Se c’è una tematica di cui è difficilissimo parlare in modo costruttivo senza essere accusati di voler sdrammatizzare e indorare la pillola, questa è proprio la violenza di genere. Femminicidi e violenza di genere sono temi di cui siamo abituati a sentir parlare in un solo modo. Cioè secondo i crismi della più efferata cronaca nera. Ma è questo l’unico modo per parlare di violenza di genere? E soprattutto: è davvero il modo più utile per le vittime?

Secondo noi no. E proprio perché il tema oggi è così importante, abbiamo deciso di dedicargli un’inchiesta. Farlo, andando a scavare nel profondo, ci ha permesso di mettere a fuoco un colpo d’occhio diverso e di scoprire alcune cose – importantissime – che non sapevamo. Il primo passo per cambiare la realtà è guardarla con occhi diversi ed è questo che abbiamo cercato di fare. Ecco quattro cose che abbiamo scoperto.

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I numeri raccontano storie diverse

La prima cosa che abbiamo scoperto riguarda i numeri: o meglio, il fatto che un numero possa raccontare cose diverse perché, a differenza di quello che siamo abituati a pensare, la verità è che i numeri sono ambivalenti. E considerarli così, nella loro ricchezza e complessità, permette di mettere a fuoco punti di vista di versi. I dati sulla violenza sulle donne mettono in luce un fenomeno in crescita, ma allo stesso tempo evidenziano almeno tre aspetti importantissimi. Il primo è che molte morti che anni fa sarebbero state segnalate come “incidenti domestici”, oggi vengono chiamate col loro nome. E dare un nome alle cose è già un primo passo verso la soluzione del problema. Il secondo aspetto riguarda un altro tipo di numeri: non le morti, ma le richieste di aiuto: una quantità enorme di donne che fino a qualche anno fa sarebbero state zitte e che automaticamente “non avrebbero fatto numero” uscendo dai radar delle statistiche, oggi denuncia e chiede aiuto. Negli ultimi anni, le denunce al 1522 sono aumentate (soprattuto in Centro Italia) e oggi c’è chi le ascolta. Sono circa ventimila le donne che oggi stanno seguendo un percorso di “uscita dalla violenza” e anche questo è un numero, ma un numero positivo. Terzo aspetto: i numeri da considerare non sono solo quelli delle morti e delle richieste di aiuto, ma anche altri. Cioè i numeri che raccontano la crescita delle strutture che offrono risposte al problema: i Centri Anti Violenza e le Case Rifugio, per esempio.

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Più leggi, che prima non esistevano

Un altro aspetto importante, emerso da questa inchiesta, riguarda il percorso normativo. L’emergere del problema implica quasi sempre anche la strutturazione delle risposte all’emergenza: un percorso che ha un riflesso importantissimo anche sul fronte legale.

In questo senso, dall’adesione dell’Italia alla Convenzione di Istanbul fino al Codice Rosso e alla Riforma Cartabia, abbiamo fatto enormi passi avanti su molti fronti: dall’introduzione di nuovi reati nel Codice Penale all’accelerazione dell’iter processuale. Rimane sicuramente ancora molto da fare, ma il percorso da seguire è già tracciato e i passi avanti, negli ultimi anni, sono significativi. Secondo alcuni esperti, in questo senso, le leggi italiane sono fra le migliori al mondo: il problema riguarda piuttosto la loro effettiva applicazione.

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Aumentano le professioni, cioè le specializzazioni legate alla violenza di genere

Per affrontare un problema così complesso, però, non servono solo leggi ma anche specializzazioni. Una professionalizzazione delle risposte al problema, perché è anche da questo che nascono le soluzioni. Così come stanno aumentando i Centri Anti Violenza e le Case Rifugio, in Italia stanno aumentando le specializzazioni – sul piano dell’assistenza psicologica, legale ecc – legate alla violenza sulle donne. In questo senso, è utilissimo guardare al percorso della Spagna: un Paese all’avanguardia nell’affrontare il tema della violenza di genere. Quello che la Spagna ha creato già a partire da tempi “non sospetti” è proprio una rete di specializzazioni e di professioni: a livello di tribunali specificamente dedicati (ce ne sono 106 in tutto il Paese), sul piano delle scienze complementari, dei percorsi di recupero (esistono per tre programmi dedicati agli uomini maltrattanti e i risultati sono buoni) e attraverso la specializzazione delle istituzioni che – secondo Fabio Roia, il “magistrato italiano delle donne” svolge un ruolo cruciale. Guardare all’esistenza di soluzioni replicabili, diffondendole, è un fiore all’occhiello del giornalismo costruttivo. Ecco perché crediamo che parlare dell’esempio della Spagna sia importante esattamente come abbiamo fatto in passato, parlando della diffusione del Metodo Islandese per combattere le dipendenze.

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Quando le donne denunciano, iniziano a denunciare anche gli uomini vittime di violenza

Uno degli aspetti più interessanti emersi da questa inchiesta, però, riguarda gli uomini. Quando si parla di violenza di genere, infatti, si rischia sempre di passare sotto silenzio un tema che non rappresenta un problema di serie B: spesso anche gli uomini sono vittime di violenza e i pregiudizi diffusi fanno sì che per questo genere di vittime sia molto più difficile denunciare e chiedere aiuto. Il motivo ha a che vedere con una mentalità che è difficile disinnescare: un uomo che denuncia di essere vittima di violenza, nella maggior parte dei casi, oggi rischia ancora di essere deriso. Ma c’è una buona notizia: il fatto che le donne abbiano deciso di non stare più zitte, oggi sta spingendo anche molti uomini a chiedere aiuto. C’è ancora molto da fare anche in quest’ambito per combattere i pregiudizi secondo cui esiste una violenza di genere di serie A e una violenza di genere di serie B ma già esistono centri che aprono le loro porte sia alle donne che agli uomini. E le belle storie iniziano a diffondersi anche in quest’ambito. La soluzione alla violenza di genere passa attraverso l’apertura e l’abbattimento di qualsiasi discriminazione. Anche quando le discriminazioni sono interne.

Tutti gli articoli dell’inchiesta:

I dati Istat della violenza sulle donne: centri anti violenza e denunce

Cosa dicono della violenza sulle donne i dati del Numero Anti Violenza e Stalking 1522

La riforma Cartabia è un passo avanti nella tutela delle donne vittime di violenza

Violenza sulle donne: perché è importante guardare al caso della Spagna

Violenza di genere: anche gli uomini tra le vittime

Violenza di genere. Il punto di vista degli uomini

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Martina Fragale

Martina Fragale

Giornalista pubblicista dal 2013 grazie alla collaborazione con BuoneNotizie.it, di cui oggi sono direttrice. Mi occupo di temi legati all’Artico e ai cambiamenti climatici; come docente tengo corsi per l’Ordine dei Giornalisti e collaboro con l’Università Statale di Milano.

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