Avrà finalmente inizio la ricostruzione nei territori emiliani colpiti dal terremoto dello scorso anno: 6 miliardi di euro sono stati stanziati appositamente per gestire un processo di ricostruzione certamente non rapido, ma senza dubbio ben strutturato.

Per il momento, le pratiche in corso non sono moltissime: solo 64 – secondo le fonti – che risponderanno alla ricostruzione di circa 200 strutture. Si tratta, in realtà, solo di una prima tappa che farà da battistrada ad altre ben più numerose richieste.

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Il processo andrà per le lunghe, ma di certo non per disfunzioni: il meccanismo che regolerà l’accesso ai finanziamenti è stato, infatti, accuratamente calibrato per evitare eventuali rischi di infiltrazioni mafiose.

Dal punto di vista monetario, la copertura garantita è consistente: il contributo pubblico coprirà l’80% del valore degli immobili, ma si assicura un occhio di riguardo anche per la copertura del rimanente 20%, che verrà corrisposto dalle banche attraverso leasing e prestiti pensati “ad hoc”.

ABI (Associazione Bancaria Italiana) e la Regione Emilia Romagna mostrano di essere coscienti delle implicazioni della problematica: garantire l’accessibilità alla copertura del 20% – soprattutto ai numerosi soggetti economicamente in difficoltà – potrebbe rappresentare l’arma vincente dell’intero processo di ricostruzione.

Come sostiene Luca Lorenzi, Presidente della Commissione Regionale Emilia-Romagna dell’Abi, “Non aiutando il cliente per il 20%, gli faremmo perdere anche l’80%” e proprio per questo è in esame anche la possibilità di accesso a una sorta di “20% sociale” per i casi di maggior disagio economico.

Saranno in molti ad accedere ai finanziamenti e tra questi – oltre ai privati – si prevede anche la presenza di un consistente numero di imprese: le richieste inserite nel sistema “Sfinge” sono ad oggi circa 400, e altre 1.000 pratiche sono attualmente in esame per gli incontri diretti di verifica preventiva.

 

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