La Cina dello “Zero Covid” urla, protesta, scende in piazza. Queste settimane novembrine hanno mostrato una Cina mai vista: le proteste degli operai e dei cittadini a causa delle restrizioni Covid stanno risvegliando nuovi sentimenti? Questi avvenimenti ci portano verso una nuova Cina?

A pochi giorni dalla riconferma di Xi Jinping come presidente nel XX° Congresso Nazionale del Partito Comunista Cinese, la Cina sembra opporsi alle scelte del leader. Che cosa stanno scatenando le proteste nel “colosso asiatico”: sono solo le restrizioni anti-Covid, o si nasconde altro? Ne parliamo in un’intervista esclusiva per BuoneNotizie.it.

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L’esasperazione in Cina passa per il Covid e la disoccupazione

Ludovico G. (oscuriamo il nome per motivi di protezione della fonte) è italiano, ma vive a Shanghai da 10 anni. In una mail – inviata con un WPN, per non essere controllata – ci racconta l’evoluzione di queste giornate.

Shanghai e altre città della Cina sono scosse – racconta Ludovico – le manifestazioni sono parecchie e, in città come queste, si tratta di un segno di grande malcontento. In Cina non è semplice manifestare: tutto è oscurato e bloccato, ma l’ostinazione sulle norme “Covid Zero“, sta diventando insopportabile. Questa è solo la punta di un iceberg. Prima del Covid, la popolazione era esasperata perché i giovani non trovavano lavoro: il tasso di disoccupazione e la necessità di dimostrare agli altri di essere il migliore, stava generando tanti laureati, senza occupazione. Nessun laureato, in Cina, può fare un lavoro umile, perché la famiglia paga per dare il meglio ai propri figli. Non ottenere il giusto compenso è umiliante per un cinese. 

Poi è arrivato il Covid, non si è più parlato di disoccupazione, ma l’argomento era solo messo in sordina. Per due anni siamo stati isolati nei nostri distretti. La politica di Xi Jinping, che punta a rendere la Cina un modello per sconfiggere il Covid non è più gestibile. Ogni giorno i malati aumentano, vengono blindate le aree in cui vivono. Immaginate la nostra realtà, che ricorda l’Italia del 2020, con una differenza: si viene bloccati nel proprio edificio. Questo dettaglio è ciò che ha innescato la rabbia della Cina: una settimana fa è andato a fuoco un palazzo nella regione di Xinjiang. I soccorritori non sono riusciti a salvare 10 persone, perché blindate per le norme anti Covid. 

Per la prima volta dalla elezione di Xi Jinping, la Cina protesta. Alcuni hanno paragonato le proteste a quelle di Piazza Tienanmen, ma non è così: ci sono tante manifestazioni, ma formate da poche persone. L’economia della Cina è esasperata anche dalla guerra in Ucraina, e gli investimenti in Africa non sono più promettenti come lo erano prima del Covid. La situazione globale si sta facendo sentire sul “colosso cinese” e i cinesi, seppur sabotati nelle informazioni che ricevono dal Governo, lo sanno”.

La strategia della Cina Zero Covid che non piace ai cinesi

La strategia della “Cina Zero Covid” è l’elemento su cui Xi Jinping punta da mesi. Il risultato dell’OMS parla chiaro: in Cina i casi giornalieri sono, ad oggi, in linea quelli italiani, con la differenza che il Paese è sovrappopolato e non ci sono scambi con altri Paesi. La dottoressa Chiara Mascheri, di Torino, spiega come la politica cinese deve cambiare.

La politica Cina Zero Covid non è più sostenibilespiega Chiara – Due sono i motivi: la Cina non ha vaccini efficaci, né aggiornati contro le varianti; mantenere la popolazione chiusa non può che incidere una volta che si riapriranno i confini, con un’impennata di nuovi casi. L’Europa si è mossa in maniera sinergica, mentre la Cina ha gestito il Covid in modo completamente indipendente, senza mai cambiare opinione. La situazione non può rimanere in questo stallo, né a livello medico, né economico. Sappiamo tutti che la Cina prima o poi dovrà riaprirsi al mondo. La soluzione sarebbe partire da questa situazione, applicare i vaccini aggiornati alla popolazione e vivere quello che ha vissuto l’Europa nel 2021. Non è troppo tardi”.

“Sono convinto – aggiunge Ludovico – che queste proteste termineranno a breve. La Cina ha un forte controllo sulla popolazione e anche sull’informazione.” E prosegue:

“Il fatto che il mondo sia a conoscenza di questo malcontento è una buona notizia: il Governo cinese non può più nascondersi, deve iniziare a organizzare una nuova politica anti-Covid. Non solo: l’economia deve riprendersi e i giovani devono trovare nuovi lavori. 

Dietro il Covid, in Cina, si nascondono altri malumori e Xi Jinping lo sa. Questi segni di protesta scuoteranno il Governo e in poco tempo si troverà la soluzione che aspettiamo. Riapriranno le scuole, le aziende faranno nuovi investimenti e, forse, ci saranno nuove proposte di lavoro nel mercato cinese in Africa. In Cina, quando il potere viene contestato in maniera globale, trova soluzioni rapide per far cambiare opinione di sè”. 

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Erika Mattio

Erika Mattio

Erika Mattio, giornalista, autrice, archeologa, antropologa, viaggiatrice, dottoranda in Antropologia fra Madrid e Venezia. Ho studiato a Istanbul e Mashhad per poi intraprendere spedizioni in Medio Oriente e in Africa. Scrivo per BuoneNotizie.it e sono diventata pubblicista grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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