Il significato di lockdown: perchè ricorrere a termini stranieri per indicare qualcosa che già esiste in Italiano?

 

Analizzando il significato di lockdown si può capire l’importanza di essere esatti nella comunicazione, senza ricorrere a termini stranieri quando ce ne sono già di precisi nella propria lingua, come quella italiana.

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Di frequente tendiamo ad usare termini stranieri, di cui molto spesso non conosciamo il senso, per indicare alcune parole già esistenti nella lingua italiana, tanto da arrivare a chiederci quale sia il loro significato in Italiano. Per correttezza linguistica, è preferibile utilizzare l’Italiano soprattutto in quei casi in cui il termine a cui vogliamo riferirirci c’è.

Una premessa è d’obbligo: non vogliamo né esaltare la nostra lingua come la migliore rispetto a tutte le altre né evidenziare uno sterile e insensato patriottismo. Quello su cui vorremmo soffermarci è capire che è importante comunicare bene o, meglio, “esattamente”. Ciò vale soprattutto in considerazione del fatto che utilizzare il linguaggio in maniera corretta ha i suoi vantaggi.

Prima di tutto, cerchiamo di capire quale sia il significato di lockdown in Italiano.

Il significato di lockdown

Fa specie pensare che, a mesi di distanza, secondo i dati di Google Trends, le parole chiave “lockdown significato italiano”, “lockdown in italiano” e “significato di lockdown” siano tra i termini ancora maggiormente ricercati sul web.

Ma cosa vuol dire lockdown? E’ un termine costituito dall’unione di due parole: lock (che significa “chiusura”) e down (“giù”). Secondo quanto riportato da Cambridge Dictionary, per lockdown si intende “una situazione in cui le persone non sono autorizzate a entrare o ad abbandonare liberamente un edificio o un’area a causa di un’emergenza”. Discorso simile vale per l’enciclopedia Treccani, secondo cui questo termine sta a significare “isolamento“, “chiusura“, “blocco d’emergenza“.

Una traduzione precisa e puntuale di lockdown la fornisce il Prof. Francesco Sabatini, presidente onorario dell’Accademia della Crusca nel corso della puntata dello scorso 5 aprile di UnoMattina su Rai1. Secondo il famoso linguista, oltre a significare “chiusura generale”:

“C’è un termine non molto antico che gli corrisponde: coprifuoco. In tempo di guerra, c’era la stessa proibizione di andare in giro. È un riferimento al fuoco delle case e al camino. Comunque, l’Accademia della Crusca con il gruppo “Incipit” propone [come traduzione] “serrata necessaria, obbligatoria”. Ci raccomandiamo a tutti coloro che devono commentare i fatti di questo genere di usare parole, ma non solo parole, anche ritmo e chiarezza delle espressioni perché, per la fretta di comunicare, metà del messaggio è incomprensibile”

Il primo utilizzo del significato di lockdown

La prima attestazione di questo termine in italiano lo si deve ad un articolo a firma di Federico Rampini intitolato “Tenta l’assalto alla Casa Bianca, un’ora di terrore a Washington” su “la Repubblica” del 4 ottobre 2013.

Nei primi anni del suo utilizzo ci si riferisce agli episodi avvenuti negli USA, sempre riguardanti situazioni di emergenza. In seguito, con l’aumento degli attentati terroristici nel Vecchio Continente, questo termine è usato per indicare tutte quelle misure messe in atto per contrastare questi attacchi.

È soltanto da gennaio di quest’anno, momento d’inizio dell’epidemia (poi diventata pandemia), che è entrato a far parte dell’uso quotidiano dell’Italiano.

In buona sostanza, il termine lockdown sta ad indicare un contesto di emergenza che, prima della pandemia, rimandava a un contesto bellico. Ma è errato considerare la pandemia da coronavirus al pari di una guerra. Prima di tutto perché non lo è; secondo perché in questo modo non faremmo altro che vedere l’altro come nemico, minando le basi della socialità e portando a creare barriere e scontri, anziché ponti.

Una doverosa considerazione

Comunque, ritornando all’aspetto linguistico, in genere, quando non esiste un corrispondente specifico per la lingua italiana si utilizzano delle perifrasi per poterlo descrivere al meglio. A questo punto una domanda sorge spontanea: perché usare un termine straniero per indicare un qualcosa che in Italiano come parola esiste già? In altre parole: perché c’è questa tendenza a voler usare a tutti i costi un termine straniero se c’è già in Italiano quella parola che lo indica, per di più con precisione e senza perifrasi?

Questa considerazione vale ancora di più se ci soffermiamo a riflettere sul fatto che una parola straniera, di qualunque lingua essa sia, se usata in un altro linguaggio lascia una vaghezza e un’indeterminazione che non permette di comprendere a fondo il suo significato.

Ecco, quindi, l’importanza delle riflessioni pratiche di Italo Calvino.

