L’inaugurazione della statua dell’eroina risorgimentale, rappresenta un’eccezione positiva e un passo verso la parità

Cristina Trivulzio di Belgiojoso, a 150 anni dalla sua scomparsa, è stata la prima donna ad essere celebrata con una statua nel capoluogo lombardo. Inaugurata il 15 settembre 2021, la rappresentazione della straordinaria intellettuale, patriota e protagonista del Risorgimento è stata promossa dalla Fondazione Brivio Sforza.

“L’iniziativa, che celebra una donna di cultura, determinata e che si è battuta per la libertà, sarà certamente la prima di tante azioni future come questa – afferma Anna Scavuzzo, vicesindaca del capoluogo lombardo – con cui Milano rende omaggio alle figure femminili, che hanno promosso valori di generosità e intraprendenza rendendo migliore la nostra città”.

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Chi era Cristina Trivulzio di Belgiojoso e perché è così importante ricordarla

Storica figura centrale nel Risorgimento italiano e prima donna ad essere celebrata con una statua a Milano, Cristina Trivulzio di Belgiojoso è una personalità chiave della cultura ottocentesca, ma è conosciuta da pochi. La sua vita avventurosa, la sua personalità affascinante ed il suo carattere intrepido, hanno segnato un’epoca in cui alle figure femminili era riservata una posizione di assoluta inferiorità rispetto agli uomini.

La donna nasce nel 1808 da una delle più antiche famiglie del capoluogo lombardo. Il suo impegno a favore dell’Unità d’Italia, volto ad ottenere l’indipendenza dall’Impero austriaco, la porta lontana dal suo paese. La nobildonna si trasferisce in Francia, dove diviene una delle voci principali nel dibattito culturale e politico del tempo: apre il suo salotto ai maggiori intellettuali del tempo, tra gli altri anche Balzac, Hugo, Chopin e Bellini e si afferma come giornalista, fondando la Gazzetta italiana, che si trasforma poi nell’Ausonio, sulle cui pagine si scaglia contro l’Impero austriaco.

Dopo l’indipendenza italiana, l’intellettuale milanese si dedica al miglioramento delle condizioni sociali di operai, contadini e donne. Amante delle lettere e del sapere, istituisce nel 1840 una scuola per bambini poco abbienti a Locate Triulzi, vicino Milano. La nobildonna muore a 63 anni e, in virtù di una vita caratterizzata da battaglie e cultura, viene definita da Garibaldi e dal patriota e scrittore Carlo Cattaneo “La prima donna d’Italia”.

La statua di Cristina Trivulzio a Milano: il primo di una serie di nuovi progetti al femminile

La scultura dell’eroina risorgimentale è stata realizzata dall’artista bresciano Giuseppe Bergomi, che l’ha definita come “un’immagine antiretorica, che permette di sottolineare un atteggiamento riflessivo, pensieroso, ma anche dinamico” e si trova al centro di Piazza Belgioioso, da molti chiamata “il salotto di Milano”, in virtù del suo aspetto raccolto ed appartato, poco distante dal Duomo. Il bronzo, alto un metro e ottanta, raffigura la donna seduta in posa elegante che sembra stia per alzarsi: con la mano destra si poggia ad un libro, con la sinistra afferra penne e fogli, a simboleggiare la sua cultura e la dedizione agli studi.

L’omaggio alla patriota è stato presentato come la prima di una serie di iniziative volte ad una maggiore inclusività: “Sembra incredibile ma oggi ho inaugurato la prima statua milanese dedicata a una donna“, scrive su Instagram Giuseppe Sala, sindaco di Milano, aggiungendo inoltre che seguiranno a breve quelle dell’astrofisica Margherita Hack e della socialista russa, naturalizzata italiana, Anna Kulishoff.

Il gender gap nella toponomastica: solo il 3% di strade ha nomi di donne

Milano rappresenta un’eccezione positiva con il monumento dedicato alla Trivulzio, tuttavia nella cultura italiana prevale una visione androcentrica, tale da poter far riferimento alla “cultura della cancellazione”, una forma di ostracismo che mira ad eliminare tracce di specifici eventi o valori culturali, in questo caso riferiti alla presenza femminile. La questione della parità di genere ci porta a guardare con preoccupazione alla quasi totale assenza delle donne da libri di storia e al fatto che loro non sono dedicate celebrazioni o intitolati edifici, nonostante molte di esse abbiano rivestito un ruolo importante nella società.

I dati forniti da “Toponomastica femminile”  , un’associazione che si occupa di monitorare il gender gap delle città italiane, rivela che “la percentuale di strade intitolate a donne va dal 3 al 5%, in prevalenza figure religiose o allegoriche“, mentre le strade dedicate agli uomini sono circa il 40%. Allo scopo di dare visibilità a figure femminili storiche e sensibilizzare sul tema dell’inclusività, l’organizzazione ha dato vita a iniziative quali concorsi, corsi di formazione, mostre fotografiche, convegni e salotti letterari, rivolte a scuole e a cittadini.

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Antonella Acernese

Antonella Acernese

Antonella Acernese, aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it da settembre 2020 grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista. E tu cosa stai aspettando?

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