In Europa il coronavirus è stato affrontato in gran parte col lockdown. La cronistoria

 

Durante i primi giorni di arrivo dell’epidemia (poi diventata pandemia), la stategia per bloccare il coronavirus in Europa scelta dalla maggioranza dei Paesi è stata quella del lockdown. Questa modalità è stata utilizzata in tempi diversi nei vari Stati, man mano che la diffusione dei contagi aumentava esponenzialmente. L’Italia, come sappiamo, è stata la prima a mettere in atto questa modalità, seguita da Repubblica Ceca e da altri Paesi. Ecco quali.

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I Paesi in Europa favorevoli al lockdown

Tra i Paesi che hanno dovuto affrontare per primi il coronavirus in Europa c’è stata la Danimarca che ha dichiarato il lockdown l’11 marzo. Si tratta di una decisione presa prima ancora che il virus potesse causare decessi. Le restrizioni messe in campo, sebbene non molto severe, sono state rispettate in maniera efficace. Fra le restrizioni adottate ci sono i divieti di assembramento in luoghi pubblici di più di 10 persone e i controlli alle frontiere. Tuttavia, i danesi potevano uscire e comprare pasti da asporto.

Lo stesso giorno anche l’Austria ha deciso di seguire l’esempio del lockdown. Questa scelta ha di fatto causato la chiusura di ristoranti, hotel, negozi non essenziali e scuole.

Nella stessa data anche l’Irlanda ha introdotto questa misura di contenimento del coronavirus, chiudendo scuole e college. Inoltre, il governo irlandese ha deciso di annullare tutti quegli eventi pubblici con più di un centinaio di persone all’interno e con più di 500 all’esterno. Si è incentivata una riduzione al minimo dei momenti di aggregazione e lo smartworking.

Un altro Paese che il 12 marzo ha introdotto il lockdown è stata Malta. A partire da questa data, il governo ha scelto di chiudere scuole, università, attività religiose e politiche. Nei giorni successivi e a partire dal 22 marzo si è proceduto con la chiusura di tutti i negozi e servizi non essenziali.

Di particolare rilevanza è il caso della Norvegia. Quest’ultimo è stato un altro Paese che ha messo in atto il lockdown questo stesso giorno per due settimane. Il motivo per cui è particolare è perchè può essere confrontato con un Paese vicino che non ha fatto il lockdown: la Svezia.

Il giorno successivo, il 13 marzo, la Polonia ha intrapreso la strada del lockdown per fare la sua parte per fermare il coronavirus in Europa. Questa scelta ha portato alla chiusura di centri commerciali, bar e ristoranti. Inoltre, sono state vietate le riunioni pubbliche con più di 50 partecipanti. Mentre è stato deciso di mantenere aperte farmacie, supermercati e banche.

La Spagna ha dichiarato lo stato di emergenza il 13 marzo. Una settimana dopo l’Italia, ha avuto inizio il lockdown inteso come misura di contenimento del coronavirus. Questo Paese è l’unico ad aver deciso di adottare le stesse misure rigide di contenimento della diffusione del contagio utilizzate in Italia. Era consentito uscire di casa solo per emergenza, per acquistare cibo o forniture mediche. Stando alle ultime notizie, il governo spagnolo ha reintrodotto il lockdown per i 32.000 residenti di Aranda de Duero.

In quella stessa data, anche la Bulgaria ha introdotto il lockdown come metodo per contenere la diffusione del coronavirus, decidendo di chiudere numerosi servizi governativi oltre che le proprie frontiere col resto d’Europa.

Stessa decisione nello stesso giorno è stata presa anche dalla Serbia.

Il 16 marzo, invece, la Lituania ha introdotto il lockdown a livello nazionale. Con questa disposizione sono state chiuse tutte quelle attività definite non necessarie (come i bar, le caffetterie e in generale i negozi) ad esclusione dei generi alimentari e delle farmacie. Inoltre, è stato impedito di recarsi all’estero.

Anche la Slovacchia ha utilizzato le stesse misure della Lituania.

La Francia ha deciso di intraprendere la strada del lockdown il 17 marzo, in seguito alla crescita esponenziale dei contagi all’inizio della pandemia. La stessa strategia nella medesima giornata è stata decisa anche dal Principato di Monaco, la cui durata è stata di 6 settimane. Attualmente è stata intrapresa l’inizitiva Monaco Safe, volta a certificare tutte quelle attività commerciali che rispettano i protocolli sanitari per contrastare il coronavirus.

Anche l’Ucraina ha intrapreso la strada del lockdown in questa stessa data. Il governo ha deciso di limitare il traffico ferroviario e chiudendo scuole, università, ristoranti e bar. Vietati anche eventi di massa.

Non è stato da meno il Belgio che ha utilizzato il lockdown per cercare di bloccare la diffusione del coronavirus. Questo Paese ha messo in atto fin da subito misure contenitive tra le più severe e durature a livello europeo. Il governo ha messo in guardia i sui abitanti dal realizzare viaggi in Paesi colpiti dal virus; dal 10 marzo ha bloccato i grandi eventi. Nei giorni immediatamente successivi ha fatto chiudere scuole e ristoranti e ha impedito di fare viaggi all’estero che non fossero indispensabili.

