Domenica 10 aprile si è svolto il primo turno delle elezioni presidenziali francesi. A ottenere i maggiori risultati sono stati il presidente uscente Emmanuel Macron (27,8%) e la leader del Rassemblement National Marine Le Pen (23,1%). Il 24 aprile i due leader si sfideranno al ballottaggio per la conquista dell’Eliseo, come era già accaduto nel 2017. Il futuro presidente della Repubblica francese entrerà in carica entro il 13 maggio, ultimo giorno del mandato precedente.

Le elezioni presidenziali francesi hanno grande importanza geopolitica sia a livello internazionale che europeo. La Francia infatti è la settima economia mondiale, uno dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU (che ha quindi potere di veto nelle votazioni), è parte del comando integrato della NATO, la più alta autorità militare dell’organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord. Nell’Unione europea la Francia ha l’esercito più grande ed è l’unica potenza nucleare.

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Il sistema semi-presidenziale francese e l’elezione del presidente della Repubblica

La Francia è una repubblica semi-presidenziale. Il potere esecutivo è condiviso dal presidente della Repubblica e dal primo ministro. Il capo dello Stato è eletto direttamente dal popolo e nomina il primo ministro, che poi gli sottopone una lista di ministri.

Ogni cittadino francese maggiorenne può presentarsi come candidato alla presidenza, ma deve assicurarsi il patrocinio (parrainage) di almeno 500 rappresentanti eletti, come ad esempio deputati, senatori, sindaci, consiglieri comunali e regionali . Ciascun parrainage può appoggiare un solo candidato.

Per essere eletti al primo turno serve la maggioranza assoluta dei voti (50% più uno degli aventi diritto). Se nessuno dei candidati ottiene la maggioranza, vanno al ballottaggio i due che al primo turno hanno ricevuto il maggior numero di consensi. Il ballottaggio è ormai una prassi nelle elezioni presidenziali francesi perché storicamente nessun candidato ha mai ottenuto la maggioranza al primo turno.

Il presidente è in carica per cinque anni. Secondo la Costituzione francese il capo dello Stato “è garante della Costituzione e può quindi adire il Consiglio costituzionale se ritiene che una legge ne violi i principi” e può sciogliere l’Assemblée Nationale. Può, su proposta del governo o del Parlamento, sottoporre a referendum un disegno di legge su un numero limitato di argomenti. È il capo delle forze armate, ratifica i trattati internazionali e accredita gli ambasciatori. Il presidente può assumere poteri eccezionali in caso di minaccia “grave e immediata” alle istituzioni, all’indipendenza della nazione, all’integrità del territorio o all’esecuzione di impegni internazionali.

Macron: “Sono il presidente di tutti i francesi”

“Io sono il presidente di tutti i francesi, Marine Le Pen non potrà esserlo”, ha detto Macron, parlando nel nord della Francia, in vista del ballottaggio alle elezioni presidenziali francesi.

Emmanuel Macron nel 2017, a 39 anni, è diventato il presidente più giovane della storia francese. Ha fondato il movimento “né di destra né di sinistra” La République En Marche con la promessa di rinnovare la vita politica e di riformare la Francia. I suoi cinque anni di mandato sono stati caratterizzati da diverse crisi, da quella dei gilet gialli fino alla pandemia di Covid e ora alla guerra in Ucraina.

Macron ha dichiarato che non avrebbe condotto la campagna elettorale come avrebbe voluto a causa dell’invasione russa dell’Ucraina. Durante queste settimane, infatti, Macron si è fatto mediatore delle trattative con Putin poiché la Francia ha la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione europea,

Solo con l’avvicinarsi del voto il capo di Stato uscente ha iniziato a fare campagna elettorale. Macron ha promesso che la Francia potrà essere la prima grande nazione a uscire dalla dipendenza da gas e petrolio con la costruzione sei nuovi reattori nucleari e potenziando l’energia rinnovabile. Il presidente uscente ha annunciato una serie di progetti e misure per migliorare la qualità di vita dei francesi e per dare sollievo alle imprese. Nel suo programma, 15 miliardi di euro saranno devoluti al taglio delle tasse. Altri fondi saranno spesi per migliorare la sanità e l’istruzione, ma anche per intervenire sulle pensioni. Macron ha anche affermato di voler semplificare gli aiuti ai settori sociali più deboli, in modo che tutti i francesi che ne hanno diritto possano riceverli.

