10 domande a Sergio Borra, fondatore e a.d. di Dale Carnegie Italia.

“Come influenzare gli altri e conquistare nuovi amici” è la traduzione letterale di “How to win friends and influence people”, uno dei più grandi best-seller di tutti i tempi, con oltre 16 milioni di copie vendute, scritto da Dale Carnegie nel lontano 1936 ma ancora oggi attualissimo, tanto da essere stato riproposto con una nuova versione aggiornata e attualizzata intitolata “Come trattare gli altri e farseli amici nell’era digitale”. L’autore, classe 1888 e originario del Missouri, fu uno dei primi formatori in ambito di comunicazione e public speaking dell’epoca, dando vita alla Dale Carnegie Training, tuttora esistente e presente in ben 90 Paesi nel mondo tra cui l’Italia. Ho chiesto a Sergio Borra, fondatore e CEO di Dale Carnegie Italia, punto di riferimento nel mondo della formazione aziendale e manageriale, come sono stati declinati oggi gli insegnamenti di Dale Carnegie, sia nel mondo aziendale, sia nelle relazioni interpersonali, ovvero come possiamo migliorare le relazioni migliorando la nostra comunicazione.

Sergio, comunicare in modo efficace con le persone sembra essere diventata una delle cose più difficili in assoluto. A cosa è dovuta secondo te questa difficoltà?  

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Più che un problema di comunicazione, il più delle volte è un problema di ascolto. Noi della Dale Carnegie crediamo fermamente che, in un mondo altamente connesso come quello attuale, la connessione più importante rimanga quella umana. Quando non c’è un flusso di comunicazione corretto è perché molto spesso le persone non si ascoltano tra di loro. Noi non ascoltiamo per ascoltare, ma ascoltiamo per controbattere o per rispondere. Quando c’è questo atteggiamento di base, sicuramente la comunicazione non è fluida. La difficoltà nella comunicazione è dovuta molto spesso anche alla mancanza di fiducia, o perché rimangono i “non detti” che lasciano spazio a incomprensioni e interpretazioni: ci sono “non detti” legati a differenze di visione, i “non detti” che nascono da informazioni insufficienti o imprecise, oppure si dà per scontato che gli altri capiscano o che la pensino come noi. In sintesi, non si dà mai abbastanza importanza alla comunicazione, e finiamo in un frullatore che spesso può avere un impatto negativo sulle relazioni interpersonali. 

Secondo te è sempre stato così o è solo un problema della comunicazione di oggi?

Il flusso d’informazioni che abbiamo oggi è aumentato molto di più rispetto al passato, è diventato anche più complicato riuscire a gestire le informazioni e capire quali sono le migliori e le più importanti.

Come si può migliorare oggi la comunicazione per migliorare le relazioni, sia personali sia in ambito lavorativo?

Abbiamo verificato da moltissime ricerche che in effetti le relazioni interpersonali restano tra le sfide più grandi anche nelle aziende, e ripeto: per essere comunicatori efficaci bisogna sapere essere anche ascoltatori efficaci. Un famoso proverbio dice che abbiamo due orecchie e una bocca per ascoltare il doppio di quanto parliamo. Il punto è che quando parliamo, spesso ripetiamo quanto già sappiamo, mentre quando ascoltiamo talvolta possiamo anche imparare qualcosa di nuovo. Quindi il mio invito è: per migliorare la comunicazione e le relazioni dobbiamo ascoltare tutti di più. Comunicare vuol dire mettere in comune e saper ascoltare, qualità fondamentali per un leader. Non puoi ascoltare e comunicare davvero, se non osservi le persone e non sei concentrato ad ascoltarle. Quindi occorre affinare la sensibilità verso i nostri interlocutori.

Quali sono oggi dunque le caratteristiche di una comunicazione vincente? 

Distinguiamo innanzitutto la comunicazione efficace dalle relazioni interpersonali. A tutti è capitato di ascoltare dei grandi comunicatori che riescono a parlare in modo molto chiaro, senza sbagliare neanche un congiuntivo, però magari ci davano un’impressione non positiva, senza sapere realmente il perché. E poi abbiamo avuto a che fare con persone che non comunicavamo con un linguaggio efficace, ma che ci ispiravano fiducia immediatamente. L’obiettivo ideale sarebbe riuscire a essere efficaci nella comunicazione, cioè raggiungere lo scopo che avevamo in mente di comunicare, avendo anche buone relazioni con gli altri. Credo che questo per un leader sia fondamentale, perché se riesci a comunicare bene e riesci a relazionarti bene con gli altri trasmetti subito un sentimento di fiducia. E oggi la fiducia è il bene più prezioso sia all’interno della società, sia all’interno delle organizzazioni.