L’esattezza di Italo Calvino

Cosa c’entra il significato di lockdown con il famoso scrittore di racconti e romanzi? Oltre a scrivere opere di narrativa, Italo Calvino ha realizzato una serie di brevi saggi a cui, in un secondo momento, è stato dato il nome di “Lezioni Americane”. Si tratta di una serie di scritti che si riferiscono a un ciclo di conferenze che Calvino avrebbe dovuto tenere presso l’Univeristà di Harvard in occasione delle Charles Eliot Norton Poetry Lectures, ma che non ebbero luogo a causa della sua morte improvvisa.

Queste lezioni sono disposte in un ordine non casuale. Infatti, ad aprire questi incontri vi è il capitolo intitolato “Leggerezza”. Scelta, dicevamo, non casuale, se si tiene in conto ciò che egli intendeva con questo termine:

“Leggerezza non è superficialità. Ma è planare sulle cose dall’alto, senza avere macigni sul cuore”.

È con questo spirito che bisogna leggere le successive lezioni, dedicate a “Rapidità”, “Esattezza”, “Visibilità”, “Molteplicità” e “Cominciare e Finire” (quest’ultima, per ironia della sorte, rimasta incompleta).

La proposta per il nostro millennio

A essere significativo è il sottotitolo: “Sei proposte per il prossimo millennio”. Il “millennio” a cui si riferisce è proprio quello che noi stiamo vivendo, il XXI° secolo, dato che quest’opera (pubblicata dopo la sua morte, peraltro) è del 1988 nella sua prima edizione. Già da allora, comunque, lo scrittore intravedeva quella che è diventata la prassi, cioè l’utilizzo impreciso delle parole.

Nel nostro caso, usare parole straniere anziché italiane quando ve ne sono di corrispondenti. E chiama questa caratteristica la “peste del linguaggio“. Il capitolo a cui si riferisce è emblematicamente intitolato “Esattezza“.
Infatti, lo scrittore auspicava che venisse utilizzato un linguaggio il più preciso possibile tanto dal punto di vista lessicale quanto da quello che riguarda l’immaginazione e le diverse sfumature del pensiero.

“Alle volte sembra che un’epidemia pestilenziale abbia colpito l’umanità nella facoltà che più la caratterizza, cioè l’uso della parola, una peste del linguaggio che si manifesta come perdita di forza conoscitiva e di immediatezza, come automatismo che tende a livellare l’espressione nelle sue formule più generiche”

Tutto ciò, guarda caso, ben si confà all’utilizzo delle parole straniere (per la maggior parte inglesi) che però sono imprecise, proprio in quanto non italiane e perciò da noi non ben conosciute. Questi termini risultano, così, in parte oscuri. Tanto da arrivare a chiederci quale sia il significato di lockdown, per esempio. Se fosse chiaro, non ci porremmo di certo il problema del suo significato.

La letteratura come rimedio per comunicare meglio

Cosa fare, quindi, per contrastare questa pestilenza che sembra aver preso il sopravvento sul linguaggio? La risposta la fornisce lo stesso Calvino: “la letteratura (e forse solo la letteratura) può creare degli anticorpi che contrastino l’espandersi della peste del linguaggio“.

Come fare? Semplicemente, possiamo leggere le opere letterarie per cogliere le sfumature che hanno le parole. In questo modo, ampliando il nostro vocabolario potremmo diventare più consapevoli nell’uso dei termini. Inoltre, potremmo capire che anche i termini più indefiniti possono essere usati precisamente.

Ma come, ancora? Facendo attenzione ad usare quella parola affinché abbia quel significato, in maniera univoca e inequivocabile. Come accade con l’Infinito del poeta Giacomo Leopardi. Questo accade perché, pur affrontando un tema così tanto indefinibile da diventare astratto, in realtà “il poeta del vago può essere solo il poeta della precisione, che sa cogliere la sensazione più sottile con occhio, orecchio, mano pronti e sicuri”.

In sostanza, tramite la lettura dei libri possiamo capire come usare praticamente in maniera corretta le parole. Possiamo, quindi, utilizzarle con esattezza “per render conto con la maggior precisione possibile dell’aspetto sensibile delle cose”. Così facendo possiamo adattare il modus pensandi che abbiamo conosciuto tramite la lettura dei libri per comunicare in maniera precisa ed efficace.

I vantaggi dell’esattezza

Occorre, quindi, utilizzare la lingua cum grano salis, ovverosia con un pizzico d’intelligenza e, anche, di curiosità per esplorare nuovi termini di cui non conoscevamo l’esistenza. In questo modo, avremo imparato qualcosa in più, arricchito e ampliato il nostro vocabolario, e acquisito un punto di vista in più che ci permetterà di vedere la realtà, anche quella di tutti i giorni, con uno sguardo diverso e più ampio.

Senza dimenticare che così potremo comunicare meglio. A questo proposito ecco le parole di uno dei più grandi scrittori, che ben evidenzia il legame esistente tra linguaggio e punti di vista:

“Un linguaggio diverso è una diversa visione della vita”

Gustave Flaubert

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Dario Portaccio

Dario Portaccio

Laureato in Informazione, Editoria e Giornalismo, oggi collaboro con BuoneNotizie.it grazie al percorso di formazione biennale dell'Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo, con cui sono diventato giornalista pubblicista.

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