Con l’arrivo dell’era dei robot, la nostra vita, così per come la conosciamo, è destinata a cambiare: potremmo perdere il lavoro o trovarci costretti ad adattarci alla loro presenza, ma, in realtà, potremmo anche ottenere dei grossi benefici. Ci sono infatti anche dei robot che sono stati creati proprio per aiutare l’uomo e che potrebbero diventare il metodo principale per risolvere problemi che, altrimenti, per noi sarebbero semplicemente insormontabili: tra questi, troviamo gli xenobot.

Arrivano gli xenobot, robot viventi in grado di riprodursi da soli

Gli xenobot sono minuscole macchine biologiche capaci di sopravvivere autonomamente: sono infatti in grado di muoversi, autorigenerarsi e organizzarsi collettivamente pur di salvaguardare la propria sicurezza, insomma, sono dei veri e propri robot viventi, che, però, si discostano in modo netto dall’idea di robot che abbiamo generalmente; questo perché non sono stati costruiti con ferro o metallo, ma a partire dalle cellule della rana.

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Creati prima dell’inizio del 2020 da alcuni ricercatori provenienti dalle Università di Harvard, di Tuft e del Vermont, con il passare dei mesi, gli xenobot hanno raggiunto una versione più avanzata. Con questa evoluzione, hanno così ottenuto una memoria registrabile, con cui potrebbero riuscire a ricordare un percorso o un compito specifico, ma non è tutto, perché di recente hanno anche iniziato a riprodursi autonomamente.

Lo scopo degli xenobot è quello di aiutarci nei grandi problemi della vita

Il compito degli xenobot non è semplice: inizialmente progettati per rilevare e registrare la presenza di contaminazioni radioattive o inquinanti chimici, questi robot sarebbero infatti perfetti per provare a ripulire le acque o il suolo dalle microplastiche. Con l’avvento della pandemia di Covid-19 e la naturale evoluzione delle cellule, i ricercatori hanno però incominciato ad interessarsi maggiormente al modo in cui questi robot si riproducono.

Quest’ultima funzione sviluppata dagli xenobot sembra infatti la chiave per comprendere meglio il metodo di diffusione delle cellule, che può, a sua volta, essere d’aiuto per capire come si replicano i virus: con queste ulteriori conoscenze, si otterrebbe poi un grande aiuto nella produzione dei vaccini necessari a contrastare le pandemie.

Secondo gli esperti la strada è promettente

Joshua Bongard, esperto di robotica e informatica a capo del progetto, è fiducioso riguardo all’utilità degli xenobot: secondo la sua opinione, studiando questi piccoli robot, potrebbe essere possibile riuscire a sviluppare diverse tecnologie o addirittura macchine viventi. Partendo da quelle addette alla pulizia dei mari, si potrebbe persino arrivare a creare nuovi medicinali o a sfociare nella medicina rigenerativa. Gli xenobot sembrano infatti piuttosto versatili e, grazie alle funzioni di cui sono già dotati, come l’autorigenerazione e la memoria interna, potrebbero diventare dei modelli per ideare nuovi metodi per ripristinare i tessuti danneggiati degli esseri viventi.

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Giorgia Galbulli Cavazzini

Giorgia Galbulli Cavazzini

Giorgia Galbulli Cavazzini è un'aspirante giornalista con la passione per la tecnologia. Attualmente, collabora con BuoneNotizie.it, grazie a cui ha avuto l'opportunità di conoscere il giornalismo costruttivo. Laureanda in Scienze della comunicazione, è da poco entrata anche nel mondo dell'editoria, da cui è attratta fin da quando era solo una bambina.

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