Democrazia partecipata e urbanistica: un connubio rivoluzionario che, a Istanbul, ridisegnerà piazza Taksim. Dove torneranno a fiorire i tulipani.

Piazza Taksim è il fulcro di poteri contrastanti: dittatura, democrazia, discorsi alla nazione e slogan di manifestazioni. Tra i suoi simboli ci sono da sempre i tulipani. Proprio da qui comincia la storia della Turchia moderna, quando il sultano Ahmed III volle avvicinarsi all’Europa, sostituendo i caratteri ottomani con quelli latini e ponendo il tulipano come simbolo imperiale. Lo stato modello era la Francia, oggi come non mai così lontana dai canoni ottomani.

I fiori, ancora una volta, sono stati la miccia che scatenò le rivolte in piazza nel maggio 2013. Milioni di persone protestarono contro la proposta di Tayyip Erdogan di abbattere gli alberi dell’adiacente Gezi Park, ottenendo una vittoria sedata a suon di manganelli, lacrimogeni e sangue. Nella piazza dove Ataturk e il movimento dei giovani turchi formarono la nuova Repubblica, per mesi si è vissuto l’incubo di un ritorno ad una dittatura. Eppure oggi si respira aria di democrazia partecipata per piazza Taksim.

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Il 12 novembre 2020, infatti, i cittadini di Istanbul, saranno responsabili di un voto per scegliere che abito dovrà indossare la nuova piazza.

La grande novità è che, durante il lockdown, l’Istanbul metropolitan municipality (IMM) ha indetto un bando mondiale, destinato ad architetti e progettisti. L’obiettivo era quello di valorizzare questo luogo di grande dignità storica, per creare spazi pubblici di aggregazione democratici e sicuri. Lo slogan è Istanbul is yours, un motto pungente contro le idee di Erdogan di realizzare un gigantesco centro commerciale nella zona.

I progetti sono stati giudicati da un team di esperti, a maggio e settembre. Il successo dell’iniziativa è evidente: ci sono stati 146 partecipanti da tutto il mondo. Fra questi, sono stati selezionati 3 progetti che verranno votati esclusivamente online, decretando il vincitore il 16 Novembre e con premi e menzioni per gli altri.

La città appartiene ai suoi cittadini

Per meglio comprendere le impressioni dei cittadini del Bosforo, abbiamo contattato Gulsen Arslanboga, storica, impiegata presso il museo militare Askery.

“Questa è una meravigliosa notizia e una grande opportunità per noi cittadini. L’idea di poter dire la nostra e tutelare questo simbolo è davvero importante. Negli ultimi anni la città di Istanbul è cresciuta: sono stati costruiti nuovi ponti per collegare la parte europea a quella asiatica e il nuovo aeroporto; siamo fieri di vedere la nostra città così moderna. Però piazza Taksim non è modernità, ma la storia della Turchia e patrimonio di tutti noi. Il presidente Erdogan ha fatto costruire una nuova moschea, ma Takism è laica. Qui Ataturk ha rovesciato l’impero Ottomano, ha dichiarato la laicità dello Stato e ha introdotto la libertà, pertanto questo progetto è un esempio di democrazia in tutti i sensi: è stato proposto con un bando pubblico e verrà votata dai suoi abitanti”.

I lavori avranno inizio nel 2021 e la democrazia partecipata farà tornare a fiorire i tulipani in piazza Taksim. Verrà così data una nuova speranza al cuore della città sospesa fra Asia ed Europa.

Un nuovo modello anche per l’Italia

Queste forme di democrazia partecipata si stanno sviluppando sempre di più, e spesso proprio su scelte di tipo urbanistico. In Italia, fra i prossimi bandi, spiccherà la proposta di Catania. I cittadini  potranno sottoscrivere le loro preferenze per riqualificare piazza Europa entro l’8 novembre 2020. Come per Istanbul il voto sarà on line. Verrà pubblicato a breve un comunicato stampa anche sui social, come specificato dai dipendenti dell’ufficio. La popolazione potrà quindi esprimere la propria preferenza presso gli uffici del comune oppure su Facebook.

La partecipazione dei cittadini diventa, quindi, il mezzo per essere protagonisti delle scelte della propria città, per sentirsi parte integrante anche di quel “bello” che sono le opere e gli spazi in cui si vive quotidianamente e che forgiano l’anima di chi li abita.

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Erika Mattio

Erika Mattio

Erika Mattio, giornalista, autrice, archeologa, antropologa, viaggiatrice, dottoranda in Antropologia fra Madrid e Venezia. Ho studiato a Istanbul e Mashhad per poi intraprendere spedizioni in Medio Oriente e in Africa. Scrivo per BuoneNotizie.it e sono diventata pubblicista grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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