“Cash mob” significa aiutare un esercizio commerciale della propria città o quartiere attraverso un’azione di acquisto di massa. In pratica, un gruppo di persone decide di fare acquisti, tutte insieme e nello stesso giorno, in un piccolo negozio della propria zona o del proprio quartiere che si trova in difficoltà economiche, al fine di impedirne la chiusura.

Dopo gli acquisti a km zero e la spesa dal contadino, arriva anche il Italia il “cash mob” (neologismo coniato sulla scia di “flash mob”) con un obiettivo ben preciso: l’impegno delle comunità locali per aiutare e salvare le piccole botteghe di quartiere e i negozi a gestione familiare.

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I cash mob sono nati negli Stati Uniti nel 2011 e i primi eventi documentati sono stati quelli di Buffalo (New York State)  e di Cleveland (Ohio). La prima azione è nata nell’agosto 2011 su iniziativa del blogger Christopher Smith per salvare dalla chiusura uno storico negozio di vini della città. Smith era riuscito a radunare, attraverso social network e passaparola, un centinaio di persone. Nello stesso periodo a Cleveland l’avvocato Andrew Samtoy aveva avuto la stessa idea e a novembre 2011 riusciva a radunare un gruppo di circa 40 persone per fare acquisti di massa in una libreria locale (nella foto).

Entrambi i gruppi sostengono di essere i creatori sia del termine “cash mob”, sia del tipo di evento. Ma non ha molta importanza: ciò che conta è che, attraverso il web, l’idea di un acquisto mirato di massa ha cominciato a diffondersi in tutto il nord America, tanto che oggi si contano gruppi di cash mob locali in oltre 32 stati U.S.A. e in Canada. Samtoy stesso ha definito il cash mob “una specie di Groupon al contrario, un acquisto di massa, locale e solidale che dà una chance ai piccoli imprenditori di creare un rapporto diverso e di lunga durata con i clienti”. Ed ha suggerito di dichiarare il prossimo 24 marzo 2012 “National Cash Mob Day”, invitando i gruppi ad organizzare cash mob negli U.S.A. e in tutto il mondo.

Va sottolineato che i cash mob non sono azioni politiche, ma il tentativo di un gruppo di cittadini di fare qualcosa di buono per l’economia locale. Samtoy stesso, in proposito, ha dichiarato alla stampa statunitense che “i cash mob non sono e non vogliono essere un’organizzazione politica o sociale, ma una risposta alla crisi economica”.

Il gruppo di Cleveland ha anche messo a punto e pubblicato online una serie di “Mob Rules”, alcune regole semplici e di buon senso che aiutano, a livello pratico, tutti coloro che desiderano organizzare un cash mob nella propria città. Innanzitutto, è essenziale trovare un commerciante locale bisognoso di aiuto, ottenere l’approvazione dei proprietari del negozio oggetto dell’evento e fissare un “impegno di spesa” al quale tutti devono attenersi (in genere si tratta di 20 dollari o 10-15 euro a testa). L’annuncio del cash mob deve avvenire con almeno una settimana di preavviso, inoltre si fissa l’appuntamento in un luogo di incontro neutro, ma non si svela il nome del negozio prescelto fino all’ultimo momento.

Per quanto riguarda l’esercizio commerciale, deve essere solo ed esclusivamente a carattere locale e il negozio, a sua volta, deve restituire il “favore” alla collettività, secondo modalità flessibili per ogni comunità, purché condivise (beneficenza, attività di interesse pubblico, donazioni, ecc.). Infine, dopo ogni cash mob, sarebbe bene andare a mangiare e bere qualcosa tutti insieme in un locale nelle vicinanze che offra prodotti enogastronomici locali.

Grazie ai social network (Facebook e Twitter in testa), il cash mob è arrivato anche in Italia. E’ nato a Milano il gruppo “Cash Mob Milano”, che si autodefinisce “un tentativo di replicare questa grande idea socialmente utile”. Il primo cash mob milanese è previsto per sabato 14 aprile 2012 alle ore 18,00 in Piazzale Bacone. L’esercizio commerciale oggetto di questo cash mob è a rischio chiusura, a causa di affitto raddoppiato e crisi economica. “Una realtà gestita da persone competenti e appassionate”, spiegano gli organizzatori. “Un prodotto acquistato per voi o per i vostri cari può fare la differenza in modo concreto e immediato”. Il nome del negozio? Top secret, naturalmente.

 

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Laura Pavesi

Laura Pavesi

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