La crisi non frena la costante ascesa del biologico. Nonostante le difficoltà economiche, nel 2011 il segmento bio in Italia continua la sua corsa, facendo registrare una crescita dell’8,9% e mettendo a segno il sesto incremento annuo consecutivo. Ma non è tutto: il Belpaese è anche diventato il primo paese europeo per esportazioni di prodotti biologici. Lo ha reso noto la CIA (Confederazione Italiana Agricoltori) sulla base di dati ISMEA.

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Un’ottima notizia per il nostro paese, attraversato da nord a sud da coltivazioni e produzioni di grande qualità e di eccellenza alimentare: Doc, Docg, Igp, Igt, DeCo, ecc. A questi si affianca sempre di più il “biologico made in Italy” che, come sottolinea la CIA, è passato definitivamente da “moda” ad “abitudine di spesa”. 

In questo settore, l’Italia è diventata il primo paese europeo sia per esportazioni di prodotti biologici, sia per numero di aziende biologiche censite (queste ultime, nel 2010, erano ben 47.663). Oltre ad essere il primo esportatore, il nostro paese si classifica in Europa al quarto posto come produttore bio – dopo Germania, Francia e Regno Unito. Mentre a livello globale, l’Italia è ormai all’ottavo posto per superficie coltivata con metodo biologico e al quinto posto al mondo come paese produttore.

Attualmente, il mercato interno del biologico è stimato intorno a 1,5 miliardi di euro, con ampi spazi di crescita. “Nonostante il crollo del potere d’acquisto e l’aumento del differenziale tra prezzi e salari, ma soprattutto a dispetto del calo verticale dei consumi alimentari convenzionali (-2 %), nel 2011 il segmento “bio” continua la sua corsa, mettendo a segno una crescita dell’8,9 % a livello tendenziale” conferma la CIA. “Dal punto di vista dei consumi, (il biologico) rappresenta circa il 3% del fatturato alimentare e solo il 2,3% della popolazione ne fa uso esclusivo, anche se negli ultimi due anni le vendite nei supermercati sono aumentate dell’11,5% e nei negozi specializzati del 15-20%”. 

Anche Ferderbio (Federazione Italiana Agricoltura Biologica e Biodinamica) sottolinea l’esistenza di una progressivo aumento della domanda di prodotti biologici da parte della GDO italiana e il crescente apprezzamento dei consumatori – italiani e non – per il bio “made in Italy”: “In molti paesi esteri, in particolare quelli germanofoni e nel Nord America, il prodotto biologico e in particolare il prodotto “Organic – Made in Italy” riscuote ampie preferenze”.

Infine, per aprire nuovi sbocchi ai produttori bio italiani, Anabio (Associazione Nazionale Agricoltura Biologica della CIA)  ha recentemente presentato l’interessante progetto “For@zoobio”, per formare anche gli allevatori al metodo biologico. In Italia gli allevamenti bio non hanno ancora assunto volumi di produzione adeguati ai livelli dei consumi” ha spiegato l’Associazione. “Di conseguenza il nostro Paese, pur restando il primo esportatore al mondo di alimenti bio, è importatore di carni, latte e uova biologiche. Riteniamo, perciò, che questo settore abbia grandi potenzialità economiche e, per questo, intendiamo offrire agli allevatori gli strumenti di conoscenza necessari per intraprendere queste produzioni”.

 

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Laura Pavesi

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