Per le Nazioni Unite arrivano segnali incoraggianti dai porti ucraini sull’export del grano ucraino. Dodici le navi che hanno già avviato le proprie attività di carico e navigazione e quattro quelle autorizzate ad attraccare nei tre porti ucraini di Odessa,  Chornomorsk e Pivdennyi. Questi i dati comunicati dal coordinatore ONU presso il Joint Coordination Centre (JCC), Frederick J. Kenney Jr., che ha evidenziato le 375 mila tonnellate già esportate come “davvero un buon inizio”.

Davvero un buon inizio

Secondo il Joint Coordination Centre nei primi nove giorni dodici navi hanno ricevuto l’autorizzazione a partire ed ulteriori quattro  autorizzate ad entrare nei porti ucraini esportando ben 375 mila tonnellate di prodotti agricoli. Per  Frederick Kenney, coordinatore ad interim Onu presso il Joint Coordination Centre questo risultato raggiunto dopo appena una settimana dal suo insediamento è un “segnale incoraggiante”, soprattutto considerato il fatto che il centro è ancora nella fase in cui si stanno testando le procedure.

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Dove sono dirette le prime navi

Le dodici navi già in attività si dirigono verso sette differenti Stati ed alcune di esse sono già state sottoposte ai primi controlli ad Istanbul. Due arriveranno in Italia. La Mustafà Necati è attesa al porto di Monopoli con il suo carico di sei mila tonnellate di olio di girasole per l’Imprenditore pugliese Leonardo Marseglia, mentre la nave cargo Sacura diretta verso Ravenna con undici mila tonnellate di semi di soia.

I primi cargo andranno a coprire parte del fabbisogno di alcuni dei più grandi paesi importatori di grano, Turchia, Italia, Gran Bretagna, Cina, Corea del Sud ed Irlanda e con prodotti agricoli diversificati che, insieme al frumento, rappresentano il fulcro dell’export ucraino: mais in primis, poi semi di soia, olio e farina di girasole.

Partono prima le navi rimaste bloccate

A domanda giunta in conferenza stampa sul fatto che le prime navi non sono dirette verso Paesi con enormi difficoltà di approvvigionamento alimentare, il rappresentante delle Nazioni Unite Frederick Kenney ha risposto che è necessario in primis svuotare i porti dalle navi commerciali rimaste bloccate con la stiva piena a inizio conflitto per poi farne entrare di nuove, e che “comunque qualsiasi nave che riesca ad uscire dai porti ucraini con del grano dentro sarà di aiuto per la situazione”.

Alcuni ordini cancellati per il blocco dell’export

Un problema legato all’attesa dettata dal conflitto è occorso alla nave Razoni; la prima nave ad essere salpata dal porto di Odessa e diretta al porto della Tripoli libanese è rimasta in attesa di nuova destinazione dopo aver subito il rifiuto del contraente per il carico commissionato alcuni mesi prima e infine pare abbia attraccato nel porto di Mersin, in Turchia, e che abbia già un nuovo acquirente.

Nell’attesa che il commercio del grano possa normalizzarsi, l’Egitto, strettamente dipendente dall’importazione da Russia ed Ucraina, ha provato a rivisitare le proprie politiche sul grano aumentandone produzione interna e percentuale di farina estratta dai chicchi oltre a diversificare le forniture dall’estero tramite accordi con l’India.

Ucraina tra i primi per export globale

Nonostante la soluzione emergenziale egiziana, però, l’Ucraina è il primo esportatore di olio di semi, il quarto di mais ed il quinto di grano. Assieme a quella necessaria per la coltivazione del grano, la stabilità dei patti di Istanbul, oltre a permettere una riduzione dei prezzi degli alimenti, permetterebbe di immettere una quantità di prodotti agricoli nel mercato difficilmente sostituibile in maniera diversa.

È stato evidenziato da parte ONU che presso il JCC sono giunte dozzine di richieste d’informazione sulle procedure da seguire per l’accesso ai corridoi per il grano ucraino, una quantità tale da produrre l’aspettativa presso le Nazioni Unite che le richieste di accesso ai corridoi siano destinate ad aumentare con il consolidamento dell’iniziativa dei Patti di Istanbul.

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Pasquale De Salve

Pasquale De Salve

Sono laureato in Filosofia e scrivo per passione. Qui scrivo di ambiente, politica, diritti e qualche volta anche di altro. Cerco di intendere il mondo per quello che è, ma di utilizzare quelle poche parole che ho a disposizione perché possa migliorare. Il suo cambiamento, però, dipende dallo sforzo di ognuno di noi!

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