Da marzo ormai stiamo convivendo con quella che si sta dimostrando essere sempre più un’emergenza globale. I dati sul coronavirus ogni giorno mostrano un trend in crescita dal punto di vista della sua diffusione, seppur a velocità diverse in aree differenti del pianeta. Tanti Paesi hanno optato per forme differenti di lockdown, altri hanno deciso di non imporre particolari restrizioni. Ma, in ognuno dei due casi, il grado di analfabetismo funzionale della popolazione ha inciso sulla diffusione del virus?

Definizione di analfabetismo funzionale

Secondo l’UNESCO l’analfabetismo funzionale è «la condizione di una persona incapace di comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere da testi scritti per intervenire attivamente nella società, per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità». Una condizione dunque che non coincide necessariamente con l’analfabetismo ma che, sulla carta, impedirebbe comunque a chi ne soffre di poter valutare in maniera critica e cosciente le norme imposte dalle autorità per evitare la crescita dei casi riportati registrati dai dati sul coronavirus. Una condizione che renderebbe anche più vulnerabili le persone alla quantità dilagante di fake news che circolano in queste settimane, soprattutto sui social network.

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Ambito di validità dello studio circa i dati sul coronavirus

Lo studio The Survey of Adults Skills, prodotto dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) nell’ambito del “Programma per la valutazione internazionale delle competenze degli adulti” ha desunto la quantità di low skilled people, ovvero persone in una condizione di analfabetismo funzionale, nei trentadue Paesi che hanno fornito i dati di studio necessari ad approfondire.

Consideriamo ora solamente i diciotto Paesi che fanno parte dell’Unione Europea e che rientrano in The Survey of Adults Skills, il tutto per garantire un ambito di validità quanto più omogeneo alle considerazioni finali. Si può affermare che questa condizione abbia inciso sui dati sul coronavirus, in particolare sulla diffusione nel rispettivo territorio nazionale?

Per provare a rispondere a questa domanda quindi abbiamo considerato un lasso di tempo di due mesi, dal 5 giugno al 5 agosto, ovvero due mesi in cui in Europa i vari Governi hanno fatto le loro scelte per ridurre i contagi e in cui dal punto di vista mediatico si è fatta dell’informazione importante, sia sui media tradizionali sia sul web. Dati questi parametri quali considerazioni si possono fare?

Dati sul coronavirus

Quali Paesi hanno il tasso di analfabetismo funzionale più alto?

Lo studio coinvolge dunque nazioni del Nord Europa come Finlandia, Paesi Bassi, Estonia, Svezia, Belgio, Danimarca e Lituania. Nazioni mediterranee come Grecia, Italia e Spagna, nazioni dell’Europa Centrale come Germania, Austria, Polonia, Slovenia, Repubblica Ceca e Slovacchia. Infine coinvolge anche Irlanda e Francia.

Se nel complesso il tasso di analfabetismo funzionale medio in questi Paesi è del 18%, quali sono quelli con il tasso più basso? Spicca la Finlandia con il suo 11%, seguita da Paesi Bassi, Repubblica Ceca, Slovacchia (12%), Estonia e Svezia (13%). Tra i peggiori invece, Italia e Spagna con il 28%, seguite da Grecia (27%), Slovenia (25%) e Francia (22%).

Paesi con incremento maggiore considerando i dati sul coronavirus

Sempre considerando lo stesso insieme di Paesi e il lasso di tempo di due mesi citato in precedenza, secondo i dati sul coronavirus forniti da Google News quali sono quelli che hanno visto un incremento maggiore di casi positivi? Tra i Paesi più virtuosi abbiamo Irlanda (+5%), Italia e Finlandia (+6%). Tra i Paesi con l’incremento più alto? La Polonia fa registrare addirittura un +92%, seguito dalla Svezia con +85% e Repubblica Ceca con +82%. Più staccata la Grecia con il 65%.

Esiste un’apparente correlazione?

