Preferire abiti e oggetti di seconda mano è una scelta etica e sostenibile che genera ogni anno un mercato da 23 miliardi di euro.

La Second Hand Economy, ovvero il mercato originato dalla vendita e dall’acquisto di oggetti di seconda mano, non è un inedito nello scenario mondiale   Tuttavia nel 2020 si è assistito ad una vera e propria esplosione del fenomeno.

Secondo un’indagine condotta da Bva Doxa, il mercato dell’usato  ha generato, nell’anno della pandemia, un giro di affari di 23 miliardi di euro. Il trend è in crescita: stando alla stima della società di consulenza Boston Consulting Group, il business vale tra i 30 e i 40 miliardi di dollari in tutto il mondo con un incremento atteso dal 15% al 20% l’anno.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici

Il 65% di coloro che ricorrono a questa forma di economia circolare appartiene alla Generazione Z, ossia i nati tra la seconda metà degli anni Novanta e la prima decade del Duemila, a cui si sovrappone una fetta di mercato costituita da famiglie giovani.

La sensibilità verso scelte etiche all’origine della Second Hand Economy

Tra le motivazioni che alimentano il ricorso alla compravendita di beni di seconda mano giocano un ruolo importante la possibilità di acquisto online attraverso app e piattaforme di e-commerce, la maggior sensibilizzazione verso pratiche legate alla sostenibilità ambientale, una rinnovata esigenza di dare valore alle cose con conseguente estensione del tempo di vita di un prodotto e la prevalenza del gusto personale nello scegliere un prodotto anche se usato.

L’esigenza di ridisegnare gli spazi domestici a causa del maggior tempo trascorso in casa dovuto all’emergenza sanitaria e la difficoltà di conservare le cose inutilizzate hanno incentivato la ricerca di soluzioni pratiche per liberare spazio con la possibilità di ricavarne un possibile guadagno. 

Oggi motivazioni pratiche e ragioni etiche spingono verso la Second Hand Economy, diversamente da quanto accadeva in passato lì dove l’acquisto di oggetti usati si limitava alla possibilità di accesso a beni che altrimenti avrebbero avuto un costo troppo elevato.

La Second Hand Economy cresce con internet

Un caso concreto è costituto dalla nota app Vinted, che si basa sull’idea che più del valore di mercato conti il valore soggettivo dell’oggetto assecondando gusti e preferenze personali. L’app nasce nel 2008 e ad oggi è presente in 12 paesi ma il boom arriverà con la pandemia. Il servizio offre la possibilità di vendere ed acquistare non solo abiti usati, ma anche libri e oggetti per la casa, con vantaggi reciproci per chi compra e chi vende. Stando alla parole di Thomas Plantenga, ceo di Vinted.

L’app Vinted include tutti i servizi necessari dalla ricerca all’elenco, per discutere, comprare e vendere in un ambiente sicuro, e consente ai nostri membri di reinventare i loro stili, cambiare le loro abitudini di acquisto e guadagnare, riducendo il loro impatto. Questo significa per noi rendere la moda second hand la prima scelta in tutto il mondo

Sono molte le app dedicate al settore dell’abbigliamento tra cui Depop di produzione italiana e  Vestiaire Collective. Il sito più noto per gli habitué della Second Hand Economy è Subito.it, che dal 2007 offre la possibilità di vendere e acquistare una gamma di prodotti vastissima. La novità rispetto ad altri e-commerce che riservano anche una parte alla vendita di prodotti usati, come E-bay ad esempio o Amazon, è che il servizio nasce specificatamente per il commercio di prodotti di seconda mano.

Il rinnovato interesse verso queste abitudini gioca un ruolo fondamentale sulla necessità di rivedere la relazione tra l’uomo e gli oggetti puntando su fattori chiave come la personalizzazione, le spinte valoriali e la creatività, che oltre a prolungare la vita degli oggetti sono delle risposte efficaci alla cultura dello scarto.

Leggi anche

Cambiamenti climatici: le città vanno verso la sostenibilità

Economia circolare e riciclo, l’Italia prima in Europa

 

Condividi su:
Giacomo Capodivento

Giacomo Capodivento

Insegno religione dal 2012. Laureato in Comunicazione e Marketing e studente in Comunicazione e innovazione digitale. Per me occuparmi di comunicazione è una questione politica. Oggi collaboro con BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici