Cuochi, muratori, autisti, geometri: in tutto sono circa 40 i reclusi che verranno impiegati in attività di volontariato nelle aree colpite dal sisma. E’ prevista entro la fine di luglio, infatti, la firma del protocollo d’intesa tra la Regione Emilia-Romagna, i Comuni del territorio colpito dal terremoto del maggio scorso e l’Amministrazione penitenziaria, mentre spetterà alla Magistratura di sorveglianza dare il via libera all’inizio dell’attività dei detenuti. 

A stabilirlo (rende noto l’agenzia di stampa Dire) gli Assessori alle Politiche sociali di Reggio-Emilia, Modena e Bologna – rispettivamente Matteo Sassi, Francesca Maletti e Amelia Frascaroli –  riunitisi, la settimana passata, in Commissione regionale. Con loro, il Garante dei detenuti del Comune di Ferrara, Marcello Mereghelli e l’Assessore regionale al Welfare, Teresa Marzocchi, la quale ha sottolineato, nel corso dell’incontro, il valore dell’iniziativa, “che fornisce l’occasione di sperimentare buone prassi da praticare anche per il futuro”.

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 “L’impiego di persone detenute in lavori socialmente utili in aiuto alla popolazione colpita dagli eventi sismici e nella ricostruzione delle zone terremotate” – ha affermato in una nota la Garante regionale dei detenuti Desi Bruno – “è un’indicazione importante a considerare i reclusi come una risorsa sociale e non sempre e soltanto come portatori di problemi per la sicurezza dei cittadini”, ricordando un precedente di grande interesse avvenuto proprio in Emilia-Romagna: il piano messo a punto dal Comune di Ravenna e dall’Istituto carcerario cittadino che, anche quest’anno, vedrà detenuti volontari al lavoro per la pulizia delle spiagge del litorale ferrarese.

“Si tratta di un progetto di grande civiltà a rischi zero”, ha spiegato il numero due del Dipartimento penitenziario Luigi Pagano, “che consentira’ alla cittadinanza di guardare i carcerati in modo diverso e che si lega all’intesa raggiunta dall’Anci (Associazione nazionale comuni italiani) e dal Ministro della Giustizia Paola Severino”, fra i principali promotori della proposta di utilizzare i reclusi per la ricostruzione nelle zone terremotate.

Tale Accordo tra Anci e Ministero della giustizia, siglato lo scorso 20 giugno 2012 – che ha sancito l’arrivo di circa 2.000 nuovi posti di lavoro esterni al carcere, utili alla comunità e destinati all’inserimento professionale dei detenuti che abbiano i requisiti previsti dalla legge – se manterrà i suoi prosupposti, potrebbe segnare un’inversione di tendenza rispetto al passato.

“Nel 1991, la percentuale di detenuti lavoranti era circa del 34,46%. A fine 2011 si è ridotta al 20,87%, mentre il numero dei reclusi è raddoppiato”, ha spiegato il Ministro Severino, sottolineando l’importanza di tale esperimento, finanziato fino al 50% dal Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria) e per il resto dai Comuni interessati. I dati dimostrano che un detenuto ammesso al lavoro non ha recidiva e porta con sé questo valore anche all’interno del carcere, stimolando i compagni a conseguire lo stesso risultato”. 

Favorevole all’impiego dei carcerati nel processo di ricostruzione l’Associazione Papillon, anche se Valerio Guizzardi, responsabile per l’Emilia-Romagna dell’associazione Papillon-Rebbibia puntualizza: “Riportare i detenuti in società sarebbe uno degli effetti positivi della proposta del Ministro Severino, cioè di farli lavorare per la ricostruzione delle zone colpite dal terremoto. Siamo favorevoli al progetto, quindi, dal punto di vista della riduzione del pregiudizio sociale, anche se serve un buon lavoro della Magistratura di sorveglianza. Importante ricordare, però, che i detenuti sono portatori di diritti come tutti e hanno il diritto di essere retribuiti in modo adeguato”.

 

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