Il mondo dell’informazione internazionale sta cambiando: sono diverse le esperienze che stanno prendendo vita tra giornalisti ed esperti di media a livello globale finalizzate ad aprire il giornalismo tradizionale ai nuovi e diversi scenari che caratterizzano il mondo contemporaneo. Ci si sta accorgendo dunque di quanto sia necessario dare spazio e voce a nuovi giornalismi possibili, che abbandonino la tendenza – oggi preoccupantemente diffusa – di focalizzarsi esclusivamente sul problema.

Tra le esperienze più significative sicuramente il Tranformational Media Initiative (TMI), network globale di pionieri della comunicazione – cui Buone Notizie ha recentemente aderito – impegnato nella definizione di strumenti narrativi e mediatici che siano in grado di raccontare i fatti esprimendo idee e prospettive, trovando soluzioni ai problemi affinché i lettori non siano lasciati alla mera descrizione dei fatti, ma siano allo stesso tempo informati sulle possibili soluzioni. I membri di TMI si sono dati appuntamento al 26 ottobre al 2 novembre a Washington DC, per il TM Summit 2014, evento a cadenza annuale in cui esponenti del mondo del giornalismo costruttivo (scopri cos’è cliccando qui) e della comunicazione metteranno a fattor comune esperienze e prospettive per lo sviluppo di media intelligenti pronti a rispondere alle sfide più importanti del nostro presente e futuro.

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici

Vale anche la pena di ricordare il Solutions Journalism Network, un network questo totalmente made in USA, fondata da David Bornstein e Tina Rosenberg, due editorialisti del New York Times insieme a Courtney Martin e di cui fa parte anche Keith Hammonds, coautore dello studio “The Power of Solutions Journalism condotto da ricercatori dell’Università del Texas. Anche in questo caso, i giornalisti del network sono interessati ad affrontare ed ampliare un limitato e riduttivo ecosistema giornalistico, arricchendolo con articoli e inchieste che descrivano un problema e una possibile soluzione, nella speranza di coinvolgere maggiormente e in maniera costruttiva i lettori. Keith Hammond è convinto che “[ci] sia un enorme divario in termini di coinvolgimento del lettore tra le storie che raccontano ciò che non funziona e quelle che invece includono dati basati su reali evidenze e fatti nel tentativo di mettere a posto ciò che va nel verso sbagliato”. Molti lettori si sentono dunque più coinvolti e responsabilizzati quando, oltre che parlare di ciò che non va, il giornalista sia in grado di offrire soluzioni di qualità al problema stesso (ne abbiamo parlato in questo editoriale).

L’esperienza di collaborazione tra BuoneNotizie.it e il network di TMI sul progetto dedicato al giornalismo costruttivo è stato possibile grazie al contributo di Regione Lombardia e Fondo Sociale Europeo.

Format_FSE

Condividi su:
Valentina Marchioni

Valentina Marchioni

Riscopri anche tu il piacere di informarti!

Il tuo supporto aiuta a proteggere la nostra indipendenza consentendoci di continuare a fare un giornalismo di qualità aperto a tutti.

Sostienici