Con 228 voti favorevoli, 33 contrari e 2 astensioni, l’Assemblea di Palazzo Madama, nella seduta di mercoledì 17 ottobre 2012, ha dato il via libera a un emendamento sostitutivo del Ddl 2156-B in materia di prevenzione e repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione, sul quale il Governo aveva posto la questione di fiducia. Il testo torna all’esame della Camera“: si legge nel comunicato di fine seduta con il quale il Senato ha annunciato il primo passo verso il Ddl anti-corruzione.

Il provvedimento, anche se alleggerito rispetto all’impianto iniziale, segna un cambio di direzione. Il Ministro della Giustizia, Paola Severino, infatti, ha dichiarato durante il suo intervento in aula: “Questa è una legge che oggi, ancora più di ieri, noi tutti riteniamo indispensabile per il Paese, una legge della quale credo che l’Italia possa sentirsi orgogliosa”. “Il governo”, ha aggiunto il Ministro,” sarà sempre pronto a intervenire, quando si tratterà di completare il quadro intorno a questa legge”.

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Concretamente, il testo prevede che la già Commissione per la valutazione, la trasparenza e l’integrità dell’amministrazione operi come Autorità nazionale anti-corruzione ; nasce il traffico di influenze illecite rubricato all’articolo 346 bis del Codice penale punibile da 1 a 3 anni di reclusione per sanzionare comportamenti ce posso anticipare la corruzione e comunque contrari ai doveri d’ufficio; vengono innalzate le pene per i reati di corruzione da 2-5 anni a 4-8 anni; il testo prevede il nuovo reato di corruzione fra privati per cui si procede d’ufficio nel caso in cui provochi una distorsione della concorrenza; il reato di concussione viene sdoppiato in concussione per costrizione nei confronti del privato da parte del pubblico ufficiale e concussione per induzione.

Viene previsto il monitoraggio e la rotazione più frequente dei capi ufficio. Chi frequenterà più assiduamente i corsi della “Scuola superiore della pubblica amministrazione” sui temi dell’etica e della legalità potrebbe essere chiamato a operare nei settori più delicati, in cui il rischio che vengano commessi reati di corruzione è maggiore.

Inoltre, i dirigenti e gli impiegati condannati con sentenza passata in giudicato per un reato di corruzione dovranno rispondere, oltre che con la sospensione dal servizio e dallo stipendio, anche per danno erariale e all’immagine della pubblica amministrazione.

Infine, sull’incandidabilità dei condannati, in via definitiva, a pene superiori ai 2 anni la legge non prevede norme prescrittive, ma solo una delega al governo esercitabile entro 1 anno.

 

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