Economia & LavoroLavoro

Una ricerca rivela: cattivi manager spingono i lavoratori a lasciare il posto. In corso una campagna di sensibilizzazione.

Che il management etico e le performances socialmente corrette siano diventate un indicatore importante nella valutazione complessiva delle organizzioni, si sapeva. Si sapeva anche che termini come Csr, sustainability management, manager etico, investimento nella comunita’, certificazione sociale e confomita’ a varie direttive europee, linee guida e protocolli internazionali per sono diventati i termini chiave per conciliare obiettivi economici, sociali e ambientali, in linea con quanto previsto dal triple bottom line approach.

Quello che, invece, pare non si sappia ancora bene riguarda il saper incentivare uno stile di leadership etico, l’unico che garantisce massimi risultati in termini di performances interne ed esterne dell’organizzazione.

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E’ proprio sul ruolo del manager etico che si incentra infatti la nuova ricerca commissionata nel Regno Unito dal Chartered Institute of Management (www.managers.org.uk) uno degli istituti di ricerca piu’ importanti della Gran Bretagna in tema di sviluppo e promozione del management etico. La ricerca, presentata lo scorso 11 novembre 2009, si inserisce in un contesto allargato : il lancio del “Manifesto for a Better Managed Britain” per la sensibilizzazione sul tema del managment etico e responsabile.
La campagna, gia’ stata sottoscritta da oltre 2000 manager, e considerando i dati emersi dalle interviste, si spera che le adesioni crescano, al fine di sensibilizzare su un tema che investe la sfera delle risorse umane, quella della garanzia e tutela dei lavoratori e quella della cultura organizzativa stessa.

Gia’ nel 1939 un gruppo di studiosi guidati da Kurt Lewin, pioniere della psicologia sociale, ricercatore ed esperto delle dinamiche di gruppo e delle organizzazioni aveva fornito a suo tempo una categorizzazione rispetto agli stili di leadership (democrativa, autoritaria, permissiva) rivelando l’appropriatezza della leadership democrativa e collaborativa.
Basato sulla condivisione delle decisioni, sul dialogo, sulla liberta’ di espressione, quello democratico si rivelo’ infatti l’unico stile di managment in grado di incentivare la motivazione dei lavoratori, incidere sulla cooperazione, sull’ interdipendenza del gruppo di lavoro, sulla condivisione dei valori e l’identifcazione nella mission e nella cultura organizzativa e di conseguenza sul raggiungimento degli obiettivi aziendali.

Se si sa’ che le lezioni vengono dal passato, si sa anche che spesso la messa in pratica degli insegnamenti richiede tempo. I dati emersi dalla ricerca del Charter Institute of Managemnt, dopo oltre 150 anni dalle ricerche di k. Lewin, non sono affatto consolanti.
“Bad bosses force staff to quit,” e’ il modo in cui la BBC sul sito web (http://news.bbc.co.uk) titola l’articolo che si riferisce alla ricerca in questione.

Dallo studio emerge non solo che 49% dei lavotori decide di lasciare il posto di lavoro per scarsa condivisione dello stile di leadership, ma che sempre piu’ spesso preferisce una remunazione minore ed uno stile di leadership etico ad uno stipendio piu’ alto abbinato ad uno stile di managment che non riflette i suoi valori e punti di vista.
Per quanto riguarda i manager, buona parte di loro ammette di non aver effettuato un dovuto periodo di training in grado di abilitarli e formarli nell’esercizio del loro ruolo e che quindi spesso si trovano “lanciati” nell’esercizio della nuova professione e coinvolti in processi di “learn by doing”. Il 68 % dei membri del management intervistati ammette, inoltre, di trovarsi a ricoprire posizioni apicali non per motivazione o per scelta personale ma per una questione di opportunita’,di questi il 40% dichiara apertamente che non avrebbe voluto assolutamente assumersi tutte le responsabilita’ legate all’esercizio di una posizione di managment.

Rilevanze empiriche queste, da non sottovalutare, specie se si pensa che lo scorso maggio all’ottavo Annual Responsible Business Summit, la piu’ grande conferenza europea sulla corporate social responsibility, quello della gestione etica d’impresa ha rappresentato uno dei noccioli piu’ importanti della piattaforma di dialogo londinese.

Il manager etico e’ considerato fautore del cambiamento socio-culturale, gestore del dialogo con gli stakeholder e di operazioni di comunicazione interna ed esterna, quindi in gran parte responsabile, nell’immagine e nella sostanza, di intervenire “sull’agire responsabile” dell’impresa, in cui si trova ad operare.

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Mariateresa Scardino

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