Se, come si è detto, la condizione di analfabetismo funzionale rende una persona «incapace di comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere da testi scritti per intervenire attivamente nella società» allora si è portati a pensare che i soggetti rischino di interpretare malamente se non di ignorare le norme che le autorità hanno imposto per limitare la diffusione del COVID-19. In questo senso le quattro nazioni che più rispecchiano più fedelmente questa visione sono le seguenti:

  • Grecia, con il 27% di low skilled people e 65% di incremento di casi positivi.
  • Slovenia, con il 25% di low skilled people e 49% di incremento di casi positivi.
  • Spagna, con il 28% di low skilled people e 27% di incremento di casi positivi.
  • Francia, con il 22% di low skilled people e 27% di incremento di casi positivi.

Nettamente in contrapposizione con questa tendenza invece l’Italia che, grazie al lockdown e alle misure intraprese dal governo, è riuscita a limitare l’incremento ad un +6%, il più basso tra i Paesi considerati dopo l’Irlanda con il +5%, nonostante il triste dato del 28% di analfabetismo funzionale presente sulla nostra Penisola.

Continuando a osservare questi dati sul coronavirus sono altri tre i Paesi che presentano casi particolari. Su tutti la Svezia, nazione che presenta un tasso di low skilled people tra i più bassi, pari al 13%, ma un incremento di casi pari all’85%, dovuto sicuramente all’assenza di un vero e proprio lockdown da parte del governo svedese. Altri due casi particolari sono quelli di Polonia e Repubblica Ceca, rispettivamente caratterizzati da un tasso del 19% e del 12% di low skilled people ma minacciati da un +92% e un +82% di casi positivi. Nella media la Germania, con il 18% di analfabetismo funzionale ma con un +16% di casi positivi.

Dunque l’incremento di casi positivi è maggiore all’aumentare del tasso di analfabetismo funzionale? Seppur con eccezioni e con opportune riserve, costituite per lo più dalla condizione ambientale, sociale e politica di ognuno dei Paesi, si può affermare che generalmente essi rispettino questa tendenza.

Dati sul coronavirus

Analfabetismo e dati sul coronavirus in Italia

Si considerino i dati sull’analfabetismo funzionale indicati dall’indagine I low skilled in literacy del Focus PIAAC e i dati sul coronavirus che riguardano l’incremento di casi positivi nelle regioni italiane, sempre secondo Google News nello stesso lasso di tempo. Anche in Italia si conferma lo stesso andamento che si può intravedere nei Paesi dell’Unione Europea precedentemente citati? Non esattamente, in quanto l’incremento di casi positivi rimane pressoché costante su tutta la Penisola. Questo il quadro che si può dedurre dallo studio:

  • Nord Ovest, con il 30% di low skilled people e 6% di incremento di casi positivi.
  • Sud, con il 30% di low skilled people e 7% di incremento di casi positivi.
  • Centro, con il 14% di low skilled people e 6% di incremento di casi positivi.
  • Isole, con il 14% di low skilled people e 7% di incremento di casi positivi.
  • Nord Est, con il 13% di low skilled people e 6% di incremento di casi positivi.

Come interpretare questi dati sul coronavirus?

Il dato italiano può essere accolto in maniera positiva in quanto dimostra l’evidentemente ottimo lavoro di informazione svolto da parte delle autorità, capaci di comunicare in maniera efficace e di far permeare le misure di prevenzione anche in aree geografiche che fanno registrare una maggiore difficoltà di interpretazione della realtà.

Differente il dato europeo, che evidenzia quanto questi messaggi non siano permeati efficientemente in tutti i Paesi considerati, soprattutto tra quelli con il tasso di low skilled people più alto. È evidente, oggi più che mai, che tanto più una popolazione ha spirito critico ed è capace di interpretare le realtà, tanto più non sarà dipendente dall’efficacia con cui le autorità sono in grado di comunicare determinate misure. Una ragione in più, dunque, per investire nella scuola, nella formazione e nell’istruzione. Non per sapere tanto per sapere, ma per essere in grado di interpretare.

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Matteo Calautti

Matteo Calautti

Esterofilo e curioso osservatore di politica e attualità. Fondatore di Liguria a Spicchi e responsabile della comunicazione del Comitato Regionale Liguria di pallacanestro. Scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare pubblicista.

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