Il Perù è scosso da manifestazioni e scontri, a causa del Golpe innescato dall’ormai ex presidente Pedro Castillo. Già da diversi mesi il Perù versava in uno stato di crisi: dal Covid alle conseguenze della guerra in Ucraina, la ripresa è stata lenta. La difficoltà di gestione delle risorse e le accuse di impeachment hanno messo il presidente Castillo alle strette.

Il tentativo di avviare un Golpe, sciogliendo il Parlamento (atto anticostituzionale in Perù) hanno creato disordini a partire dal 7 dicembre. Lima è inondata dal caos e decine di turisti sono bloccati dal nord al sud del Paese. Per ripristinare l’ordine e trovare un dialogo con la popolazione, tutto spetterà alla prima donna presidente del Perù: Dina Boularte.  

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici

Le condizioni dei peruviani alla nuova presidente

Il presidente Castillo, eletto nel luglio 2021, aveva tentato di avvicinarsi a una politica più conservatrice. Le accuse di impeachment e l’instabilità governativa sono state la leva per avviare l’auto-Golpe. Castillo dovrà scontare 18 mesi di carcere, mentre la vicepresidente Dina Boularte, ha assunto il ruolo di presidente. Non sarà facile per lei: la maggior parte dei peruviani non la riconosce come presidente, chiedendo istantanee elezioni.

Luna Cerro è peruviana e studia Scienze Politiche all’Università Complutense di Madrid. Da Lima: ecco cosa ha raccontato a Buonenotizie.

Mercoledì stavo rientrando in Perù per le vacanze di Natale – racconta Luna – arrivata in aeroporto la Polizia ci ha convogliati nella sala d’attesa, annunciando che in Perù era in atto un Golpe e che il presidente Castillo aveva imposto il coprifuoco. Da una settimana il Paese è avvolto nel caos. In questi giorni la nuova presidente, Dina Boularte, ha preso le redini del Governo, proponendo una politica di Unità Nazionale.

I peruviani manifestano per andare al voto nell’immediato e poter esprimere democraticamente chi dovrà essere il o la presidente. La maggior parte delle persone è fiera che ci sia una donna al potere, è un primato importante per il Paese, ma non senza elezioni. In questi giorni i rappresentanti dei cittadini, detteranno le condizioni alla nuova presidente, per fermare questo stato di emergenza”. 

Dal Perù alla Tanzania sempre più donne presidenti

Dal Perù alla Tanzania, le donne presidenti sono sempre di più. Il 2022 si chiude con un buon primato, che mostra quanto il mondo si stia aprendo a nuove opportunità, abbattendo pregiudizi e mistificazioni sul ruolo delle donne.

Dina Boularte si trova a guidare il Perù in un contesto di grande ostilità. Indipendentemente dalle prossime elezioni, il suo ruolo sarà chiave per portare ordine e mediazione dopo il Golpe. Oltre a lei, il Sud America del 2022 vede un’altra donna alla guida di un Paese: si tratta di Paula Mae Weekes, presidente di Trinidad e Tobago.

L’Europa detiene il più alto numero di donne presidenti o comunque a capo dei ruoli chiave dello scenario politico nazionale. Dal ministro capo finlandese Sandra Marin, passando per la Norvegia con Erna Solberg e la Slovacchia di Zuzana Caputova, Giorgia Meloni per l’Italia o Katrin Jakobsdottir in Islanda. In Asia guida la Georgia la presidente Salome Zurabishvili e il Bangladesh vede come Primo Ministro Sheikh Hasina. Il politologo Mirko Allemandri indica la scelta di donne presidenti come una nuova costante per il futuro.

Le donne presidenti saranno sempre di più in futuro – spiega Mirko – credo che molti Paesi vedranno nella presidenza femminile una sfida per eguagliare gli altri e mostrare una maggior attenzione alla parità di genere. Anche in Stati apparentemente maschilisti, vi sono donne inserite in Parlamento e un giorno potrebbero aumentare: come Ensieh Khazali, Ministro degli Affari di Donne e Famiglie in Iran e Sun Chunlan, unica donna nel Comitato Permanente Cinese. Presto non ci stupiremo più di avere una donna presidente, ma sarà normalità: uomini, donne, cosa cambia? L’importante è fare bene il proprio lavoro”.

Condividi su:
Erika Mattio

Erika Mattio

Erika Mattio, giornalista, autrice, archeologa, antropologa, viaggiatrice, dottoranda in Antropologia fra Madrid e Venezia. Ho studiato a Istanbul e Mashhad per poi intraprendere spedizioni in Medio Oriente e in Africa. Scrivo per BuoneNotizie.it e sono diventata pubblicista grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici