scontro con “l’altro”. E rivela come questa identità “di confine” non sia scevra da risvolti positivi: da una parte, la metabolizzazione di un’identità culturale più ricca e, dall’altra, la maturazione di strategie concrete volte a fronteggiare la problematica trasformandola in potenziale punto di forza.

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Martina Fragale

Martina Fragale

Giornalista pubblicista dal 2013 grazie alla collaborazione con BuoneNotizie.it, di cui oggi sono direttrice. Mi occupo di temi legati all’Artico e ai cambiamenti climatici; come docente tengo corsi per l’Ordine dei Giornalisti e collaboro con l’Università Statale di Milano.

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