Inclusività e cinema: il mondo sta cambiando, le mentalità si avvicinano, la diversità sul grande schermo deve rappresentare la quotidianità. Ecco alcuni esempi virtuosi che dimostrano che il grande schermo si sta muovendo verso una rappresentazione più diversificata.

Inclusività e cinema: alcune perplessità

Stereotipi, macchiette comiche, whitewashing, doppiaggio discutibile. Questi sono alcuni dei casi nel mondo dell’intrattenimento cinematografico che fino a qualche tempo fa erano la maggior parte delle rappresentazioni relative a diverse etnie, disabili, minoranze di vario genere.

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Il bisogno di cambiare sta diventando un’esigenza sempre più incalzante. Esprimere inclusività e accogliere la diversità sullo schermo sono istanze ormai perentorie. Esistono innumerevoli realtà socio-culturali nel mondo e ci stiamo avvicinando pian piano alla loro scoperta. Meritano una rappresentazione nel cinema che le rispetti e le promuova.

Talvolta il cambiamento nella storia è stato repentino, travolgente. Può generare smarrimento, sconcerto, confusione. Anche in questa circostanza alcuni lamentano che la spinta promotrice di questa “nuova” inclusività nel cinema sia basata su fini prettamente commerciali. E che le major e le diverse produzioni non siano autenticamente coinvolte dalla crescita, emotiva, sociale, collettiva. Forse si può dare una rilettura di questa motivazione. Perché servendosi di tale approccio, in ogni caso, le produzioni promuovono un progresso costruttivo.

Altri, paradossalmente, ritengono di non riuscire più a sentirsi rappresentati dall’inclusività come viene talvolta interpretata. Ad esempio, criticano i cambi di etnia o di orientamento sessuale, rispetto alle caratteristiche originarie dei personaggi. Valutando la questione da questo punto di vista, in verità, nel corso del tempo si possono facilmente osservare nel cinema rappresentazioni non coerenti o corrette di numerose minoranze. Come dovrebbero queste ultime rispondere a opinioni di questo genere?

Le aspettative aumentano

A ognuno di noi va attribuito egual valore, per ciò che siamo, per quello che rappresentiamo e per ciò che comunichiamo. Se lo scopo del prodotto di intrattenimento è principalmente narrativo e artistico e se sono essenziali il flusso e la potenza dell’idealità sottesa e dei valori in cui l’autore crede, e non sempre l’accuratezza storica o la “precisione” sull’origine dei protagonisti, è davvero importante pregiudicarne la validità e l’impatto sociale in ragione di tale presupposta incoerenza?

Ultimamente molti spettatori reclamano e si aspettano una maggiore inclusività nel cinema. Prodotti che fondano le loro radici nella creazione di personaggi sempre meglio caratterizzati quanto alla rappresentazione della disabilità e della comunità LGBTQ+ per abbattere gli stereotipi circolati per decenni. Giorno dopo giorno, dai blockbuster alle serie televisive, si sta cercando di immaginare e creare un futuro ricco di diversità. Che vada oltre la visione ormai superata della “normalità”. E che possa dare modo e libertà di esprimersi a chiunque.

Anche l’MCU sta cominciando a mostrare più inclusività: da Black Panther a Captain Marvel, da Eternals a Shang-chi. Ognuno di questi prodotti si avvicina sotto molteplici aspetti ad un approccio innovativo alla diversità. E tenta di abbracciarne con semplicità diverse sfaccettature.

Originali, graffianti e incisive sono le serie Sense8 e One day at a time. Con delicato vigore si propongono all’universo televisivo e guardano alle generazioni future con fiducia. Parlano di famiglia, voglia di conoscere il nuovo, il diverso, parlano di unità. Importante citare anche Special, che sottolinea la volontà di cambiare vita e ricordare che la disabilità non definisce per intero l’individuo.

Un futuro con occhi diversi

In passato, attori come Peter Dinklage (diventato celebre grazie al ruolo di Tyrion ne Il Trono di Spade) sono stati relegati unicamente ai ruoli di macchietta stereotipata. Dinklage ha fortunatamente raggiunto una notorietà tale da permettergli di oltrepassare questi confini. Probabilmente ancora oggi è troppo forte l’indifferenza di alcuni per far sì che, a prescindere dalla popolarità, attrici e attori vengano rispettati profondamente a livello umano e professionale. É significativo però poter constatare che il cambiamento, per quanto graduale, stia comunque avvenendo.

La diversa rappresentazione di personaggi comunemente concepiti come “bianchi” può aiutare il cambiamento della visione della realtà e dell’inclusività nel cinema. Così come il riadattamento della storia o dei protagonisti in chiave moderna. É importante dare il giusto valore al contesto. Spesso, il “problema” del cambiamento di alcune situazioni o etnie in realtà non è affatto un problema. É necessario capire il sottotesto, il senso del messaggio che si vuole trasmettere. Personaggi, storie e contesti sociali sono strumenti di una metacomunicazione valoriale.

Ci si aspettano sempre più rappresentazioni vere, diverse e nuove. Occhi in grado di vedere e mostrare la diversità come normalità. Sguardi che raccontano e regalano un’autentica fascinazione per la bellezza del quadro che la vita quotidiana ci offre.

 

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Chiara Andriani

Chiara Andriani

Chiara Andriani. Mi sono diplomata al Liceo Linguistico, avendo sempre avuto un interesse e un orecchio attento per le lingue. Fin dall'infanzia ho mostrato un particolare coinvolgimento ed entusiasmo verso l'universo letterario e cinematografico e una passione per la musica. L'attrattiva verso la scrittura mi ha spinto a cercare un modo per renderla parte integrante della mia vita di tutti i giorni, portandomi alla scoperta anche del giornalismo e di BuoneNotizie.it. Aspirante pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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