Il palinsesto di Mediaset omaggia Maurizio Costanzo, scomparso lo scorso 24 febbraio, mandando ogni sera una puntata del suo talk show. Lo special dedicato al giornalista, ha registrato 4 milioni e 318mila spettatori. Questo dà l’idea di quanto amato fosse Maurizio Costanzo. Il suo talk, megafono di battaglie sociali, ha contribuito al progresso morale e civile dell’Italia. Un esempio su tutti. Nel 1987, quando il casco divenne obbligatorio per chi guidava un mezzo al di sopra di 50 cc, uno degli effetti fu il crollo delle donazioni di organi per i trapianti. Rendere obbligatorio indossare il casco fu una delle lotte sociali del talk show televisivo più conosciuto in Italia.

Maurizio Costanzo, una vita sotto i riflettori

4480 puntate trasmesse in diretta dal Teatro Parioli di Roma e 32200 ospiti tra persone comuni, personaggi famosi e politici, questi i numeri del Maurizio Costanzo show. A dirigerlo è l’omonimo giornalista nonché conduttore televisivo, conduttore radiofonico, scrittore, sceneggiatore e paroliere italiano.

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Se ne è andato il padre della televisione italiana” commenta a caldo Vittorio Sgarbi, non appena data in diretta televisiva la triste notizia. Un’indiscussa verità alla luce dei 42 anni di trasmissione quotidiana del talk show, che lo rende il più longevo della storia italiana.

In onda dal 1982, tiene a battesimo quella che Umberto Eco definirà “neotelevisione” che punta alla spettacolarizzazione di argomenti socio-politici. Trasmesso dal canale televisivo privato di Mediaset della famiglia Berlusconi, il Maurizio Costanzo show mantiene negli anni indipendenza nella conduzione e nella scelta degli ospiti, diventando una trasmissione cult.

Focalizza l’attenzione del “pubblico mobile” dedito allo zapping da telecomando, ponendo al centro il dibattito pop, ossia alternando l’informazione con il trattenimento con ironia. Il Teatro Parioli di Roma diventa così il salotto degli italiani, dove in diretta si alterna il politico e la soubrette, l’artista, la persona comune. Il Maurizio Costanzo Show, tra il serio e faceto, abbatte i pregiudizi, stimola al confronto su ogni tipo di argomento, smuove le coscienze.

La lotta alla mafia nel salotto degli italiani

Una persona per bene” così il giudice Giovanni Falcone definisce il suo amico Maurizio Costanzo, riconoscendo la sua indipendenza di pensiero. Il giudice è più volte ospite del talk show, pur sapendo che il nome di Costanzo risultava nella lista degli iscritti alla loggia massonica italiana P2.  Nel 1981, infatti, la Commissione parlamentare di inchiesta sulla loggia massonica P2, sotto la presidenza dell’onorevole Tina Anselmi, ha denunciato questa loggia come una vera e propria «organizzazione criminale» ed «eversiva», provocandone lo scioglimento nel 1982.

Sono stato un cretino” dirà di sé Maurizio Costanzo riferendosi a questo episodio, presto derubricato dal suo indefesso impegno contro le organizzazioni criminali, a sostegno della legalità.

L’episodio più memorabile vede Maurizio Costanzo bruciare in diretta la maglietta con la scritta “Mafia made in Italy“. È il 26 settembre 1991 e anche Giovanni Falcone è presente alla maratona televisiva Rai-Fininvest. Ad organizzarla Costanzo e Michele Santoro, a seguito dell’omicidio di Libero Grassi.

Dovrebbe venire un cancro” questa è la frase che non ha trattenuto Maurizio Costanzo durante la diretta del 31 marzo del 1993. Espressione politicamente scorretta che rivolge all’ospite presente in studio, moglie di Aldo Madonia, in quel momento accusato di traffico di eroina. Questa è la frase che per molti pentiti è il movente dell’attento dinamitardo voluto da Cosa Nostra ai suoi danni del 14 maggio 1993. Costanzo e la moglie, Maria De Filippi, ne escono miracolosamente illesi.

Per Maurizio Costanzo l’attentato è una medaglia al valore. Lui che ha continuato a parlare di mafie, tangentopoli e corruzione persino quando a Milano se ne negava l’esistenza. Un atteggiamento civico emulato da molti giovani.

 Maurizio Costanzo e le sue battaglie sociali

Il Maurizio Costanzo show è il primo social in diretta senza internet, dove si parla di libertà sessuale, di diritti umani, di lotta della dipendenza dalle droghe, tutto in presa diretta. Con Maurizio Costanzo, il talk diventa un megafono delle battaglie sociali.

A metà degli anni ottanta, una puntata del talk show va in diretta dall’istituto penitenziario di Canton Mombello di Brescia. Si inizia a parlare di diritti dei carcerati.

Anche nello sport, Costanzo si è schierato contro il doping e contro la violenza delle tifoserie. Solo il 13 gennaio scorso, riferendosi agli scontri tra ultrà di Roma e Napoli in autostrada, costata la sospensione delle strasferte, incitava a dissociarsi dalla violenza.

Il tifoso non è un hobby, ma una professione, talvolta una malattia. Talvolta nella mia vita ne ho conosciuti anche di tranquilli, di normali. Non so se dopo i fatti avvenuti tra romanisti e napoletani qualcuno ha smesso di essere tifoso. Talvolta si cambia, ma non si cambia mai la squadra

Persino nel suo ultimo intervento Maurizio Costanzo ha dato una lezione di vita. Ha ricordato come dissociarsi dalla violenza è sempre la protesta più civile ed efficace da attuare, pur rimanendo fedeli alle proprie convinzioni.

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Anna Restivo

Anna Restivo

Editor e creator freelance nel motorismo sportivo e storico.  Ho collaborazioni in F1 dal 2014, passando anche dalla Motogp, e dal 2019 in manifestazioni di auto e moto d'epoca. Mi piace raccontare il motorismo e le sue connessioni con società, arte, ambiente, creando format e progetti. Attualmente collaboro con BuoneNotizie.it, grazie al quale ho avuto l'opportunità di conoscere il giornalismo costruttivo.

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