Che il mondo del lavoro parli ancora un linguaggio prettamente maschile, è cosa risaputa. Che la lotta per l’uguaglianza remunerativa e occupazionale tra i generi (maschile e femminile) sia ancora tutta da “giocare” lo è altrettanto. C’è però una buona notizia che riguarda le donne e che giunge dal versante della microfinanza e della piccola, piccolissima imprenditoria.

Da una ricerca prodotta nell’ambito del progetto ‘Monitoraggio dell’integrazione delle politiche del lavoro con le politiche di sviluppo locale dei sistemi produttivi relativamente al microcredito e alla microfinanza’ e realizzata per il ministero del Lavoro, le donne detengono la maggioranza (precisamente il 52%) dei fondi erogati per favorire l’inizio di piccolissime attività imprenditoriali .

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Dal progetto, il cui obiettivo è individuare e monitorare le attività delle istituzioni, organismi ed enti che operano nel campo della micro finanza per favorire l’integrazione sociale e lavorativa dei soggetti altrimenti esclusi dal mercato del lavoro, le donne e gli immigrati  (che detengono il 46,2% di fondi) attingono soprattutto al microcredito socio-assistenziale, sia in termini di numero di prestiti che di ammontare.

I dati parlano di cifre che superano i 63 milioni di europ nelle erogazioni complessive per l’anno scorso. Fondi grazie ai quali, in Italia, si sono potuti realizzare 106 iniziative per un totale di 7167 micro prestiti che hanno soddisfatto poco meno della metà delle richieste sottoposte a valutazione. “Si tratta di un fenomeno in progressiva e sostenuta espansione” ha dichiarato Mario Baccini, Presidente Enm Ente Nazionale per il microcredito “sopratutto in questo momento di crisi economica e stretta creditizia”.

La ricerca ritaglia un profilo delle neo imprenditrici: sono donne over 45, soprattutto diplomate, ma spesso anche in possesso di titoli di studio inferiori, coniugate ma talvolta anche divorziate, separate o vedove, prevalentemente unica fonte di reddito familiare.
Diversa è invece la situazione dei giovani che accedono per poco più di un quinto alle opportunità di microcredito,(20,8%) e soprattutto promuovendo attività con finalità di autoimpiego e di tipo produttivo (settore nel quale si riduce la partecipazione degli immigrati). Le attività produttive, numericamente inferiori rispetto ai microcrediti concessi con finalità socio-assistenziali, riguardano importi mediamente più elevati.

Chi segue il nostro giornale, ricorderà la storia di Aslì, giovane imprenditrice milanese e del suo Gogol Ostello. Con ancora negli occhi e nel cuore il genuino entusiasmo di quella bella ragazza, incoraggiamo questo tipo di progettualità.

 

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