Cultura & Tempo Libero

Alla ricerca di un piccolo film sui grandi temi della vita

La riscoperta dei valori importanti della vita, la famiglia, i rapporti umani, sono il tema centrale di una gradevole commedia che affronta in maniera lieve, problemi di stretta attualità, come quello della precarietà del lavoro e dello strapotere della pubblicità. “In good company” è uno dei film “a sorpresa” su cui puntare, in attesa dei fuochi di artificio di fine stagione (come “La guerra dei mondi” di Steven Spielberg e l’attesissimo “Star Wars – Episodio III”).
La storia è quella di un manager cinquantenne del settore marketing (Dennis Quaid), le cui idee su una gestione più etica e umana dell’impresa sono ritenute obsolete e poco confacenti alla logica del profitto ad ogni costo. Ecco che si ritrova quindi ad affrontare alcuni cambiamenti nella sua vita: un giovanissimo nevrotico manager rampante di 26 anni (Topher Grace) completamente immerso nel lavoro, tanto da non capire che il suo matrimonio è fallito dopo appena sette mesi, diventa il suo diretto superiore e si innamora della figlia (Scarlett Johansson), generando una serie di equivoci e situazioni ai margini tra il comico e il drammatico. Da un registro all’altro il film scorre con rapide pennellate, sfiorando la farsa o suscitando malinconia.
Insomma, forse non è un capolavoro, ma il regista Paul Weitz riesce nell’intento di mettere in scena una commedia facendoci uscire, dopo un’ora e quaranta minuti, un po’ più speranzosi e soddisfatti. Potere della fabbrica dei sogni? Chissà, ma in fondo, se c’è una cosa che gli americani sanno fare, sono proprio questi prodotti in cui i valori positivi trionfano. Ed ogni tanto è piacevole lasciarsi trasportare in questo immaginario…

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Silvio Malvolti

Silvio Malvolti

Ho fondato BuoneNotizie.it nel 2001 con il desiderio di ispirare le persone attraverso la visione di un mondo migliore. Nel 2004 ho costituito l'Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo, che oggi gestisce questa testata: una sfida vinta e pluripremiata.

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