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Buone o cattive notizie? Intervista a Beppe Severgnini

di 13 Settembre 2007Agosto 18th, 2021No Comments

Mentre stava prendendo un aereo, Beppe Severgnini aveva notato con sorpresa che un gruppo di studenti passava indifferente davanti all’offerta gratuita di quotidiani. A questo proposito gli abbiamo chiesto se, a suo parere, i giovani leggono poco per il tipo di notizie contenute, spesso negative.

Perché i giovani leggono poco i giornali o sono scoraggiati dal farlo? 

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Uno dei motivi per cui i ragazzi non leggono i giornali è perché questi ultimi sono ansiogeni: ci sono delle cattive notizie e ci sono delle notizie che si potrebbero dare in un altro modo. Questa specie di gusto macabro nel seguire i particolari si è visto non solo nella cronaca nera italiana ma anche nelle grandi tragedie internazionali. Se devo essere sincero ci sono altri motivi per cui i ragazzi si stanno staccando dalla lettura dei quotidiani a cominciare dal linguaggio e del fatto che c’è una sorta di attaccamento di indulgenza verso i giochi della politica, non è un problema di lingua italiana anche se alcuni dovrebbero tornare a fare qualche esercizio di sintassi e mi riferisco ai noti editorialisti. Quando io vado nelle scuole i ragazzi mi capiscono e so che i miei articoli vengono utilizzati in classe, li usano per ragionare, e mi illudo di saper parlare e scrivere in maniera comprensibile. Molti miei colleghi non ci provano neanche, sarebbero in grado ma non ci provano, non si può cominciare un articolo di fondo con tre subordinate… ma siamo matti… secondo me è penalmente rilevante.

E’ un problema di linguaggio e di contenuti e se volete, così vi faccio contenti, c’è la difficoltà di trovare motivi di ottimismo che in realtà ci sono.

Quindi qualche volta dovremo dedicarci anche noi: la faccenda è che sia più facile scrivere delle brutte notizie e non c’è nulla di così facile da descrivere come la tragedia.

I media approfittano delle notizie allarmistiche?

Le cattive notizie arrivano più in fretta di quanto non facevano tempo addietro e la notizia viene diffusa in tempi molto brevi. Non credo che i giornali campino sulle cattive notizie anche se sospetto che alcuni lettori del vostro sito la pensino diversamente: ritengo che un delitto come quello di Cogne sia stato trattato in televisione in modo deontologicamente scorretto ma ha  portato ascolti. In tv per adesso il crimine paga, anche se due pattinatori alle olimpiadi invernali hanno ottenuto il quadruplo degli ascolti. Io ho fatto le mie piccole indagini e ho scoperto che molti abbandonano la lettura dei quotidiani perché non tollerano l’idea di beccarsi questa scarica di ansia la mattina mentre fanno colazione.

Problemi del mondo dell’informazione: c’è ancora fiducia? 

C’è poca fiducia nel mondo dell’informazione e la cosa mi rattrista perché io so per certo che moltissimi giornalisti in Italia fanno veramente l’impossibile per scrivere dei prodotti buoni.

Credo che ci siano due problemi però: il primo è che moltissimi giornalisti non vedono più il giornalismo come una sorta di quarto potere, diverso dagli altri con tutti i suoi limiti, i suoi compromessi, le sue pavidità ma lo considerano un altro strumento di lotta politica e vale a sinistra come a destra. Secondo me questo giornalismo si sta scavando la fossa perché inteso in questo modo  diventa politica e i ragazzi non capiscono più a chi credere. 

Si sente emarginato?

No, non mi sento emarginato. Se io capissi dai numeri del mio sito Italians, o dei miei libri, o quando vado in giro, che i miei lettori mi hanno lasciato credo che cambierei immediatamente lavoro.

Quali sono i media in cui è possibile trovare fiducia nelle informazioni?

No, non rispondo… c’è dappertutto, c’è sulla radio, la televisione o nei giornali. Direi che uno dei media che ha grandi potenzialità in questo senso è la radio.

Purtroppo però a volte si rifugiano il quello che io chiamo lo strano ma vero… notizie cazzutelle che si trovano in giro sui siti o nelle brevi dei giornali, ecco il mondo come strano ma vero: è una cosa che comincio a non sopportare più, credo che molti conduttori dovrebbero pensare che siano occasioni sprecate perché se hai tre ore in una radio nazionale forse varrebbe la pena di dire qualcosa, però dicendo qualcosa si scontenta sempre qualcuno e forse lo “strano ma vero”, la notiziola, è anche un modo per non rompere le uova.

Lei ha una buona notizia per il nostro giornale? 

Sì, come diceva Giorgio Gaber ne “La mia Generazione”, la “mia” generazione, quella nata negli anni ’50, al momento sta pareggiando e non la vedo bene per il finale della partita. Credo nella under 21 e nella under 25, come dicevo prima.

La buona notizia è che, secondo me, i mezzi di comunicazione, internet in primis, e la facilità della comunicazione non saranno sprecati da questa generazione e avremo delle belle sorprese anche dal punto di vista politico. Per me è la migliore notizia, a patto che i più grandi, cioè noi, stiano attenti, e diano una mano a questa crescita.

Possiamo confermare la notizia che noi siamo il Paese delle persone simpatiche, solari…?

Mettiamola così… io credo che ci siano cinque (sono sei) grandi “G” italiane che sono la nostra vera forza: Genio, Gusto, Gioia, Grinta, Gentilezza e Generosità… Però abbiamo 6 “I” che ci fregano… sono Inaffidabilità, Intelligenza o meglio uso pernicioso della medesima, Inciuci, Immobilismo, Improvvisazione e Ideologia. Queste I sono la nostra zavorra. Siccome non posso occuparmi del sito per il prossimo è meglio fermarsi qua ma i vostri lettori hanno già capito.

Intervista di Mariagrazia Tagliabue pubblicata sul n.3 di BuoneNotizie in edizione cartacea (marzo 2006)

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Mariagrazia Tagliabue

Mariagrazia Tagliabue

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