Il 5 maggio l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha annunciato la fine dell’emergenza globale causata dalla pandemia da Covid-19, avvertendo però di non considerare il pericolo del tutto cessato. Lo stato di emergenza durava dal 20 gennaio 2020. Cosa ci rimane dopo tre anni di pandemia?

L’annuncio della fine della pandemia da Coronavirus

Il direttore generale dell’OMS, Ghebreyesus, ha dichiarato che dalla definizione del Covid-19 come “emergenza sanitaria globale” nel 2020 sono seguite riunioni trimestrali dei membri del comitato d’emergenza. Alla riunione del 4 Maggio, dal comitato è giunto il consiglio di dichiarare la fine della pandemia, che Ghebreyesus ha accettato.

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Molti Paesi hanno del tutto eliminato le misure di contenimento e di tracciamento del Coronavirus, rendendo più difficile per l’OMS avere una panoramica dei dati a livello globale.

Nel suo discorso, il direttore generale ha però avvertito di non considerare cessato il pericolo. Gli Stati non dovrebbero smantellare le strutture create per simili emergenze. Restano i sintomi del long Covid che affliggono ancora milioni di persone.

L’annuncio sancisce che il Covid-19 è ormai un virus endemico, da trattare alla stregua di altri disturbi respiratori, grazie all’intensa campagna vaccinale globale e la prevalenza di varianti meno virali e più leggere, come l’Omicron.

Fine della pandemia: un’eredità sfaccettata e complessa

I casi di infezione da Covid-19 totali sono stati oltre i 680 milioni, con 6,8 milioni di morti e 660 milioni di persone guarite. Diversi milioni di pazienti hanno sofferto e soffrono dei sintomi da long Covid, e Ghebreyesus stesso ha lanciato appelli agli Stati affinché non abbandonino queste persone.

Il Covid-19 è stato forse il primo evento a partire dalle Guerre Mondiali capaci di toccare da vicino l’umanità nella sua interezza. Coloro che non l’hanno contratto hanno sicuramente conosciuto qualcuno che si è ammalato o è morto a causa del virus. Si tratta di una fase storica che ha lasciato un segno indelebile nella coscienza collettiva, e in qualche modo è intervenuto in ogni aspetto della vita degli esseri umani e nell’azione degli Stati.

Sul piatto della bilancia

Le misure restrittive in Paesi come l’Italia sono state estremamente severe. Molte persone hanno riportato un peggioramento della propria salute mentale a seguito del prolungato isolamento.

Allo stesso tempo, in alcuni casi si è riscoperto il piacere di stare vicini alla propria famiglia, di rimanere a casa, di fare parte di una macchina collettiva di responsabilizzazione nel tentativo di fermare la diffusione del contagio. Dopo il Coronavirus, con la diffusione dello smart working, i lavoratori hanno maggiormente compreso l’importanza di bilanciare vita e lavoro.

A livello ambientale, il picco delle misure restrittive è coinciso con una diminuzione del 17% delle emissioni di gas serra. A questo calo di emissioni ha contribuito anche l’estrema diminuzione del numero di veicoli circolanti. D’altro canto, l’uso delle mascherine ha riversato nell’ambiente milioni di tonnellate di nuova plastica.

Gli Stati, anche i più ricchi, hanno dimostrato in larga parte di non avere sistemi sanitari capaci di reagire a situazioni del genere senza rischiare il collasso. Tuttavia, la ricerca scientifica e la disponibilità economica di questi Paesi ha permesso di trovare vaccini in pochissimo tempo, acquistarli e persino donarli agli Stati meno abbienti. Solo così si è giunti all’annuncio della fine della pandemia.

Comunicazione e processi storici

La pandemia ha anche insegnato tanto sullo stato della comunicazione mediatica nella società. Molti hanno parlato di infodemia riguardo al Coronavirus. Molte testate hanno fatto ricorso a titoli strillati, che utilizzavano strategicamente termini come “paura” e “terrore” per attirare l’attenzione, contribuendo a un clima ansiogeno che ha generato vere isterie di massa. Il pallino rosso con il bollettino quotidiano dei contagi e dei decessi era ogni giorno nel feed di chiunque. Inoltre l’eccessivo rilievo mediatico dato al Covid-19 ha favorito il proliferare di teorie del complotto e fake news. Ciò ha però insegnato l’importanza di scegliere i propri canali di informazione, verificando le fonti ed evitando il clickbait.

Il Covid ha accelerato processi storici già in corso. La mancanza di semiconduttori dovuti alla cessazione delle esportazioni cinesi ha invertito la rotta della globalizzazione.  La deposizione del governo dello Sri Lanka per via della crisi economica causata dalla pandemia dimostra come il Covid abbia esacerbato e accelerato tensioni preesistenti.

Risulta quindi difficile dire, infine, dare una definizione o un giudizio di ciò che il Covid ha rappresentato e rappresenta ancora. Come ogni fenomeno storico, va approfondito in ogni aspetto e in ogni ambito.

Il Coronavirus oggi

L’annuncio dell’OMS giunge grazie ai dati che arrivano dal mondo sull’andamento della pandemia. L’ultimo picco pandemico si è avuto tra dicembre e marzo 2022, per poi imboccare una discesa costante nei numeri dei nuovi contagiati e nei decessi, ad oggi ai loro minimi.

Tuttavia, alcuni scienziati credono che la pandemia continui a rappresentare una minaccia, che la si definisca tale o meno. Il Coronavirus continua a far registrare “ondate significative” in alcuni paesi. Le persone anziane e fragili continuano a essere in pericolo, e gli effetti immunitari dei vaccini non sono eterni.

Occorre, quindi, come ha detto Ghebreyesus, non abbassare la guardia. Ma, alla luce della fine “ufficiale” della pandemia, anche mettere insieme ciò che di utile ha portato il Covid, e utilizzarlo come chiave per leggere il mondo.

Leggi anche:

Cosa significa Covid 19? Ce lo spiega la scienza

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Giovanni D'Auria

Giovanni D'Auria

Laureato in Lettere Moderne, ha da poco iniziato un percorso formativo per diventare pubblicista con diventaregiornalista.it.

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