Non è musicoterapia. Non è ritrattistica sonora. Parrà strano, ma al vero significato del “Piano Mirroring” ci si può accostare più attraverso negazioni che tramite affermazioni. O forse no: forse è semplicemente il caso di resettare definizioni e schemi mentali e decodificare il senso di questo innovativo e originale strumento d’indagine interiore partendo tout court dalla parola… e naturalmente dalla musica.

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Hard times, come recita un romanzo di Dickens: tempi difficili. Ci sono artisti che si reinventano per necessità di portare a casa la pagnotta, altri che danno una svolta al proprio percorso per diversi – non meno validi – motivi. Alessandro Sironi appartiene alla seconda categoria: pianista di successo, una soddisfacente carriera concertistica in attivo, ha preso il coraggio a due mani e ha deciso non di battere, ma di creare ex novo un percorso di lavoro e di vita realmente inedito. Per quale motivo? Perché “non di solo pane  vive l’uomo”.  Dopo un Novecento travagliato, scandito da crisi e sperimentazioni, sono molti gli “addetti ai lavori” che attualmente si interrogano su quale sia oggi il senso, il significato dell’arte e su quali possano essere il ruolo e le capacità di intervento dell’artista rispetto a una società in sempre più rapida e talvolta traumatica trasformazione. C’è chi, quindi, sceglie la strada più difficile e decide di riscoprirsi  pioniere. “Quello che mi mancava, era l’aspetto sacrale della musica: un elemento antico che abbiamo perduto strada facendo.” Alessandro Sironi racconta come, dopo mesi di quello che lui stesso definisce come un “deserto interiore”, è nato il “Piano Mirroring”: “L’idea è nata durante un seminario di Mauro Scardovelli: un convegno che aveva come tema, appunto, l’attuale tendenza, diffusa tra molti musicisti, ad abbandonare la musica.” In questo contesto, quasi casualmente, Sironi ha sperimentato per la prima volta una modalità di far musica completamente nuova: stabilendo un dialogo muto, puramente visivo, con l’interlocutore, ha cominciato a improvvisare al pianoforte quello che all’inizio – probabilmente – voleva essere un puro ritratto sonoro e che invece si è immediatamente delineato in modo autonomo come qualcosa di completamente diverso; se il rapporto pittore-modello presuppone infatti la presenza di un soggetto attivo e di un soggetto passivo, il “Piano Mirroring” si basa piuttosto su una rigorosa interazione, sulla sinergia emozionale tra due soggetti entrambi attivi. La prova del fuoco, la dà la reazione di chi si sottopone al mirroring: c’è chi piange, c’è chi ride… ognuno, secondo la propria gamma emozionale e caratteriale risponde comunque con una reazione emotiva, che viene ulteriormente amplificata dal contesto collettivo (e mi verrebbe da dire, tribale) in cui ha luogo il mirroring. Niente, o quasi niente, di pittorico quindi. E soprattutto, niente di mimetico. Certo è difficile definire qualcosa che si configura soprattutto come pratica: per chi voglia approfondire e soprattutto sperimentare in prima persona questo inedito percorso, l’invito è quindi ad approfittare dei prossimi appuntamenti, che avranno luogo giovedì 28 novembre a Mauriziano (Reggio Emilia) e mercoledì 4 dicembre presso l’Umanitaria di Milano.

Il confronto con la Musicoterapia sorge naturale e spontaneo, ma anche in questo senso Alessandro Sironi ci tiene a stabilire i confini in modo netto: “La differenza è alle radici: se la Musicoterapia si basa sul suono, il Piano Mirroring si basa sulla musica. Il mio tentativo, è quello di riscoprire un ruolo antico dell’arte, intesa come via di guarigione attraverso i simboli: non si tratta quindi di riflessologia musicale, o di medicalizzazione dell’arte; quello che tento di tracciare è un percorso che definirei di tipo spirituale, se non temessi di essere frainteso…” Come dargli torto, d’altra parte?  Termini come “spirito”, “anima” e “sacralità” oggi puzzano inesorabilmente di New Age e rischiano di entrare automaticamente nel calderone di un misticismo di dubbia qualità: ecco perché, parlando di Piano Mirroring è necessario ripartire dalla parola e riformulare ad hoc lo stesso vocabolario di base. “Presupposto fondamentale del Piano Mirroring – racconta Sironi – è l’idea secondo cui ogni persona racchiude in sé un mondo interiore inesplorato. Lo scopo del mirroring è proprio questo: contattare quel “qualcosa” attraverso i simboli interiori che la persona emana e rispecchiarlo. L’obiettivo di fondo, in altri termini, non è entrare in contatto con l’apparenza del soggetto, ma con le sue parti animiche: con quelle zone della psiche, cioè, non condizionate da elementi egoico-biografici.” Un percorso difficile da chiarire verbalmente, ma che – una volta seduti davanti al “pianista-pioniere”, questo moderno sciamano dalle dita incantate e dallo sguardo straordinariamente intenso – si dipana con una semplicità e una naturalezza disarmanti.   Quello che emerge dalle parole e dalla musica di Sironi, è infatti qualcosa di nuovo e antico al tempo stesso: il tema dello specchio magico delle fiabe, potente e sempre attuale metafora di una trasformazione carica di uno smisurato potere alchemico.

 

(in foto Alessandro Sironi, ph. Chiara Crispino tratte dal sito ufficiale di Piano Mirroring)

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