Scarpe e donne: un amore cucito a filo doppio, che data secoli e secoli di storia. Negli anni la moda è cambiata, così come sono cambiate le modalità d’acquisto e se fino a non molti anni fa l’incursione nei negozi di scarpe, per una donna, era qualcosa a metà tra l’appuntamento fisso e il rito, oggi basta dare un’occhiata alla rete per rendersi conto di quanto diversi brand di grido – per esempio Janet&Janet – spopolino online.

Se le modalità di acquisto sono cambiate, ciò che però non è cambiata affatto è la passione delle donne per le scarpe. Qualche anno fa un sondaggio del Daily Mail rivelava che se solo il 63% delle intervistate ricordava il nome del primo ragazzo che aveva baciato, il 92% ricordava benissimo il primo paio di scarpe acquistato con i propri risparmi. Non stupisce, visto e considerato che sulla possibile deriva patologica di questa passione gli Americani hanno addirittura coniato il termine “shoeaholics” che lo Urban Dictionary traduce come “persona che possiede più di 60 paia di scarpe”.

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La domanda, quindi, sorge spontanea: perché le donne amano tanto le scarpe? Cosa c’è all’origine di questa passione? Ecco 5 possibili chiavi di lettura che probabilmente non conoscete.

1- Secondo lo storico francese Jean Servier, “camminare con le scarpe significa prendere possesso della terra”. In questa accezione la scarpa rappresenterebbe quindi una sorta di radice simbolica o di connessione e sarebbe quindi strettamente correlata al concetto di indipendenza. Non bisogna andare molto lontano per mettere a fuoco la particolare valenza culturale che questo concetto potenzialmente riveste nell’ambito della storia femminile.  Non è un caso che proprio una scarpa rossa col tacco sia stata scelta come simbolo della “Giornata contro la violenza sulle donne”.

2- Secondo alcuni psicologi le scarpe, ma in particolar modo le scarpe col tacco rappresenterebbero una proiezione e un prolungamento di noi stesse. Il tacco avrebbe quindi un riflesso sull’aumento della fiducia della proprietaria in se stessa. Ne è una prova il fatto che molte donne non usano i tacchi ma comprano lo stesso le scarpe col tacco.

3- Il rapporto identificativo tra una donna e la sua scarpa è peraltro un dato di fatto in diverse culture. Una prova? Pensate a Cenerentola, che in ultima analisi viene scelta dal principe perché è l’unica a poter calzare la famosa scarpetta di cristallo. In un paese molto lontano dalla Francia di Perrault, cioè in Cina, in passato un uomo poteva annullare un fidanzamento inviando alla propria promessa sposa una scarpa che questa non riusciva a indossare. In Cina, peraltro, il termine “scarpa” viene espresso con un ideogramma il cui significato è “fiducia reciproca”. Più a Ovest, alcune antiche tradizioni franco-britanniche prevedevano che il padre della sposa consegnasse allo sposo una scarpa della ragazza promessa e che lo sposo battesse lievemente il tacco sulla testa della futura moglie come segno di proprietà.

4- Secondo la tradizione psicanalitica, la scarpa rappresenterebbe per eccellenza il simbolo dell’erotismo femminile. Il fatto di calzare la scarpa, quindi, per la donna significherebbe sul piano simbolico attivare e risvegliare il proprio potenziale sessuale.

5- Last but not least – senza andare molto lontano – è sufficiente dare un’occhiata online per rendersi conto di un’ulteriore aspetto, molto evidente (per esempio) se prendiamo ad esempio la pagina di Janet&Janet. La prima cosa che balza all’occhio, infatti, è l’estrema varietà degli stili proposti. E in effetti, forse è proprio questo uno dei maggiori poteri attrattivi della scarpa: la sua allusione al fatto che siamo “uniche” e diverse l’una dall’altra. Un potenziale che oggi, forse, è ancora più forte di ieri. Come sostiene la stilista Tamara Mellon, infatti, in un contesto in cui le persone adottano stili sempre più casual e destrutturati, gli accessori (scarpe in primis) rivestono un’importanza sempre maggiore.

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Martina Fragale

Martina Fragale

Giornalista pubblicista dal 2013 grazie alla collaborazione con BuoneNotizie.it, di cui oggi sono direttrice. Mi occupo di temi legati all’Artico e ai cambiamenti climatici; come docente tengo corsi per l’Ordine dei Giornalisti e collaboro con l’Università Statale di Milano.

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