Maria adesso ha 24 anni. All’età di 13 anni è stata venduta dalla sorella. La sua famiglia viveva in estrema povertà nell’Est Europa. Maria arriva in Italia dopo un pericoloso viaggio in un barcone, ma riesce a fuggire. Una volta giunta a casa, viene – però – di nuovo rivenduta dal padre. Di nuovo l’arrivo in Italia, dove la ragazza rimane prigioniera per sette mesi, prima di giungere in Inghilterra. Qui la prostituzione. Dopo anni di violenze, percosse, soprusi, minacce, Maria trova la forza di fuggire.  Ora è libera. Per lei, e per tutte le altre vittime della tratta di esseri umani, si sta mobilitando l’Unione Europea.

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Sono pratiche e concrete le misure messe in campo dall’UE che ha recentemente adottato una precisa strategia a riguardo. Ponendo al centro dell’attenzione le vittime delle schiavitù contemporanee.

Un intervento più che mai attuale, visti anche i recenti fatti di cronaca che hanno interessato l’Italia: dai nuovi sbarchi a Pantelleria alla morte dei profughi afghani, stipati in un camion ungherese, a bordo della motonave Superfast, proveniente dalla Grecia.

La nuova Strategia Europea contro la tratta di esseri umani comprende la prevenzione, la protezione e il sostegno delle vittime, ma anche, e soprattutto, l’azione penale contro i trafficanti di vite umane. Un fattore, quest’ultimo, che deve correre parallelo alla tutela delle vittime, dato che il numero di condanne in casi di tratta è diminuito del 16% nel 2010 rispetto al dato 2008.

L’azione dell’UE prevede un programma articolato in diversi punti, tra i quali:

  • sostenere l’istituzione di unità nazionali specificamente dedicate al contrasto della tratta di esseri umani;
  • creare squadre investigative comuni per tutti i casi di tratta transfrontaliera;
  • fornire alle vittime informazioni chiare sui diritti di cui godono in virtù della legislazione dell’UE e della normativa nazionale, in particolare il diritto all’assistenza e alle prestazioni sanitarie, il diritto di ottenere un permesso di soggiorno e i diritti nel campo del lavoro;
  • creare un meccanismo dell’UE per individuare, indirizzare, proteggere e assistere meglio le vittime della tratta;
  • istituire una Coalizione Europea delle imprese contro la tratta di esseri umani per migliorare la cooperazione tra imprese e portatori d’interesse;
  • sostenere progetti di ricerca che studino Internet e le reti sociali, in quanto strumenti di reclutamento sempre più attivi a disposizione dei trafficanti.

Ma quante sono le vittime della tratta di esseri umani? Le cifre dell’International Labour Organisation segnalano quasi 21 milioni di persone al mondo: tra questi, oltre 5 milioni sarebbero bambini. E, secondo i dati raccolti nell’Unione europea, sarebbe in aumento la schiavitù della tratta interna all’UE, cioè i cittadini dell’UE che diventano vittime nell’Europa stessa.

Molteplici i motivi che spingono gli aguzzi a ridurre in schiavitù altri esseri umani: in primo luogo, lo sfruttamento sessuale (il 76% nel 2010); a seguire, lo sfruttamento lavorativo, spesso nel settore del agricoltura, dell’edilizia o dell’industria tessile (il 14%). Altri campi sono quelli dell’accattonaggio (il 3%) e della servitù domestica (l’1%).

Le cause sarebbero legate alla povertà, alla mancanza di istruzione, di lavoro, di istituzioni democratiche nel proprio paese di origine: tutte situazioni in cui prolificano la violenza sulle donne e sui più piccoli, le prime vittime delle schiavitù.

Le vittime  vengono private dei documenti, dei contanti e di conseguenza della propria libertà. Spesso minacciati dai loro aguzzini, vedono la via di fuga come qualcosa di irreale e molto lontano.

Una situazione difficile, ma impossibile da ignorare e che ora l’UE si ripromette di fronteggiare, istituendo buone pratiche delle singole nazioni europee. La Strategia Europea sarà ora discussa al Parlamento europeo. La prima relazione, che sarà pubblicata nel 2014, farà il punto sulla situazione delle iniziative dell’UE.

PER APPROFONDIRE

Il sito UE contro la tratta degli esseri umani

 

 

 

 

 

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