Ci risiamo. Era la fine del 2003 quando il caso dell’aviaria scatenò la fantasia apocalittica dei media e di “esperti” scienziati che arrivarono addirittura a predire la morte di milioni di persone. Prima di lei, era avvenuta la stessa cosa con il morbo della mucca pazza nel 2001. Fu allora che la parola “pandemia”, ovvero un’epidemia su vastissima scala, iniziò ad essere stampata a caratteri cubitali sulle testate di tutto il mondo. Nel 2009 ci fu poi il caso della “pandemia rosa” dove era accusata la carne di maiale, ma ormai, chi se ne ricorda più? Più recente è invece il caso ebola: tanto rumore per nulla. Notizie che era certamente doveroso diffondere per far conoscere il potenziale pericolo alla popolazione mondiale, ma sempre con la dovuta cautela.

Ora la notizia secondo cui carni rosse e lavorate aumentano le probabilità di ammalarsi di cancro. Dopo l’annuncio dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), la ministra della Salute Beatrice Lorenzin è intervenuta a margine della cerimonia per la Giornata per la ricerca sul cancro. Dall’Oms, secondo la Lorenzin, è stato fatto allarmismo e in modo ingiustificato. “Rispettiamo le istituzioni scientifiche”, ha detto la ministra, ma sul rischio del consumo di carni lavorate e rosse “al momento è stata presentata una sintesi su una rivista scientifica. Abbiamo chiesto di avere il testo completo, ma ci dicono che sarà pronto per la seconda metà del 2016. Intanto è stato fatto allarmismo e in modo ingiustificato”. Quindi – “affidiamoci alla Dieta Mediterranea” – ha avvertito Lorenzin.

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La replica dell’OMS è stata puntuale, ma interpretabile: “L’annuncio non era allarmista, sono stati identificati dei rischi”, e il report finale “che sarà disponibile a metà 2016, esporrà le medesime conclusioni”, ha affermato all’ANSA Kurt Straif, a capo del Programma monografie dell’International Agency for Research on Cancer dell’Oms. L’annuncio dello Iarc, ha dunque precisato, “non era allarmista. La comunicazione dello Iarc afferma esplicitamente che, sebbene rischi siano stati identificati, la grandezza di tali rischi è piccola se paragonata ad altri ben noti cancerogeni come il fumo di sigaretta”Intanto, il danno è fatto: la vendita di carne rossa sembra essere già in calo.

Certi allarmismi ci travolgono periodicamente, passando innanzitutto per il piccolo schermo (gli italiani purtroppo ne fanno un uso smodato) e hanno un impatto inimmaginabile sulle nostre vite e sulle nostre abitudini. Se provassimo a spegnere la tv e a non leggere i giornali per qualche settimana i nostri comportamenti nei piccoli gesti di tutti i giorni sarebbero certamente diversi e ci sentiremmo più leggeri, senza sentire nel petto quel peso, quel senso di oppressione, quella negatività che ogni giorno ci viene propinata dai mass-media.

I telegiornali italiani sono un concentrato della peggiore spazzatura del mondo, racchiusa, rappresentata, (mal)interpretata in uno spazio di 30 minuti e abilmente mescolata a qualche “esploit” pubblicitario spacciato per notizia. Ovvio: peggiori sono le catastrofi, maggiori sono gli ascolti. Ma non dimentichiamoci che fuori dal quel piccolo schermo, dalle pagine dei quotidiani, la realtà è spesso molto diversa.

Ci è passata la voglia di sorridere. Non ci fidiamo più dei nostri vicini. Se incrociamo un extracomunitario lo guardiamo come se fosse un delinquente, o non lo guardiamo proprio. Temiamo per l’educazione dei nostri figli. Abbiamo pregiudizi verso chi ha una fede diversa. Siamo convinti che il mondo vada male e andrà sempre peggio. Abbiamo paura di dimenticare aperta la porta di casa, ma non di spegnere la tv!

Dimenticavo: per chi non avesse sentito la notizia (quando poi le cose vengono ridimensionate o addirittura risolte non c’è mai lo stesso can can mediatico) l’ebola è stata debellata.

Silvio Malvolti
editore di BuoneNotizie.it

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Silvio Malvolti

Silvio Malvolti

Ho fondato BuoneNotizie.it nel 2001 con il desiderio di ispirare le persone attraverso la visione di un mondo migliore. Nel 2004 ho costituito l'Associazione Italiana Giornalismo Costruttivo, che oggi gestisce questa testata: una sfida vinta e pluripremiata.

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