Presentata a Bruxelles la proposta di Direttiva della Commissione Europea per la regolarizzazione del lavoro stagionale all’interno dei Paesi dell’Unione. L’iniziativa rientra nell’ambito d’azione sull’immigrazione illegale del 2005, approvato dal programma di Stoccolma che il Consiglio Europeo ha adottato nel dicembre del 2009. Le indicazioni formulate riguardano i diritti del lavoro, l’armonizzazione dei flussi di ingresso, la semplificazione delle procedure e lo scoraggiamento dell’immigrazione clandestina.

Si tratta di norme che disciplinano la permanenza standard (6 mesi), le quote multi stagionali (3 anni), le migrazioni circolari. Le quote d’ingresso saranno invece stabilite dai singoli Stati. Previste come misure a tutela del lavoratore la possibilità di iscrizione al sindacato, la protezione sociale e il salario minimo. Il datore di lavoro che richiede quote di lavoro stagionale dovrà garantire un alloggio dignitoso.

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Il Commissario agli Affari Interni, Cecilia Malmstrom, in una dichiarazione stampa sostiene “dal canto nostro dobbiamo offrire ai lavoratori stagionali dei paesi terzi, spesso vulnerabili, condizioni di lavoro migliori e uno status giuridico certo che li protegga dallo sfruttamento”

Attualmente nella Ue vengono impiegati circa 100mila lavoratori stagionali. I settori produttivi più interessati sono il turismo e l’agricoltura. L’Italia figura tra i Paesi che richiedono più manodopera: solo nel 2008 registrate 11mila richieste per il 2010, a differenza di Germania (oltre 4mila) e Francia (oltre 2mila) che attingono maggiormente dal mercato interno.

In attesa che il documento proposto passi l’esame del Parlamento e del Consiglio europeo, per i soggetti più deboli, si intravedono buone aspettative in funzione della dignità del lavoro e della persona.

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Pasquale La Torre

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