Sempre il 18 marzo a dichiarare il lockdown è questa volta il Portogallo. La popolazione ha scelto di uscire una volta a settimana solo per motivi di estrema necessità. Nonostante questa decisione le fabbriche sono rimaste aperte.

Il 19 marzo è la volta della Croazia. La misura di contenimento del coronavirus utilizzata da questo Stato è quella del lockdown nazionale. Questa decisione ha provocato la chiusura progressiva di ristoranti, negozi (ad esclusione dei supermercati), e di tutti i centri e le occasioni di aggregazione. Si è incentivato il ricorso allo smartworking in modo da ridurre maggiormente le occasioni per uscire di casa.

Il 20 marzo la Slovenia invia un SMS a tutti i cittadini con cui comunica l’entrata in vigore del lockdown. In questo testo sono stati specificati i permessi e i divieti imposti dallo Stato per contenere il contagio. Tramite questa decisione, sono stati vietati sia l’uscita di casa per motivi non necessari e sia gli assembramenti. È stato consentito, invece, uscire per recarsi al lavoro, in banca, alle poste, per fare la spesa e per fare passeggiate.

Il 22 marzo a seguire questa misura di contenimento del coronavirus è anche la Germania, in seguito al discorso tenuto dal Primo Ministro Angela Merkel alla nazione. Non si tratta, però, di un lockdown con misure rigide come il modello italiano. Infatti, sono rimasti aperti i supermercati, le farmacie, le stazioni di servizio per il rifornimento del carburante, banche, parrucchieri, edicole, uffici postali. Non è previsto, inoltre, il divieto di uscire dalla propria casa.

Nella stessa data è la Macedonia del Nord a dichiarare il lockdown con l’introduzione del coprifuoco e di altre misure di contenimento del coronavirus.

La Gran Bretagna decide in un primo momento di scegliere la via dell’immunità di gregge. Solo in un secondo momento e a partire dal 23 marzo, il Regno Unito intraprende la strada del lockdown, ma con misure meno stringenti dell’Italia.

Nello stesso giorno è anche la Grecia a entrare nella fase di lockdown generale. Anche in questo caso è stato possibile uscire di casa solo per situazioni di emergenza e lavorative.

Il giorno successivo, il 24 marzo, anche Cipro decide di introdurre il lockdown in modo da impedire un’ulteriore diffusione del Covid-19. Si esce solo per casi di estrema necessità, come fare la spesa al supermercato, per recarsi al lavoro e per acquistare farmaci. In caso di violazione di queste norme restrittive era prevista una multa di 150€.

Il 25 marzo la Romania ha dichiarato l’inizio del lockdown. I cittadini rumeni non sono potuti uscire di casa se non per necessità o per recarsi al lavoro. Tutti coloro che si sono trovati in quarantena sono stati controllati da dispositivi elettronici.

Il 27 marzo è il turno della Finlandia, che ha scelto per un tipo di lockdown a livello regionale, isolando Uusimaa (epicenro del contagio) dal resto del Paese. A questo fine, il governo finalndese ha introdotto una legislazione di emergenza che ha impedito ai clienti di entrare nei ristoranti, nei pub e nei bar.

L’Ungheria ha deciso di varare il lockdown il 28 marzo. È stato possibile uscire di casa solo per urgenze. Inoltre, a differenza di quanto deciso in molti Stati, il governo ungherese ha scelto di lasciare aperti i supermercati e le farmacie solo per persone con più di 65 anni di età e soltanto in un periodo compreso tra le 9 e le 12.

Anche il Lussemburgo nella stessa data decide di mettere in atto il lockdown con la chiusura di ristoranti, parchi e scuole. È possibile uscire di casa solo per lo stretto necessario e per fare una passeggiata a due metri di distanza una persona dall’altra.

Infine, il Montenegro ha adottato il lockdown  il 30 marzo per via dell’aumento dei contagi. Si tratta, in questo caso, di un blocco limitato nel tempo che interessa due fasce orarie: dalle 19:00 alle 5:00 nei giorni lavorativi e dalle 13:00 alle 5:00 nei weekend. Durante questo periodo di tempo non è stato possibile uscire dalle proprie abitazioni se non per motivi di lavoro.

Fatta questa doverosa cronistoria, chi avrà agito meglio per frenare la diffusione del coronavirus in Europa? Questi Paesi che hanno scelto il lockdown o chi ha deciso di non farlo? O, ancora, quei Paesi che hanno messo in atto una strategia mista?

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Dario Portaccio

Dario Portaccio

Laureato in Informazione, Editoria e Giornalismo, oggi collaboro con BuoneNotizie.it grazie al percorso di formazione biennale dell'Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo, con cui sono diventato giornalista pubblicista.

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