Rieccoci arrivati all’appuntamento annuale con l’8 marzo. La festa della donna è ormai da anni un rendez-vous fisso che, al di là della mimosa di rito e della celebrazione della ricorrenza, offre la possibilità di fare il punto della situazione. A differenza di altre ricorrenze che per un giorno accendono i riflettori su tematiche di cui non si parla mai, il caso della festa della donna è diverso. La tematica, infatti, è all’ordine del giorno e riscuote ampia attenzione anche da parte dei media, che si concentrano principalmente su due aspetti: violenza di genere e parità di genere.

Si tratta, in entrambi i casi, di focus sacrosanti che propongono all’attenzione dei lettori due temi nevralgici. Parlarne è giusto perché è solo parlandone e mantenendo viva l’attenzione su ciò che non funziona che si può sperare di cambiare la situazione. Un discorso che vale su tutti i piani: sia quando si parla di violenza di genere sia quando si parla di guerre. L’informazione è un’arma e come tale ha un impatto: sempre. Il fatto, poi, che questo impatto sia negativo o positivo dipende in buona parte dal come l’informazione viene data.

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Il giornalismo non è mai neutrale. Mettere in luce una notizia – o un aspetto parziale della notizia – equivale già, implicitamente, a partorire delle chiavi di lettura e a meno che la nostra categoria professionale non venga rimpiazzata a tutti gli effetti dall’Intelligenza Artificiale, finché ci saranno giornalisti ci saranno anche chiavi di lettura. In quanto portavoce del giornalismo costruttivo, non staremo quindi a dirvi che serve un giornalismo neutrale “a tutti gli effetti”, per il semplice fatto che noi stessi sappiamo benissimo di non essere affatto neutrali.

Detto ciò, c’è parzialità e parzialità. Illuminare costantemente solo e soltanto un lato della notizia significa offrire al lettore un servizio monco. Questo, già in sé, è grave ma lo diventa ancora di più se la chiave di lettura parziale viene proposta indiscriminatamente dalla maggior parte dei media. In quel caso, le conseguenze rischiano di essere molto più gravi perché la messa in luce di un’unica chiave di lettura finisce sempre per trasformarsi in percezione condivisa. Ed è la percezione della realtà che mobilita (o non mobilità) all’azione sulla realtà stessa. Proprio per questo motivo, nella nostra non-neutralità, abbiamo scelto la chiave di lettura del giornalismo costruttivo: un approccio che mette in luce tanto il problema, quanto i passi avanti che vengono fatti in direzione delle possibili soluzioni.

Oggi, per la festa della donna, vi proponiamo una selezione di articoli in cui abbiamo cercato di parlare di violenza di genere e di parità di genere in modo utile. Lo facciamo perché siamo convinti che parlare anche di ciò che funziona e degli sforzi che si stanno facendo serve. Serve alle donne vittime di violenza sapere che oggi sono meno sole: che i numeri sono ambivalenti e che l’incremento delle richieste di aiuto non parla solo di gravità del problema ma anche di aumento della quantità di donne che trovano la forza per alzare la voce e dire che “non ci stanno più”. Idem per quanto riguarda l’esigenza di parità di genere in contesti diversi, dall’ambito lavorativo al mondo dello sport. Portare alla ribalta le storie che parlano di inversione positiva di tendenza significa offrire degli esempi che possono diventare scalabili. Perché gli esempi ispirano e creano emulazione: sia in senso negativo (se si tratta di sassi buttati giù dai cavalcavia, come è successo in passato) sia in positivo come è successo per azioni e modelli che nel tempo sono stati replicati con successo. Un esempio è il modello islandese per combattere le dipendenze da alcol e droga: una risposta replicata su scala mondiale e di cui abbiamo parlato anche recentemente. 

Di seguito, ecco una piccola selezione di articoli che parlano di ciò che sta cambiando senza – con questo – mettere sotto silenzio l’esistenza di ciò che non funziona ancora. Ci sembra il modo migliore per onorare la festa della donna e rendere un servizio utile tanto ai nostri lettori quanto a chi, per cambiare, ha bisogno di capire che i carnefici non sono sempre onnipotenti o che il gender gap è qualcosa che può (e deve) essere superato.

I nostri articoli che parlano di gender gap e di violenza di genere da un punto di vista diverso:

Donne e lavoro in Italia: ottimi segnali dall’imprenditoria

Più asili nido per incrementare l’occupazione femminile

Donne, politica e lavoro: numeri e prospettive per l’inizio del cambiamento

In Italia sempre più donne dello sport sono icone di body positivity

Violenza sulle donne: perché è importante guardare al caso della Spagna

Cosa ci dicono della violenza sulle donne i dati del Numero Antiviolenza e Stalking 1522

L’Iran e il velo: la voglia di democrazia passa dalle donne

I diritti delle donne in Pakistan: la storia delle attiviste digitali

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Martina Fragale

Martina Fragale

Giornalista pubblicista dal 2013 grazie alla collaborazione con BuoneNotizie.it, di cui oggi sono direttrice. Mi occupo di temi legati all’Artico e ai cambiamenti climatici; come docente tengo corsi per l’Ordine dei Giornalisti e collaboro con l’Università Statale di Milano.

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