Berlino vieta parole insensibili e discriminatorie

Un manuale per rispettare la diversità: il Senato della Capitale tedesca ha votato un documento di 44 pagine per educare gli impiegati pubblici ad una comunicazione verbale più sensibile. Più cautela ad esempio con la parola “nero”. In tedesco, un passeggero che viaggia sui mezzi pubblici senza titolo di viaggio viene chiamato letteralmente “passeggero nero”. Ora dovrà essere chiamato “passeggero senza titolo di viaggio”.

Non solo contro il razzismo ma contro qualsiasi discriminazione

Gli stranieri saranno chiamati abitanti senza cittadinanza mentre gli immigrati irregolari saranno semplicemente migranti privi di documenti.  I rifugiati saranno persone protette. Anche la parola migrante infatti è discriminatoria e verrà sostituita in persona con storia internazionale.

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Basta anche con gli annunci che ricercano esclusivamente persone giovani in quanto discriminano i più anziani. Molta più premura anche nei confronti dei transgender poiché non si potrà più parlare di “cambiamento di genere/sesso” ma di “allineamento di genere/sesso”.

Perché Berlino vieta parole insesibili?

Berlino è una metropoli caratterizzata dalla multinazionalità dei suoi abitanti. Il linguaggio è alla base della comunicazione e della convivenza.

Per ora le 44 pagine sono solo una linea guida e non è prevvista alcuna ripercussione su chi decide di non adottare i termini “politicamente corretti”.

Dal 2024 il governo pensa invece di passare ai fatti e sarà obbligo il linguaggio sensibile. Nel 2009 il 25% dei residenti a Berlino non aveva la cittadinanza tedesca e oggi siamo al 35% di “stranieri”. Molto probabilmente dal 2024 molte cariche pubbliche verrano ricoperte da immigrati e infatti anche a questo è dovuta la necessità di introdurrere il cosidetto lessico sensibile. Il razzismo è una piaga che ha avuto più volte modo di manifestarsi a Berlino e per questo si ricercano soluzioni.

Si cerca una soluzione deontologica per gli impiegati pubblici. Un po’ come per le carte deontologiche dei giornalisti che purtroppo spesso non rispettano. È sempre più evidente la necessità di riformare il giornalismo e ci sono i primi tentativi, come il “giornalismo costruttivo” che tende a non offrire notizie esclusivamente ansiogene: notize senza via d’uscita. Serve un giornalismo che parli e non che scagli sassi, un giornalismo che dia speranze e non ustruisca in alcun modo la verità e il progresso.

 

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Elbasan Mehmeti

Elbasan Mehmeti

Elbasan Mehmeti, 28 anni, ex profugo della guerra del Kosovo, appassionato di psicosomatica, filosofia, letteratura e religione, collabora con BuoneNotizie.it grazie allo stage annesso al percorso di formazione dell'Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo per diventare giornalista pubblicista.

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