Una vita intera dedicata al servizio dei più poveri, dei senzatetto e degli immigrati: non siamo in un paese in via di sviluppo, ma nel ricco nord-est italiano e più precisamente a Padova. Stiamo parlando di Suor Lia Gianesello (nella foto), direttrice delle “Cucine Economiche Popolari” (CEP) e del “Centro di pronta accoglienza diurna” della Diocesi di Padova. Parlare delle “Cucine Economiche Popolari” significa parlare della storia della città: le CEP sono presenti a Padova sin dal 1882 e, da allora, offrono quotidianamente pasti caldi ai poveri e a tutti coloro che chiedono aiuto. Da una decina d’anni, però, grazie alla sensibilità di Suor Lia, le CEP sono qualcosa in più, un “Centro di ascolto e pronta accoglienza diurna” per tutti coloro che sono senza dimora o si trovano in condizioni di disagio sociale.

Le CEP erogano una media di 600 pasti completi al giorno – 450 a pranzo e 150 a cena – oltre due terzi dei quali sono totalmente gratuiti (per i restanti sono previste convenzioni con il Comune di Padova e limitrofi). Anche se la ristorazione solidale resta l’attività principale delle CEP, sotto la direzione di Suor Lia, negli ultimi 10-12 anni si è sviluppato intorno alla mensa un grande lavoro di accoglienza e di sostegno a tutti coloro che arrivano. Il momento del pranzo, infatti, è un’occasione di dialogo e di ascolto, che fa venire a galla molti altri bisogni. E’ così che è nata l’esigenza di avere docce per l’igiene personale, vestiti e coperte usati da distribuire e, soprattutto, un piccolo avamposto sanitario per le cure d’emergenza e per l’indirizzo alle strutture apposite – che può contare su ventina di medici volontari e che si svolge in collaborazione con la rete dei servizi socio-sanitari presenti sul territorio.

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Il 70% circa di coloro che si rivolgono alle CEP sono stranieri: “Quanti erano arrivati nel nostro paese per trovare un lavoro, di recente lo hanno perduto e ora versano in condizioni di grave disagio, costretti a rimandare in patria il resto della famiglia”, spiega suor Lia. E prosegue: “Sono costretti a vivere alla giornata cercando di procacciarsi qualcosa da mangiare ed, ovviamente, rischiano scompensi psichici”, sottolineando il fatto che spesso il disagio è psicologico, prima ancora che materiale. Il restante 30% sono connazionali che …..


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Shinynote.com  in collaborazione con BuoneNotizie.it*

 

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Laura Pavesi

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