Nelle ultime settimane, l’alluvione che si è abbattuta sull’Emilia Romagna ha riportato alla ribalta il tema dell’impatto degli eventi estremi sulla nostra Penisola. Dico “riportato alla ribalta” perché – di fatto – non si tratta di nulla di nuovo ma, al contrario, di un tema in cui ci siamo imbattuti a più riprese: anche a settembre dello scorso anno, giusto per citare uno dei casi più recenti, in occasione dell‘alluvione delle Marche.

C’è di più. A quanto lasciano intuire i dati di Osservatorio Città Clima, un progetto di Legambiente sviluppato in sinergia con Unipol, il trend in corso parla chiaro: a partire dal 2010, stiamo infatti assistendo a un sensibile aumento dell’impatto degli eventi estremi sul nostro Paese. Aumento che si è sviluppato in modo fluttuante fino al 2017 ma che da sei anni a questa parte sta emergendo in modo più netto sulla scia della crisi climatica in atto. Eppure, per quanto la narrazione dei media tenda spesso a mettere l’accento su questo elemento, in realtà i cambiamenti climatici sono solo una parte del problema. L’altro lato della mediaglia o – per dirla in altro modo – una variabile, con cui siamo chiamati a confrontarci da un po’di anni a questa parte.

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La variabile è importante, certo, ma sono altrettanto importanti le costanti: il fatto, per esempio, che l’Italia sia un territorio a rischio idrogeologico da sempre. Per dirla con i dati: il 94% del nostro territorio è a rischio di eventi estremi come frane, erosioni e alluvioni; le zone a rischio alluvioni rappresentano – invece – il 23% circa della superficie italiana. Mettere a fuoco questo aspetto è importante, perché è da qui che dobbiamo e possiamo partire per trovare delle soluzioni. Ne abbiamo parlato in un’inchiesta, attraverso cui abbiamo cercato di offrirvi un colpo d’occhio alternativo su una tematica scottante e all’ordine del giorno.

Ha senso guardare all’alluvione dell’Emilia Romagna, così come stanno facendo molti media, amplificando una visione basata su eroi solitari o facendo incetta di situazioni personali catastrofiche portate alla luce nel modo più pornografico e meno rispettoso possibile?

Gli eroi solitari ci sono (e non sono solitari), le situazioni catastrofiche sono, purtroppo, molte ma ciò che serve è sviluppare un altro approccio. Spostare l’accento da una narrazione che ha il suo perno nella figura della Vittima – messa a punto per compiacere più il voyeurismo che l’interesse dei lettori – in direzione di altre domande: cosa serve realmente, non solo oggi ma anche – soprattutto – per limitare i danni quando si verificheranno situazioni simili nel futuro prossimo? Cosa possiamo fare? Cosa si sta già facendo, qui e altrove?

Alcune risposte, abbiamo provato a darvele negli articoli di questa inchiesta. Altre, ve le daremo strada facendo.

Tutti gli articoli dell’inchiesta:

Alluvioni sempre più frequenti: le possibili soluzioni per arginare gli eventi estremi

Rischio alluvione: si può migliorare nella gestione dell’emergenza?

Piogge e siccità, la crisi elettrica si contrasta reimmaginando le città

Meteo in Italia: l’innovazione digitale come strumento per prevenire gli eventi estremi

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Martina Fragale

Martina Fragale

Giornalista pubblicista dal 2013 grazie alla collaborazione con BuoneNotizie.it, di cui oggi sono direttrice. Mi occupo di temi legati all’Artico e ai cambiamenti climatici; come docente tengo corsi per l’Ordine dei Giornalisti e collaboro con l’Università Statale di Milano.

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