La rubrica “Le inchieste di Buone Notizie” prosegue con un’incursione nel mondo del libro.

Conosciamo tutti dai tempi delle elementari la famosa storia del “Mille e non più mille”: quell’ondata di terrore che alla soglia dell’anno Mille fece – effettivamente – da spartiacque tra due mondi. Un prima dominato dal pensiero catastrofista che tutto stesse per collassare e un dopo, quando ci si rese conto che in realtà tutto sarebbe andato avanti ma in modo diverso. La parabola dell’anno Mille, in realtà, non è un episodio a sé: rappresenta piuttosto un esempio di come funzioni il “pensiero catastrofista” ovvero uno dei tanti bias cognitivi che filtrano (e distorcono) il nostro modo di guardare alla realtà. Anche quando parliamo di libri.

Del tramonto “imminente” dei libri si parlava già anni fa ai tempi in cui l’emergere dell’ebook fece temere per la scomparsa del caro vecchio libro in formato cartaceo. Eppure, a distanza di anni, ci siamo resi conto che non è così. Idem per quanto riguarda il calo in picchiata del numero dei lettori, spesso e volentieri percepito in forma molto più apocalittica e inesorabile di quanto la realtà (o meglio, i dati) ci dicano.

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Se proviamo ad arginare l’effetto distorsivo del bias catastrofista e guardiamo ai libri da una prospettiva più neutrale, il trend sembra, in realtà, molto diverso. Innanzitutto, molto più complesso e differenziato: le tendenze di lettura funzionano spesso e volentieri a macchia di leopardo e variano non solo a seconda dei Paesi ma anche in base alle congiunture che attraversiamo. Ne dà prova l’impatto della pandemia sul numero dei lettori e sulle loro scelte. Ma c’è di più.

Il mercato editoriale sta dimostrando una vitalità e una capacità di innovazione che molti non sospettavano. Grazie agli audiolibri, per esempio. In concomitanza con l’impatto di molte serie tv e grazie al circuito virtuoso – di scambio – tra il mondo delle produzioni cinematografiche e l’universo editoriale. La realtà non è fatta di comparti stagni ma di vasi comunicanti. Gli editori, da parte loro, stanno sfoderando una capacità trasformativa che spesso passa per inosservata, sfornando novità come il concetto di extended book, che non tutti conoscono.

Abbiamo provato a parlare di tutto questo utilizzando gli strumenti del giornalismo costruttivo: non per tingere la realtà di rosa ma perché mettendo da parte vecchi concetti interpretativi come “meglio” e “peggio”, si finisce sempre per scoprire che la realtà è molto più interessante di come la percepiamo di solito. Il libro e le sue evoluzioni non fanno eccezione. Più che nascere e morire, le cose tendono a trasformarsi e rendersene conto, coltivando la curiosità verso ciò che in fondo è sempre nuovo, arricchisce il nostro sguardo sul mondo di nuove chiavi interpretative.

Le roi est mort! Vive le roi!” recitava un’antica formula della monarchia francese, che forse possiamo adattare al tema della nostra inchiesta. Il libro è morto? Viva il libro!

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Martina Fragale

Martina Fragale

Giornalista pubblicista dal 2013 grazie alla collaborazione con BuoneNotizie.it, di cui oggi sono direttrice. Mi occupo di temi legati all’Artico e ai cambiamenti climatici; come docente tengo corsi per l’Ordine dei Giornalisti e collaboro con l’Università Statale di Milano.

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