La crescita della popolazione mondiale se osservata nell’arco della sua intera storia risulta sbalorditiva, dopo millenni di valori pressoché stabili in termini di popolazione mondiale, si è passati da contare circa 1 mld di persone agli inizi del 1800 dc. a circa 8 mld nel 2022, con una crescita dell’800% in soli 200 anni.

Il rapporto Onu “World Population Prospects 2022” riporta oggi che l’India sostituirà la Cina come paese più popoloso del mondo nel 2023. La popolazione mondiale dovrebbe raggiungere gli 8 miliardi il prossimo 15 novembre e un possibile picco di circa 10,4 miliardi di persone negli anni 2080 per poi rimanere stabile fino al 2100. Sebbene le conseguenze della sovrappopolazione sono innegabili non sono definitive, l’umanità può correre ai ripari.

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Popolazione, ieri e oggi

Potrebbe sembrare intuitivo, quasi scontato, che l’unico rimedio ai grandi mali del mondo quali povertà, fame, epidemie, carestie e guerre sia un brusco e repentino calo della popolazione mondiale. Tuttavia buttando un occhio al passato tutti questi fattori sono sempre esistiti, probabilmente anche esasperati nel corso della storia.

Analizzando i dati infatti, indicatori chiave della qualità di vita sono migliorati parallelamente all’aumento della popolazione mondiale, secondo il sito di indagini statistiche, “Our World In Data“.

La sovrappopolazione quindi non è unicamente un fardello che l’umanità si trova dover affrontare. Si tratta di una possibile risorsa che la storia ha già dimostrato essere fondamentale per l’evoluzione della specie.

La rilevanza della sovrappopolazione

Ovviamente con l’aumento della popolazione, sono incrementati di pari passo anche la produzione di rifiuti e il consumo energetico.

A tutto questo si aggiunge la deforestazione, l’allevamento di bestiame in maniera intensiva e la coltivazione in egual misura. Risulta chiaro quindi come la sovrappopolazione sia un fattore destabilizzante nel quadro dell’equilibrio mondiale. Il fulcro di tutto il concetto però è la parola “un”. Sono infatti diversi i fattori che possono portare una società a uno squilibrio in termini sopravvivenza, in particolare tre. Ognuno di questi ha le potenzialità, da solo, di distruggere o salvare una intera società. Questi sono:

  1. Il numero della popolazione. È chiaro che un controllo demografico gioverebbe in termini relativamente brevi al miglioramento della qualità di vita generale della popolazione. Tuttavia politiche sul controllo delle nascite storicamente hanno sempre causato un generale senso di malessere e disapprovazione all’interno di una società. Basti pensare al tentativo di controllo demografico dei primi anni 2000 nella Repubblica Popolare Cinese. Un innalzamento dell’età media di una nazione comporterebbe un calo nella capacità di innovazione dello stesso e più materialmente a un danno all’interno del proprio sistema pensionistico.
  2. Lo stile di vita della popolazione. In un ottica utopistica un brusco calo della qualità dello stile di vita dei paesi più industrializzati basterebbe da solo a rimediare a gran parte delle problematiche che insorgono dalla sovrappopolazione. Basti pensare che più del 50% della popolazione mondiale è responsabile di solo il 10% delle emissioni di CO2 nell’atmosfera. Il 10% invece è responsabile di oltre il 50% delle emissioni. In termini assoluti è quindi frettoloso parlare di sovrappopolazione, sarebbe più corretto evidenziare come risorse, energie e spazi andrebbero distribuiti  in maniera più bilanciata.
  3. Il livello tecnologico che ha raggiunto. Il fattore su cui l’umanità può riporre le proprie speranza è indubbiamente il progresso tecnologico, il livello degli strumenti e dei sistemi che realizziamo sono sempre più efficienti e performanti, di conseguenza meno impattanti, inoltre grazie alla ricerca scientifica siamo sempre più in grado di conoscere il pianeta e le sue esigenze, così da poter prendere provvedimenti con sempre maggior prevenzione con minore margine di rischio.

 

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Matteo Cardone

Matteo Cardone

Nato a Torino istruito a Milano, ho frequentato l'Università degli studi di Milano nel corso di relazioni internazionali e istituzioni europee. studio per diventare esperto di geopolitica e relazioni internazionali.

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