Un vero e proprio “salto nel buio”, dovuto ad un’urgenza artistica inarrestabile. Spinta anche dall’esempio di Basaglia, Giuliana diventa pioniera in Italia dell’arteterapia.
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SostieniciUn anno “sabbatico” post-dimissioni porta Giuliana Bocconcello a viaggiare, a scoprire la forza e l’unione dell’arte in ogni angolo della terra. Trova sostegno in alcune associazioni locali (Raret, laboratorio di cultura della terra; Domus Mea, associazione culturale storica di Latina) e lavora presso enti e strutture sanitarie protette. Successivamente crea un’associazione tutta sua, che si chiama Solidarte.
La terra, la possibilità di riplasmare e rimodellare positivamente costituisce il fondamento delle sue sculture e delle opere che realizzano i suoi allievi. Giuliana definisce gli allievi “operai artisti” o “diversamente artisti”, sempre autenticamente artefici di creazione artistica.
Cuori, foglie, installazioni collettive e singole: lo spazio espositivo dell’artista accoglie le opere quasi fossero piante spontanee a cui sembrano appartenere per natura, per la sintonia dei materiali (terracotta, ceramica, raku). Le mostre sono motivo di interazione tra l’artista e il pubblico. Le geometrie semplici rendono il messaggio universalmente fruibile e di forte impatto emotivo.
Possiamo affermare che la materia preferita da Giuliana Bocconcello è, sin dall’inizio della sua storia artistica, l’impossibile. L’impossibile non come muro di fronte al quale arrestarsi, ma come stimolo da seguire.