Qualche giorno fa, la storia di Jessica Rossi ha, ancora una volta, riportato in primo piano la questione della violenza sulle donne.  La giovanissima precaria di Grosseto, dopo essere stata selvaggiamente picchiata dal suo ex fidanzato, ha avuto non solo il coraggio di denunciare il suo aggressore ma di divulgare sui mezzi stampa la sua testimonianza, affinché essa fosse di aiuto e di esempio per altre donne, come lei vittima di ingiustificate aggressioni.

Le immagini e le parole di questa giovane, ancora visibilmente segnata dalla follia di un gesto, sono state così trasmesse –prime time – da tutti i telegiornali delle emittenti televisive nazionali. La sua testimonianza, straordinariamente coraggiosa e ricca di dignità, così come quella di Lucia Annibali, l’avvocatessa sfigurata con dell’ acido dall’ex compagno, è un esempio della grande conquista che le donne vittime di violenza stanno segnato nei confronti dei loro persecutori.

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Certo, non si può non riconoscere la violenza di genere come un problema diffuso nel nostro paese, dal momento che, una donna su tre ha subito violenza maschile nel corso della sua vita (anche se secondo dati ISTAT i femminicidi sarebbero stabili se non addirittura in calo). Tuttavia, esiste un fatto positivo in merito alla questione: anni di campagne di sensibilizzazione e di incoraggiamento a non nascondere o giustificare questi atti, le innumerevoli iniziative dei Centri antiviolenza, l’azione incessante dei movimenti delle donne, il lavoro delle Reti istituzionali, i sempre più numerosi eventi organizzati ogni anno in occasione della giornata mondiale dedicata (decretata dall’ONU il 25 novembre), i rapporti dell’Eures, le raccomandazioni ONU, ma anche le azioni intraprese dalla Politica internazionale, la Convenzione di Istanbul (recentemente ratificata anche dal Governo Italiano), stanno finalmente dando i loro frutti.

Il risultato è che le vittime di violenze trovano oggi il coraggio di denunciare, di uscire allo scoperto, trovando nella legge, ma anche nella società civile la forza di non vivere più con la paura e la vergogna del dolore della violenza subita (anche quando solo psicologica) da parte di aggressori che spesso sono mariti, compagni, ex, conviventi, autori di atroci aggressioni, sempre ingiustificabili, sempre sbagliate e sempre condannabili.

C’è però un altro aspetto della questione sulla violenza di genere, che, oggi più che mai, vale la pena di sottolineare. Ed è l’impegno e la mobilitazione di un numero sempre più crescente di uomini che hanno deciso schierarsi in difesa di sorelle, figlie, mogli, compagne, perchè convinti che la violenza sulle donne non sia espressione della lotta di genere ma un disagio sociale che riguarda tutti, come  sostiene Jackson Katz.

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Un caso significativo in questo senso è rappresentato da un’iniziativa nota con il nome “Walk a mile in her shoes” (un miglio nelle loro scarpe, ndr). Creata dallo statunitense Frank Baird, l’ iniziativa nata da un gruppo di amici desiderosi di marciare contro la violenza sulle donne mettendosi (letteralmente) nei loro panni (anzi, più che altro nelle loro scarpe), è oggi diventato (a 13 anni dalla nascita) un movimento planetario, che raccoglie milioni di dollari per finanziare centri contro lo stupro, case di accoglienza per donne vittime di violenze domestiche e per educare i più giovani alla lotta e alla prevenzione della violenza.

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E in Italia? Anche il nostro Paese non è insensibile all’argomento.
Riconoscersi uomini – Liberarsi dalla violenza è la campagna contro la violenza maschile sulle donne, ideata, curata e promossa dalle associazioni Maschile Plurale e Officina e rivolta agli uomini di un target trasversale per età (si va dai 25 ai 45 anni), estrazione socio-culturale ed educazione.

Riconoscersi uomini – Liberarsi dalla violenzaAl centro della campagna, l’idea che la violenza di genere  -questione prettamente maschile- vada contrastata adottando un modo diverso di essere uomini: ovvero liberi dalla violenza. Riconoscersi uomini – Liberarsi dalla violenza punta dunque sulla costruzione di una relazione quotidiana (ovvero quella maggiormente a rischio di violenza e soprusi) uomo – donna. Le associazioni promotrici di questa campagna, insistono dunque sull’importanza per gli uomini di creare relazioni che siano occasione di ascolto, di riflessione e di maturazione umana, anche nei momenti più conflittuali e dolorosi. Tra i primi Comuni ad adottarla e supportarla, il Comune di Milano che l’ha inserita nel Piano di azioni “2013-14 Milano con le donne contro la violenza – Un piano di azioni concrete – Un patto per la città”, offrendo stampa e affissione negli spazi comunali e facilitando la presentazione della mostra fotografica ad essa legata in diverse zone della città.

NOI NO

Da alcuni anni a questa parte poi, strada e piazze di diverse città (ancora poche a dire il vero) sono teatro di un’altra interessante iniziativa ideata da uomini e per uomini contro la violenza sulle donne.  “Noi no” è il  progetto di sensibilizzazione maschile contro la violenza nato a Bologna (ma oggi diffuso a Roma, nel Lazio, a Faenza e Reggio Emilia) ed promossa dalla Fondazione del Monte, in collaborazione con l’Associazione Orlando alla quale hanno già aderito numerosi volti noti maschili (da Alessandro Gassman a Daniele Silvestri, Claudio Bisio, il ct Prandelli e molti altri).
Noi no” non è solo una campagna di affissione poster, ma anche una frequentatissima community che promuove la partecipazione di tutti gli uomini che non tollerano botte,   sopraffazioni e  insulti verso il gentil sesso.

In questa stessa direzione muove “Servono altri uomini“, altra campagna from men to men promossa  in occasione del 25 novembre 2013 da Intervita Onlus e pensata per dare voce al dramma privato che vivono ogni giorno milioni di donne in Italia.  La campagna di sensibilizzazione contro la violenza, cui hanno aderito  molti volti noti del cinema maschile italiano, da Alessandro Roja a Alessio Boni, Clau dio Santamaria, Marco Giallini, Fabio Troiano,  Francesco Arca, Francesco Scianna, Giulio Scarpati e molti altri, parte dal cinema ma oggi coinvolge tutte le persone convinte che contrastare la violenza contro le donne sia possibile grazie agli uomini.
Perché, se come diceva Oriana Fallaci “..essere una donna è un’avventura che richiede un tale coraggio, è una sfida che non annoia mai” altrettanto può essere detto per un uomo.

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Valentina Marchioni

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