Il 12 e 13 febbraio si voterà per le amministrative in Lombardia e nel Lazio e il fenomeno dell’astensionismo elettorale torna di attualità. La non-partecipazione riguarda quasi tutta l’Unione Europea, ma in Italia il dato è allarmante: il partito del non-voto secondo i sondaggi ha sfiorato il 40%.

La distanza dei partiti dai problemi dei giovani

Dalle ricerche risulta infatti che i bisogni dei giovani sono gli incentivi alla formazione scolastica, la precarietà del mondo del lavoro che causa la tardiva fuoriuscita dalle famiglie, le diseguaglianze economiche, l’ambiente e i diritti civili.

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Di questi temi, però, si parla solo marginalmente nei programmi elettorali, creando nei giovani sfiducia nella politica. Data l’assenza delle loro istanze nell’agenda politica, i giovani non si sentono rappresentati né dai partiti né dalle istituzioni. Le ultime generazioni hanno maturato “la convinzione che il voto non incida sulla vita e sul futuro” e ritenendo votare irrilevante disertano le urne.

L’astensionismo elettorale prevale nei non laureati rispetto ai laureati: chi non studia e non lavora, maggiormente nel Sud, vota meno rispetto a chi è inserito nel mondo del lavoro. Infine, le statistiche evidenziano il fenomeno dell'”astensionismo involontario” che riguarda un importante numero di studenti fuori sede, che non rientrano nel comune di residenza per votare.

Il ricco serbatoio di voti degli over 50

I giovani rappresentano il 20% dell’elettorato, mentre la fascia elettorale degli over 50 è demograficamente dominante. Questo ricco serbatoio fa sì che i politici preferiscano trattare, a ridosso delle elezioni, temi come la riforma delle pensioni o le tasse.

Circa mezzo milione di italiani vota scheda bianca: sono i genitori delusi che, dopo anni di scelte elettorali, si astengono con l’intento  di “punire” i partiti di riferimento. La sfiducia percepita in famiglia genera disaffezione: se i genitori non votano o votano scheda bianca come forma di protesta, i figli seguono l’esempio espresso nel “tanto non cambia nulla“, inoltre non informandosi non conoscono né partiti né programmi.

Il Presidente Mattarella ha richiamato i giovani all’importanza della consultazione elettorale: nonostante nelle scuole vi sia informazione politico-civica, i giovani non registrano il significato sotteso al recarsi alle urne di tutela della democrazia e non percepiscono il voto come “dovere civico”. Viceversa, chi crede nel cambiamento esprime la propria scelta, come le donne giovani le quali “votano più degli uomini soprattutto quando hanno un titolo di studio elevato.”

Una nuova partecipazione: movimenti, associazionismo, volontariato

Gli under 35 chiedono candidati giovani che rappresentino le loro istanze, la loro sfiducia li ha portati a intraprendere modi alternativi di fare politica, attuando partecipazione civica e aggregazione sociale a livello locale e, contestando la politica tout-court, si identificano con una democrazia partecipativa e diretta, in forme di aggregazione sociale come il Terzo Settore, tra associazionismo e volontariato.

Il caso di Greta Thunberg, che ha smosso le coscienze sulle istanze ambientaliste, è emblematico dell’affermarsi di forme di partecipazione non istituzionalizzate. I ragazzi del Fridays for Future manifestano contro il riscaldamento climatico e nel movimento non c’è ideologia di destra o di sinistra, l’inquinamento riguarda tutti, ma soprattutto le generazioni giovani Millennial e Z. Lo stesso vale per la difesa di determinati diritti civili, quali quelli degli LGBTQ+ o per la libertà di scelta in merito all’eutanasia.

La partecipazione virtuale nei social sostituisce l’attivismo politico

I giovani di oggi non attuano la partecipazione fisica e collettiva dei passati movimenti studenteschi. La condivisione degli ideali di vita o i progetti di società si è spostata dalle piazze ai gruppi virtuali dei social.

La vita individuale vissuta nei luoghi astratti digitali ha sostituito la politica attiva e diretta, incluso l’andare a votare. Dal voto alle urne si è passati alle piattaforme di petizione on-line: pigiando un tasto al computer si esprime un like o un “pollice verso” di adesione: ciò è di fatto espressione dei tempi che cambiano, un diverso modo di partecipazione e di credere che così, più che votare, si incida sul social-politico.

L’eccezione: i giovani militanti politici

Solo una minoranza è impegnata nella politica, sono ragazzi politicamente strutturati di ispirazione cattolica, di sinistra e di destra che credono che la politica possa cambiare il proprio futuro. Mario Sala, studente, Consigliere Municipale di Roma a soli 23 anni, così si esprime: “Credo che non ci sia strumento migliore del partito per cambiare la nostra realtà. Ad esempio, il movimento di Greta è iniziato per sensibilizzare i partiti ad agire contro il cambiamento climatico.  Tanto vale portare le stesse istanze direttamente dentro il partito e le istituzioni. Una cosa che sicuramente manca a noi giovani sono dei centri di aggregazione dove poter interagire per migliorare la società e darci una speranza per il futuro. Sono convinto che questo riavvicinerebbe i giovani alla politica e al voto.

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Lucia Massi

Lucia Massi

Avvocata, assistente universitaria in U.S.A., interprete del tribunale di Roma e promotrice di cultura italiana presso la F.A.O. Le lauree conseguite in Italia e all’estero, incluso un Ph.D. presso la Columbia University di New York, attengono alle discipline giuridiche e letterarie. Laureata in giornalismo, collaboro con BuoneNotizie.it.

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