Quanto conta la fiducia in una relazione, sia essa personale o professionale? 

Noi abbiamo lavorato molto all’interno di aziende di qualsiasi dimensione e dico sempre che, se avessi il potere di mettere la fiducia nel conto economico delle aziende, io lo farei subito. Se noi potessimo veramente quantificare i costi della “non fiducia” rimarremmo sbalorditi. E se potessimo quantificare i benefici della fiducia, rimarremmo altrettanto meravigliati. Quindi sono convinto che nei rapporti, sia nei team sia nella vita personale, la fiducia sia alla base e la fiducia la crei in tanti modi: comunicando in maniera coerente, relazionandoti in maniera efficace, mantenendo le promesse… Ci sono tanti modi per creare fiducia.

Da alcuni sondaggi è emerso che la fiducia nel mondo dei media è ai minimi storici. Quale impatto hanno su di noi le notizie esageratamente negative in termini di costo della fiducia? 

Se sono notizie negative ma realistiche forse hanno un impatto meno forte. Il problema è quando queste notizie non sono reali. Questo ha un impatto molto negativo sulla fiducia. Questo vale anche nelle relazioni interpersonali. La fiducia sta nell’essere autentici, sinceri e affidabili. Il problema è che oggi manca questa affidabilità e quindi le persone sono molto disorientate.

Come si sarebbe potuta affrontare l’emergenza coronavirus dal punto di vista della comunicazione politica? 

Sicuramente si poteva comunicare meglio, essere più precisi, strutturare in anticipo un piano di procedure. Ma ci siamo trovati di fronte ad un’emergenza del genere per la prima volta. Quindi col senno di poi è troppo facile parlare. E’ una situazione in cui sarebbe stato molto difficile per chiunque trovare una soluzione valida. 

E di quella mediatica?

Forse avremmo potuto evitare allarmismi. Il buon senso è la cosa migliore, ovvero la capacità di giudicare con equilibrio e ragionevolezza determinate situazioni, comprendendo le conseguenze concrete e pratiche che certe informazioni comportano.

Secondo te gli insegnamenti di Dale Carnegie potrebbero essere validi anche nella professione giornalistica? 

I principi di Dale Carnegie sono validi da sempre e lo saranno ancora tra 100 anni. Dobbiamo distinguere la persona del giornalista dall’attività giornalistica. Il primo può adottare certamente tutti i principi per migliorare le relazioni lavorative e personali. Nell’attività giornalistica invece alcuni principi non possono essere utilizzati. Per esempio nel giornalismo d’inchiesta il 1° principio, ovvero “non criticate, non condannate, non recriminate” non può essere adottato. Dipende molto dal tipo di notizie. Mentre il 3° principio, ovvero “suscitate negli altri un desiderio intenso di fare ciò che proponete”, o l’8°, “parlate di ciò che interessa gli altri” possono essere certamente utilizzati. Dipende anche dal mezzo di comunicazione. Ad esempio, in televisione o in radio il 5° principio “sorridete” o il 7° che è “siate buoni ascoltatori” o ancora “cominciate sempre in modo amichevole” sono princìpi che possono essere sempre applicati.

Quali sono i prossimi appuntamenti di Dale Carnegie Italia? 

La nostra attività principale è fare incontri in aula e dal vivo, ma con l’emergenza in corso la nostra agenda ha subìto molti cambiamenti. La cosa positiva è che, grazie all’esperienza che abbiamo anche con la formazione live on-line, stiamo estendendo gli appuntamenti con dei nuovi webinar. 

Ecco le date relative ai prossimi 4 Webinar LiveOnline:

Tutti gli appuntamenti sono disponibili sul sito di Dale Carnegie Italia oppure scrivendo alla nostra segreteria: [email protected].

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Silvio Malvolti

Silvio Malvolti

Ho fondato BuoneNotizie.it nel 2001 con il desiderio di ispirare le persone attraverso la visione di un mondo migliore. Nel 2004 ho costituito l'Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo, che oggi gestisce questa testata: una sfida vinta e pluripremiata.

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