L’Unione Europea vuole più trasparenza quando si parla di stipendio con un dipendente. Lo scorso 30 marzo sono state approvate in via definitiva alcune nuove norme per promuoverla.

Le imprese europee dovranno fornire più informazioni su come e quanto pagano i propri lavoratori.

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La nuova legislazione vuole agevolare il confronto dei compensi tra i dipendenti e in questo modo rendere più facile individuare e colpire i divari retributivi di genere (il cosiddetto gender pay gap). Si calcola che nella UE le donne guadagnano, a parità di mansioni, in media il 13% in meno dei loro colleghi uomini.

Come parlare di stipendio con il dipendente

La nuova normativa per rendere più equo il calcolo dello stipendio per ciascun dipendente coinvolge innanzitutto il colloquio di lavoro. Chi cerca lavoro dovrà sapere in anticipo qual è il livello contrattuale e la retribuzione offerta. Questa informazione dovrà essere indicata nell’annuncio di lavoro pubblicato o comunque dovrà essere comunicato prima di effettuare il colloquio.

Dovranno essere indicati i criteri con cui sarà stabilita la paga annuale e quelli con cui è possibile accedere a promozioni e avanzamenti di carriera. I criteri non dovranno essere in alcun modo discriminatori, specialmente rispetto al genere. Sarà obbligatoria la neutralità anche quando saranno diffusi avvisi che segnalano posti di lavoro vacanti, compreso il nome usato per identificare le posizioni lavorative.

Sarà vietata la prassi di richiedere al candidato quanto guadagna attualmente e di visionare le sue buste paga. Diventerà vietato anche il segreto salariale. Si tratta di accordi di non divulgazione tra azienda e dipendente, per i quali il lavoratore non può diffondere notizie sul proprio stipendio o chiedere informazioni sulla paga delle altre categorie di dipendenti.

Secondo le nuove norme, i lavoratori e i loro rappresentanti hanno il diritto di ricevere informazioni chiare ed esaurienti sugli stipendi individuali e sulle retribuzioni medie; questi dati dovranno essere disponibili suddivisi per genere.

Per quanto riguarda le azioni legali relative allo stipendio, la nuova normativa stabilisce una inversione dell’onere della prova. In altre parole, se un lavoratore accusa la propria azienda di non rispettare il principio di parità di retribuzione, sarà il datore di lavoro a dovere dimostrare che non c’è stata discriminazione per evitare la condanna.

L’applicazione delle norme sulla trasparenza

L’Italia di recente ha fatto dei significativi passi avanti in materia di parità.

Adesso dovrà recepire la normativa europea nel nostro Paese, promuovendo la trasparenza sullo stipendio del personale dipendente. Il nostro Parlamento dovrà stabilire sanzioni efficaci, proporzionate e dissuasive per i datori di lavoro che non rispettano le regole. Dovrà inoltre assicurare a ogni lavoratrice dipendente danneggiata di ottenere un risarcimento.

I partiti che compongono la maggioranza parlamentare nel nostro Paese hanno già espresso alcune perplessità sulle regole europee. In particolare, il timore è che risultino troppo severe e pesanti per le aziende su cui gravano i nuovi obblighi.

Al momento di votare la direttiva, nessuno dei deputati europei di Fratelli d’Italia si è espresso a favore del provvedimento. Precisamente, si sono registrati cinque voti contrari e due astensioni. Due voti contrari sono arrivati anche da Forza Italia.

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Giovanni Pigozzo

Giovanni Pigozzo

Nei modi più vari mi sono sempre occupato di quel che succede nel mondo del Lavoro. Analizzo come è fatta e come evolve l'attività umana che più di tutte occupa le nostre giornate. Aspirante giornalista pubblicista, scrivo per BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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