Le Pen: “Prima i francesi”

La leader dell’estrema destra francese è alla sua terza candidatura presidenziale. Marine Le Pen è figlia del fondatore del partito di estrema destra Front National. Ha rifondato il partito nazionalista cambiandogli nome in Rassemblement National e ne ha dato un’immagine più moderata per espandere la sua base elettorale. Quest’operazione di normalizzazione, chiamata dédiabolisation (de-demonizzazione), le ha permesso dalla prima presentazione alle elezioni presidenziali francesi, nel 2012, di crescere nei consensi. Nel 2017 arrivò al ballottaggio proprio con Macron.

La sua campagna elettorale è stata condotta con toni più misurati rispetto a quelle precedenti. Il programma tocca circa venti temi, tra i quali la sicurezza, l’immigrazione, la famiglia e l’economia. Le Pen si è concentrata sugli interventi a sostegno dei redditi familiari, che dovranno andare soprattutto alle famiglie francesi, e all’aumento del potere di acquisto.

Marine Le Pen, vicina a Putin, nel 2014 era a favore dell’annessione russa della Crimea, ma oggi critica l’aggressione all’Ucraina e parla di crimini di guerra. Subito dopo l’invasione, la candidata ha cestinato centinaia di migliaia di volantini elettorali con una sua foto insieme al presidente russo. La candidata del Rassemblement National spinge per un “riavvicinamento strategico tra la Nato e la Russia non appena terminerà la guerra russo-ucraina” ma ribadisce “di volere l’uscita della Francia dal comando integrato della Nato senza rinunciare alla protezione reciproca tra i membri dell’Alleanza atlantica”. Nonostante la sua politica anti immigrazione, si è detta pronta ad accogliere i profughi ucraini.

Se nel 2017 Marine Le Pen voleva l’uscita della Francia dall’Unione europea, a queste elezioni ha assicurato che non è nei suoi piani una Frexit, ma che vorrebbe “riformare l’Europa dall’interno”.

Indicazioni di voto alle elezioni presidenziali francesi

In vista del ballottaggio i due sfidanti puntano a convincere gli indecisi. L’astensione si è attestata al 26%, il livello più alto dal primo turno presidenziale del 2002. Secondo i dati Ipsos France, quasi la metà dei ventenni e trentenni non è andata a votare. Secondo le analisi, Macron è stato votato soprattutto tra i pensionati, mentre Le Pen tra le fasce medie della popolazione.

Anche gli esclusi dalla corsa alla presidenza stanno dando indicazioni di voto ai propri elettori. L’elettorato del candidato della sinistra, Jean-Luc Mélenchon, è considerato decisivo per il risultato finale del ballottaggio. Mélenchon infatti è arrivato molto vicino a qualificarsi per il secondo turno, con il 22% dei voti.

Pur senza invitare a votare per Macron, il candidato della sinistra ha detto che “non bisogna dare un solo voto a Marine Le Pen”. Per Macron anche la candidata socialista e sindaca di Parigi, Anne Hidalg, e la candidata dei Republicains Valerie Pecresse. Zemmour, del partito di estrema destra Reconquete (Riconquista), ha detto: “Ho molti disaccordi con Marine Le Pen, ma davanti a lei c’è un uomo che ha fatto entrare milioni di immigrati e che farà di peggio se sarà rieletto. Invito quindi a votare per Le Pen”.

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Aurora Amendolagine

Aurora Amendolagine

Aurora Amendolagine, laureata in Scienze politiche e Relazioni internazionali con un Master in Comunicazione istituzionale. Lavoro in Rai da diversi anni. Giornalista pubblicista e tutor del laboratorio di giornalismo per diventare pubblicista

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