Da mostri che deturpano il paesaggio a baluardi che difendono la biodiversità marina. Il nuovo destino delle piattaforme offshore.

In tutto il mondo ci sono circa 12mila piattaforme offshore di cui 138 in Italia. Da sempre sono considerate dei demoni che distruggono il paesaggio e l’ecosistema marino. Eppure, in maniera piuttosto sorprendente, recenti studi evidenziano come non lo siano del tutto. Secondo la National Academy of Sciences degli Stati Uniti le piattaforme petrolifere offshore sono tra gli habitat ittici più produttivi al mondo.

La biologia marina delle piattaforme offshore

Secondo Milton Love, biologo marino che studia gli impianti offshore da oltre un ventennio, le piattaforme forniscono cibo alla fauna marina, riparo dai predatori e un terreno di riproduzione sicuro. Per alcune specie costituiscono dei vivai ancora migliori delle barriere coralline naturali. I piloni, ad esempio, sono il terreno di riproduzione perfetto per le minuscole larve di pesce. Un esempio per tutti è rappresentato dallo scorfano bocaccio. Questa specie di fauna marina è a rischio estinzione, ma sono presenti in densità molto elevata sulle piattaforme petrolifere. “Nemmeno sulle barriere coralline naturali succede questo”, spiega alla BBC Milton Love.

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Soluzioni alternative allo smantellamento

Il dilemma di cosa fare delle piattaforme offshore esaurite resta comunque complesso. Questi recenti studi dimostrano infatti che una volta esaurito il loro compito gli impianti non andrebbero smantellati. Le strutture, presenti da anni, risultano essere ormai degli habitat ed ecosistemi marini veri e propri e se venissero rovesciate porterebbero alla perdita e distruzione totale di essi. Il risultato sarebbe quindi disastroso per l’ambiente marino. A tal proposito diventano interessanti e green diversi progetti di ricollocazione delle piattaforme offshore esaurite.

The Rig: primo parco divertimento su piattaforma offshore

L’Arabia Saudita ha annunciato nei giorni scorsi l’intenzione di convertire una piattaforma petrolifera in un parco divertimenti che sarà anche un modo per il rilancio turistico del Paese. Il parco divertimento è considerato dagli ideatori come la “prima destinazione turistica al mondo ispirata alle piattaforme petrolifere offshore”. Il progetto fa parte del Saudi Vision 2030: una strategia che mira a rilanciare l’Arabia Saudita come una delle principali destinazioni turistiche internazionali e a diversificare la sua economia.

Il primo parco divertimento ospitato su piattaforma offshore si chiamerà “The Rig” e sarà realizzato grazie al Public Investment Fund (PIF) dell’Arabia Saudita. Una struttura di oltre 150mila metri quadrati situata nel mezzo del Golfo Persico. Ospiterà al suo interno tre hotel e undici ristoranti dislocati su una serie di piattaforme galleggianti collegate. Il parco sarà progettato in una prospettiva “adrenalinica” e ci saranno montagne russe e altre attività estreme come il paracadutismo e il bungee jumping.

Il relitto della piattaforma offshore diventato riserva

Un caso interessante, seppur non recente, è quello della riserva del Paguro a largo di Marina di Ravenna. Si tratta di un impianto offshore costruito dall’Agip nel 1963 a Porto Corsini, a undici miglia dalla costa, che affondò un paio d’anni dopo in seguito a un’esplosione. Questa struttura è diventata una vera e propria scogliera artificiale, un’artificial reef. Il fondale fangoso e il fatto che è molto distante da altri scogli, ha reso l’area un sito di attrazione per flora e fauna marina.

Piattaforme offshore ispirate all’isola delle Rose

A causa degli ingenti costi di smantellamento e per l’importanza della biologia marina, negli ultimi anni si stanno moltiplicando progetti sulla ricollocazione delle piattaforme offshore esaurite. Lo studio parigino Xtu vorrebbe trasformare gli impianti dismessi in ville ecologiche offshore. Lo statunitense Morris Architects ha sviluppato delle proposte per delle isole-resort di lusso, ecologiche e autosufficienti. Alcuni progetti potrebbero sembrare avveniristici e utopistici, ma segnano un profondo cambiamento nel modo di pensare queste strutture.

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Riccardo Pallotta

Riccardo Pallotta

Laureato in comunicazione e marketing con una tesi sul brand journalism. Attore e speaker radiofonico in Italia e all'estero. Social media manager. Oggi collaboro con BuoneNotizie.it grazie al laboratorio di giornalismo per diventare giornalista pubblicista.

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