Le mascherine in tessuto diventano un marchio di stile

 

Il coronavirus ha messo i bastoni tra le ruote anche al modo di esibirsi in pubblico. L’obbligo di indossare le mascherine (senza entrare nel merito di quanto sia efficace o meno) ha messo in discussione il look di molti. Chi ha fiutato il bisogno di rendere la mascherina obbligatoria oggetto di moda e marchio della propria personalità non ha perso tempo. Sono molte infatti le idee che si possono trovare online: mascherine in tessuto in diversi colori, materiali e con stampe divertenti, scavalcando la mascherina chirurgica venduta nelle farmacie o dispensata dai comuni.

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Le mascherine prima del coronavirus

Una delle maschere su cui si sono diffuse più leggende è quella a becco, del ‘600, associata al medico della peste. Non tutti i medici ne facevano uso, ma la maschera dall’orribile design sembra sia esistita davvero, evolvendosi poi in icona pop e spopolando nell’arte. La funzione, era quella di cercare di filtrare gli agenti infettivi, naturalmente secondo le credenze dell’epoca.

mascherine di stoffa nella storia

Famosa, quella creata con garza e cotone da Wu Lien-teh durante un’epidemia di peste in Manciuria nel 1910 e 1911: il medico cinese, resosi conto del fatto che la trasmissione della malattia avveniva per via aerea, creò infatti una prima maschera che venne prodotta, sotto la sua supervisione, in 60.000 esemplari. Qualche anno dopo, si diffuse l’influenza spagnola costringendo molti paesi a indossare le mascherine (in Italia erano facoltative) che in Giappone rimasero anche dopo l’epidemia. I Giapponesi le utilizzarono anche per allergie e per nascondere imperfezioni fino a identificarle come articolo di moda.

A mali estremi, estremi rimedi

In tutti i paesi colpiti dal coronavirus abbiamo assistito a un vero e proprio assalto alla mascherine obbligatorie, dalle mascherine in tessuto a quelle chirurgiche, e spesso ci siamo sentiti dire che non c’erano o che erano finite. L’allarme è andato sempre via via crescendo scatenando il panico tra la gente che si è vista costretta ad arrangiarsi per proteggersi dalla minaccia.

Abbiamo visto così trasformare reggiseni, maschere di carnevale, fazzoletti, foulard e stracci in dispositivi anti covid-19. Interessante come anche dal punto di vista creativo la malattia abbia stimolato il genio dell’uomo spingendolo fino alle idee più assurde.

Rendere divertente un oggetto che limita l’espressione del nostro stato d’animo

Il nocciolo della questione è il fatto che un oggetto difficile da accettare si sia trasformato in qualcosa su cui fondare il proprio stile.

Infatti la mascherina obbligatoria è diventata una tela sulla quale stampare emotion divertenti, stampe, boccacce, sia per sopperire all’impossibilità di esprimere il proprio stato d’animo con sorrisi, facce tristi o arrabbiate sia per sdrammatizzare un momento così particolare.

L’uso principale rimane quello protettivo, in risposta alle norme ministeriali, ma ad esso si sono aggiunte altre funzioni.

Ecco quindi spuntare fuori idee per personalizzare la propria mascherina come meglio si crede: dal proprio selfie, all’immagine della band del cuore, dal marchio aziendale, al profilo del figlioletto. Non mancano poi quelle originali con il volto di Hannibal Lecter o l’espressione di Donald Trump. Insomma c’è ne per tutti i gusti.

Fino a quando la mascherina sarà obbligatoria?

L’obbligo di indossare questo dispositivo all’aperto non è omogeneo in tutta Italia. In Lombardia si sta procedendo per farne a meno a partire da metà luglio mentre in altre regioni l’obbligo di indossarle rimane. Nei luoghi chiusi, che sia Nord Italia o Sud Italia, si è costretti a indossarle coprendo naso e bocca e facendo in modo che siano il più aderenti possibile.

Insomma, l’obbligo non cesserà di esistere fino a quando l’emergenza non sarà allontanata definitivamente.

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Giovanni Cugliari

Giovanni Cugliari

Giovanni Cugliari collabora con BuoneNotizie.it grazie allo stage annesso al percorso di formazione dell'Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo per diventare giornalista pubblicista.

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