La situazione economica attuale vede un aumento sostanzioso dei prezzi legati alle risorse energetiche e in generale una crescita dell’inflazione, che consiste nella riduzione della capacità di acquisto di prodotti e servizi. In altre parole i lavoratori possono comprare con i loro stipendi minori quantità di beni, a causa dell’incremento dei prezzi.

La lotta all’inflazione è un argomento che vede come protagonista la Banca Centrale Europea, ma iniziative di aiuto per difendere il reddito dei lavoratori dall’ondata inflazionistica possono arrivare anche dalle aziende. È questo il caso dello strumento del welfare aziendale, messo in campo da molte imprese nostrane che propongono così un supporto tangibile alla vita di numerose famiglie, in tempi di difficoltà economica.

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Nel corso del 2022 il welfare aziendale e in particolare i fringe benefit, sono stati oggetto di aggiornamento per quanto riguarda l’importo non soggetto ad aliquota fiscale, oggi stabilita a 3.000 euro.

Cosa è il welfare aziendale

I dati Istat di ottobre confermano un’inflazione in Italia in crescita, pari all’8% sul 2022. Per fornire un supporto concreto e immediato ai lavoratori alle prese con il carovita, sempre più aziende hanno fatto ricorso a piani di welfare per supportare il benessere dei dipendenti.

Nel welfare aziendale rientrano due tipologie di benefit: i fringe benefit e i flexible benefit. I primi sono benefici in natura offerti dall’azienda al lavoratore con la finalità di evitare a quest’ultimo una spesa, in aggiunta alla normale retribuzione monetaria dello stipendio. In questa categoria rientrano i buoni pasto, i telefoni e gli abbonamenti di telefonia e navigazione Internet, le auto aziendali e i buoni carburante.

I flexible benefit sono dei benefici aggiuntivi estendibili anche ai familiari dei lavoratore e flessibili, nel senso che il dipendente è libero di scegliere tra un paniere di beni e servizi tra quelli per cui l’azienda ha stipulato delle convenzioni. I fornitori sono molto variegati e ricadono in questo segmento diversi servizi per la famiglia come le spese per l’asilo, l’assistenza sanitaria o verso anziani e persone non autosufficienti. Si può spaziare inoltre nelle categorie più varie, ad esempio sono spesso presenti convenzioni con palestre e ristoranti, gift card da spendere nei negozi o e-commerce aderenti e diverse attività culturali.

Il welfare aziendale come strategia vincente

I piani di welfare aziendale son spesso citati come strategie win-win, cioè strategie che risultano vincenti per tutte le parti coinvolte: i dipendenti, le imprese e lo Stato. Dal punto di vista del lavoratore, il welfare aziendale è percepito come una attenzione aggiuntiva dell’organizzazione, che alimenta fidelizzazione e senso di appartenenza. Oltre a questo, rappresenta uno strumento concreto che amplifica la capacità di spesa del dipendente e della sua famiglia, aiutandolo a far fronte a periodi di particolare difficoltà economica.

Dal lato azienda, il beneficio ottenuto riguarda sia la motivazione delle proprie persone, che risulteranno più soddisfatte e collaborative, sia l’esenzione fiscale che permette di riconoscere dei benefit ai dipendenti senza essere gravati da una imposizione tributaria aggiuntiva.

Dal punto di vista dello Stato, il welfare aziendale è una leva molto positiva per garantire la tutela previdenziale, culturale e sanitaria dei propri cittadini, utilizzando le aziende come sostituti del ruolo assistenziale statale. Tutti e tre i soggetti coinvolti, rispettivamente cittadini, aziende e Stato, risultano arricchiti dal ricorso al welfare aziendale.

Le novità normative

Nel corso del 2022 i Governi italiani hanno ritoccato due volte la soglia detassabile dei fringe benefit. Il Governo Draghi aveva alzato l’importo da 258,23 euro a 600 euro con il Decreto Aiuti bis. La somma esentasse è stata quintuplicata dal recente Decreto Aiuti quater del Governo Meloni, arrivando a 3.000 Euro per il 2022, con la finalità di aumentare la capacità di spesa dei lavoratori senza imporre un aggravio fiscale. La normativa non prevede obblighi di adeguamento, è quindi rimessa alla volontà delle singole aziende la scelta di aderire o meno all’iniziativa.

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Chiara Bastianelli

Chiara Bastianelli

Laurea in Economia e Direzione Aziendale. Project manager in una società di consulenza strategica per le imprese. Appassionata di aziende, finanza e letteratura.

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